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Cari amici, benvenuti a questo terzo incontro sul Vangelo secondo Marco; per chi di voi ne avesse piacere o curiosità, ecco un comodo link per recuperare l’articolo precedente.

Oggi parliamo di una porta che rischia di rimanere chiusa per sempre. All’inizio di ogni tempo di Quaresima si ricevono le ceneri, le quali ci ricordano che «polvere siamo e polvere ritorneremo».1 Con il monito di «convertirci e credere nel Vangelo»2 ci viene chiesto con forza di ammettere le nostre colpe e cambiare radicalmente la nostra vita. Ma non si tratta di messaggi di disperazione. Siamo anzi incoraggiati ad espiare i nostri sbagli con piena fiducia nell’infinita misericordia di Dio. La Scrittura, la Chiesa, i santi Padri e i Dottori ci confermano che Dio vuole la salvezza di tutti. Eppure le stesse fonti affermano ripetutamente che esiste un peccato imperdonabile, la bestemmia contro lo Spirito Santo. San Marco dice: «Tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».3 Molti si chiedono che cosa sia questo peccato contro lo Spirito Santo, e perché non possa essere perdonato. La bestemmia contro lo Spirito è il peccato con cui si attribuisce a Satana il ruolo dello Spirito di Dio, come quando i Farisei accusano Gesù di scacciare i demoni con il potere di Beelzebul, il principe dei demoni.4 Gesù ci dice precisamente che quel peccato è ripetuto da chiunque nega il potere dello Spirito Santo, limita la portata della grazia di Dio, o rifiuta di accettare il perdono. In una parola, da chiunque sia impenitente.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che, se è vero che nessun peccato è assolutamente imperdonabile, alcuni peccati rappresentano un rifiuto deliberato di pentirsi e accettare la misericordia infinita di Dio: «La misericordia di Dio non conosce limiti, – ci vien detto – ma chi deliberatamente rifiuta di accoglierla attraverso il pentimento, respinge il perdono dei propri peccati e la salvezza offerta dallo Spirito Santo. Un tale indurimento può portare alla impenitenza finale e alla rovina eterna».5

San Tommaso d’Aquino, riassumendo il pensiero dei Padri, afferma che questa colpa, più che essere un insulto diretto contro la Persona dello Spirito Santo, è l’impenitenza finale di chi persiste in stato di peccato mortale fino alla fine della sua vita, impedendo così l’opera dello Spirito, a cui compete la remissione dei peccati; tale bestemmia racchiude quei peccati contro la qualità della terza Persona divina, ossia carità e bontà; si tratta del peccato di malizia. San Tommaso elenca sei tipologie di bestemmia contro lo Spirito Santo, che poi sono diventati un punto di riferimento fino ad oggi: 1, disperazione della salvezza, il che consiste nel pensare che la propria malvagità sia maggiore della misericordia divina; 2, presunzione di salvarsi senza merito, di ottenere il perdono senza pentimento; 3, impugnazione, opposizione alla verità conosciuta; 4, invidia della grazia altrui, del bene spirituale di un fratello; 5, ostinazione nei propri peccati; 6, impenitenza finale.6

La bestemmia contro lo Spirito Santo non è costituita da parole o azioni sacrileghe, pur gravissime. L’essenza di questo peccato è il rifiuto di accettare quella misericordia che Dio offre attraverso il Suo Spirito. Questo peccato è intrinsecamente imperdonabile perché è il rifiuto della grazia di Dio che consente il perdono. Dio non nega il perdono a qualsiasi peccatore pentito, ma un peccatore ostinato può rifiutarsi di accettare la misericordia di Dio. La dannazione eterna è quel destino che un tale peccatore si è scelto da sé. L’ha espresso molto bene Papa Francesco: «Non dimenticate: Gesù perdona sempre. Gesù non si stanca di perdonare. Siamo noi a stancarci di chiedere perdono».7

Se questi pensieri sulla serietà della nostra libertà causano qualche turbamento forse non è proprio un male; l’importante è che questa sana inquietudine non leda la speranza, la speranza nella Sua grazia, la speranza nella Salvezza. Non storciamo il naso con superba spocchia di fronte a Cristo, ma con fiducia lasciamoci muovere e commuovere, convinti che, come diceva il grande Lewis, «la porta a cui avremo bussato per tutta la nostra vita alla fine sarà aperta».8


1 Cf Gen 3, 19.

2 Cf Mc 1, 15.

3 Mc 3, 28-29.

4 Cf. Mc 3, 22.

5 CCC 1864.

6 Cf san Tommaso d’Aquino, Somma Teologica, II-II, q. 14, resp.

7 FRANCESCO, Udienza generale, Piazza San Pietro, Mercoledì 21 marzo 2018.

8 «The door on which we have been knocking all our lives will open at last», C.S. LEWIS, Sermone The Weight of Glory, 8 giugno 1942.

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Chi sono io? Se è vero che gli altri possono talvolta descriverci meglio di come ci definiremmo noi, vi lascio una definizione sintetica di un amico ed ex collega: "tu sei un fruitore di bellezza"... Che significa? Semplice. In tutto quello che ho vissuto finora, dallo studio maldestro della teologia alle immeritate Grazie nel lavoro come professore, dal calore della mia famiglia fino al colore delle tante amicizie, una cosa sola mi è sempre stata chiara: tutta questa Bellezza mi chiama da sempre, e ho scoperto che è solo andando più in fondo - non da solo, ecco perché c'è la Chiesa - che posso trovarla e sempre goderne, per poi annunciarLa agli altri, perché sappiate che «La cinta esterna del Cristianesimo è un rigido presidio di abnegazioni etiche e di preti professionali; ma dentro questo presidio inumano troverete la vecchia vita umana che danza come i fanciulli e beve vino come gli uomini» (G. K. Chesterton). Ecco perché mi son fatto domenicano... Per contattare l'autore: fr.piergiorgio@osservatoredomenicano.it