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«Non ha importanza la forma della chiamata. È una cosa tra Dio e me. Ciò che è importante è che Dio chiama ciascuno in modo differente. Noi non abbiamo alcun merito. L’importante è rispondere con gioia alla chiamata».
Santa Teresa di Calcutta1

Chiamata e risposta

Le parole riportate sopra, a mio parere, esprimono nel modo più profondo ed autentico il senso di una chiamata, in particolare una chiamata ad una forma di vita di speciale donazione al Signore.

Non è semplice, per un consacrato, parlare della propria vocazione e rendere una testimonianza concreta e credibile di come l’Amore di Dio si sia manifestato nella propria singolare esistenza. Ciò che è evidentemente constatabile è il fatto che Dio si rende presente a ciascuno di noi in maniere sempre nuove, talvolta chiedendoci di seguirlo più da vicino, mediante la scelta di una determinata modalità di consacrazione a Lui.

Non esiste una storia vocazionale uguale ad un’altra perché Dio ama giocare con la fantasia e mostrarsi in modi sempre diversi, talvolta venendoci a cercare quando ci siamo allontanati da Lui. L’iniziativa parte dall’Altissimo ma tocca a noi accogliere il Suo invito e decidere di seguirlo, una sequela che comporta impegno e perciò, inevitabilmente, anche fatiche, sofferenze e talvolta incomprensioni.

Mettersi alla sequela di Cristo significa accoglierne pienamente la Parola e seguirne con fede l’esempio, secondo gli insegnamenti del Vangelo, fino al sacrificio di sé, alla Passione e alla croce, secondo quegli insegnamenti evangelici che ogni cristiano è chiamato ad incarnare nella propria vita quotidiana.

L’arte del discernimento

«Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me» ci dice Gesù (Mt 10,38).

Al fine di rispondere adeguatamente a questa provocazione è opportuno saper esercitare l’arte del discernimento. Ma di cosa si tratta esattamente?
Dal punto di vista etimologico, la parola “discernimento” deriva dal verbo latino discernere, composto di cernere (vedere chiaro, distinguere in modo preciso) preceduto da dis– (tra): in conclusione, discernere significa “vedere chiaro tra”, osservare attentamente, scegliere operando una separazione.

Il discernimento si configura allora come un’azione, un processo conoscitivo, che si esplica attraverso un’osservazione vigilante ed una sperimentazione attenta, con il proposito di trovare un orientamento certo nel nostro esistere.

Nel momento in cui affrontiamo la dura prova di una scelta faticosa, quando ci troviamo a dover affrontare i nostri dubbi, le nostre incertezze e paure e ancora, quando è necessario che prendiamo una decisione che darà una svolta decisiva al corso della nostra vita, noi dobbiamo fare discernimento.

Per il cristiano, questo itinerario di maggiore conoscenza di sé richiede l’intervento dello Spirito Santo. Bisogna sapersi mettere in ascolto della voce di Dio che parla al cuore dell’uomo. Ma per poter riconoscere la voce del Signore che risuona in noi e cogliere i suggerimenti che essa ci dà, è opportuno sfuggire ai rumori ed alle vane chiacchiere mondane (le quali non fanno altro che distrarci) e ricercare il silenzio. In quest’ottica quindi fondamentale è la preghiera. Pregare affinché il buon Dio ci doni la luce necessaria per fare chiarezza in noi stessi e percorrere così una strada che sia confacente alla Sua Santa Volontà.

Per esperienza personale, posso affermare che questa è l’unica possibilità che abbiamo per trovare la vera felicità: lasciarsi guidare dallo Spirito, che sa che cosa è buono per noi.

Trovare la strada giusta

Solo Dio conosce il segreto della nostra autentica gioia e realizzazione personale. Sant’Agostino d’Ippona, importante Padre e Dottore della Chiesa, aveva compreso che Dio è più intimo a noi di noi stessi, ci conosce più di quanto noi stessi non ci conosciamo. Ovviamente Dio, per farci conoscere il progetto che ha su ognuno di noi, si serve di persone che mette sul nostro cammino e di situazioni che capitano nel nostro vivere quotidiano. Per questo è quanto mai essenziale l’aiuto di una guida spirituale, una persona innamorata di Dio che ci aiuti innanzitutto a liberare il nostro cuore da ciò che non serve, per far spazio all’Onnipotente.

In secondo luogo, come detto precedentemente, è bene porsi in ascolto della voce dello Spirito ed accettare di mettersi in discussione. Il Signore infatti non ci chiama necessariamente ad una vita comoda, facile e piena di gratificazioni da parte degli altri che riconoscono i nostri meriti in questo o quel settore del lavoro o dello studio.

Nello specifico della vocazione alla vita domenicana, per un primo discernimento la Provincia San Domenico in Italia propone una serie di incontri, che hanno luogo a cadenza mensile, nei vari conventi dei Frati Predicatori presenti sul territorio del Nord Italia. A questi appuntamenti, a cui partecipano sempre con molto entusiasmo un buon numero di aspiranti, sono presenti solitamente il Promotore vocazionale con un suo collaboratore ed alcuni frati studenti, i quali offrono un valido contributo alla buona riuscita degli stessi. Questa è un’ottima possibilità, offerta al candidato, per trovare una buona guida spirituale che lo aiuti nel lungo ed impegnativo processo di discernimento.

Per poter intraprendere un percorso di consacrazione nell’Ordine, è fondamentale che la persona sia innanzitutto innamorata di Cristo e che sia infiammata da quell’ardore apostolico che spingeva san Domenico, Fondatore dell’Ordine dei Predicatori, a farsi tutto a tutti con l’intento di portare le anime a Cristo. San Domenico aveva un cuore universale, aperto al mondo intero, disposto ad accogliere tutti gli uomini.

Mettersi in cammino

Il religioso domenicano quindi è colui che, innamorato di Cristo, vuole trasmettere questo Amore a tutti gli uomini, vicini e lontani.

Contemplari et contemplata aliis tradere: questo è il motto, la regola di vita del nostro Ordine. Questo rammenta al frate Predicatore il desiderio e la necessità di contemplare, attingendo la verità nell’ascolto e nella comunione con Dio, il tutto allo scopo di donare infine agli altri il frutto della propria contemplazione. Un bel programma di vita!

Il Predicatore è un contemplativo proprio perché consacrato al ministero apostolico. È importante comprendere che la vita attiva è una manifestazione esterna della vita contemplativa; per esser feconda, l’azione non può fare a meno della contemplazione. Per poter donare agli altri la Parola che salva, è necessario aver pregato molto ed aver assimilato e meditato noi stessi questa Parola. Da qui scaturisce anche un aspetto caratterizzante la nostra spiritualità: lo studio. Studio della filosofia, della teologia, delle Sacre Scritture che ci porta a gustare la bellezza della Verità, una volta trovata ed interiorizzata.

Un dono prezioso

Riconsiderando la propria vocazione, il domenicano (e in generale, il consacrato) la riconosce come dono di Dio e così percepisce la sua chiamata come una grazia per la quale offrire un ringraziamento a Dio. La vocazione stessa, perciò, è motivo di rendimento di grazie.

La formazione alla vita religiosa come frate domenicano è lunga e difficile ma è importante che, attraverso questo impegnativo percorso, il chiamato sperimenti la vicinanza del Signore che cammina al suo fianco e gli dona il coraggio per andare avanti con gioia.

Personalmente, rileggendo la mia vita non posso fare altro che ringraziare Dio che mi sostiene continuamente nel mio cammino di consacrazione e chiedere a Lui di donarmi le grazie necessarie affinché io possa perseverare in questo cammino da me intrapreso.


1 Madre Teresa di Calcutta, al secolo Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, per la Chiesa Cattolica santa Teresa di Calcutta, spesso nota semplicemente come Madre Teresa (Skopje, 26 agosto 1910 – Calcutta, 5 settembre 1997), è stata una religiosa albanese naturalizzata indiana di fede cattolica, fondatrice della congregazione religiosa delle Missionarie della Carità. Il suo lavoro instancabile tra le vittime della povertà di Calcutta l’ha resa una delle persone più famose al mondo e le valse numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Nobel per la Pace nel 1979. È stata proclamata beata da papa Giovanni Paolo II il 19 ottobre 2003 e santa da papa Francesco il 4 settembre 2016; cf Wikipedia, voce Madre Teresa di Calcutta, consultata il 15.09.2021.

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Sono fra Stefano Tommaso Maria Burdese, piemontese, nato il 18 gennaio 1985 a Bra, ridente località del cuneese. Cresciuto sotto la protezione della Madonna dei Fiori, patrona della mia città, ho conseguito il diploma di maturità liceale. Mi piace leggere buoni libri, imparare le lingue straniere e viaggiare, seguo con passione il calcio (sono juventino dalla nascita) e sono un appassionato di numismatica. Professo solenne nell’Ordine dei Frati Predicatori dall'ottobre 2022, mi impegno a seguire con gioia le orme di san Domenico. Frequento la Facoltà Teologica dell'Emilia-Romagna a Bologna. Per contattare l'autore: fr.stefanoburdese@osservatoredomenicano.it