Secondo la tradizione, Gesù oggi «ha portato a compimento il mistero pasquale»1. Egli realizza ciò che aveva preannunciato poco prima di ascendere al cielo quando, come ci tramanda il Vangelo secondo Luca, «aprì loro la mente per comprendere le Scritture» (Lc 24,45) e li esortò a rimenere riuniti a Gerusalemme finché non sarebbe stato mandato loro quello Spirito che li avrebbe «rivestiti di potenza dall’alto» (Lc 24,49) per fare di loro i suoi testimoni (cfr. Lc 24,48) e predicatori.
Ed ecco che finalmente, nei loro cuori in attesa, lo Spirito Santo fa breccia. Esso illumina i loro occhi interiori, dispiegando la Verità sulle vicende terrene del Cristo e il piano soprannaturale preannunciato prima della tragedia della Passione, per sciogliere infine le loro lingue per la predicazione del messaggio di salvezza del Vangelo (cfr. At 2,4) e la comunicazione dell’amore infinito del Padre che è stato riversato nei cuori di chi crede (cfr. Rm 5,5).
Quest’evento si accompagna con una serie di accadimenti straordinari che nel testo giovanneo che leggiamo oggi contribuiscono a meravigliarci della mirabile presenza dello Spirito Santo che ha preso dimora nel luogo in cui era riunito quel piccolo resto di prescelti, gli Apostoli, Maria (Madre della Chiesa) e pochi altri discepoli: fragore, vento, lingue di fuoco e una moltitudine di voci che proclama la gloria dell’Altissimo.
Così come noi nel leggere questi passi, anche i presenti, ricolmi di stupore per la presenza quasi ingombrante dello Spirito in un luogo tanto angusto, ricevono il comando della predicazione per la conversione e la salvezza delle anime. Dopo aver ricevuto il deposito della Buona Novella e averla a lungo meditata nei giorni che intercorrono tra la Prima e la Seconda Pasqua, divengono finalmente apostoli, che significa inviati.
Il messaggio di risurrezione annunciato dallo Spirito
Seguendo le parole di S. Paolo possiamo infatti farci un’idea più precisa della messaggio essenziale che essi compresero in quel primo momento: «Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici» (1 Cor 15,4-5). Si tratta dei fatti essenziali intorno alla nostra fede, senza cui, la nostra fede sarebbe vana (cfr. 1 Cor 15,14).
Il più piccolo tra gli Apostoli, Paolo, predicando al popolo israelita, insiste – come gli altri discepoli – sull’annuncio della Risurrezione del Signore dopo la morte in croce e quindi sul coronamento delle profezie dell’Antica Alleanza. Oggi il Signore ci chiede d’esultare con lui: dopo millenni di cattività il Messia ci ha finalmente salvati e redenti, mostrandoci la via per tornare alla casa del Padre. Continuamente veniamo giustificati mediante il suo sangue (cfr. Rm 5,9) e confermati nella sua grazia come i santi Apostoli.
Lo Spirito Santo e la Croce di Cristo
Se infatti prima del compimento della promessa di salvezza gli Apostoli erano incapaci di pregare (cfr. Lc 11,1) e di perseverare nella preghiera (cfr. Mt 26,40), con il dono dello Spirito ricevono prima la capacità di accogliere in sé il dolce ospite dell’anima2 e poi, in questa seconda venuta nella Pentecoste, quello di comunicarlo agli altri. La loro è una parola vera perché inspiratagli dallo Spirito che fa loro da testimone. Essi divengono così continuatori e propagatori dell’opera di salvezza cominciata dal Cristo, con un unico obiettivo: quello di «ricapitolare in Cristo tutte le cose» (Ef 1,10).
E quale sia questa via che lo Spirito indica loro lo possiamo comprendere subito se ascoltiamo ancora le parole di S. Paolo: «Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo» (1 Cor 11,1). Dio scelse per sé la croce, tollerando così le derisioni, gli insulti, gli sputi, le percosse e ogni altro obbrobrio per insegnarci ogni virtù, tra cui la fondamentale umiltà. Perché con l’umiltà della croce egli ha sconfitto la superbia del diavolo e ci ha liberati dalle sue catene. Infatti solo chi si umilia sarà esaltato (cfr. Mt 23,12) e riceverà come ricompensa una consolazione perfetta. Di questa già oggi lo Spirito vero e misterioso ci renderà partecipi, se obbediamo al comando di andare in tutto il mondo a predicare il Vangelo ad ogni creatura (cfr. Mt 16,15), poiché solo sotto il giogo di Cristo si trova la salvezza.
È uno Spirito vero perché altrimenti non varrebbe nulla e misterioso perché se non fosse tale varrebbe molto poco3. Ciò desta la nostra attenzione, e, come i Santi Apostoli, ci mantiene perseveranti e concordi nella preghiera (cfr. At 1,14) legandoci con la fede agli accadimenti della Passione, causa della nostra redenzione, ma insieme tesi al futuro con la speranza di essere accolti da Cristo nel luogo preparato per noi presso il Padre (cfr. Gv 14,3).
1 Prefazio della Domenica di Pentecoste: «Oggi hai portato a compimento il mistero pasquale e su coloro che hai reso figli di adozione in Cristo tu Figlio hai effuso lo Spirito Santo, che agli albori della Chiesa nascente ha rivelato a tutti i popoli il mistero nascosto nei secoli, e ha riunito i linguaggi della famiglia umana nella professione dell’unica fede».
2 Come recita la sequenza Veni Creator.
3 Ho ripreso e rielaborato l’espressione da: S. Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe, XXXV, 20, 48, Città Nuova, Roma, 2001.