I farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione» (Lc 17,17-25).
Il rispondere peregrino
Cristo nelle Scritture risponde sempre con grande franchezza fischi per fiaschi a chi gli domanda fiaschi per fischi, il che è molto consolante, perché significa che intende le nostre domande al di là dei nostri limiti e le esaudisce aprendo il nostro desiderio a realtà più dense e più elevate.
Su questa scia, i farisei interrogano sul tempo del Regno, Cristo invece incentra la sua risposta sulla sua ubicazione (là e qui sono avverbi di luogo), mentre lascia del tutto implicito l’aspetto cronologico. Risponde, quindi, che il Regno ha il passo felpato, il piede minuto, un camminare appuntito: entra in punta di piedi, viene così silenziosamente da non consentire di essere scorto, al punto che quando giunge sarà riconoscibile dal fatto che nessuno saprà indicarlo, né da vicino (eccolo qui), né da lontano (eccolo là).
Bene… riconosceremo il Regno dal fatto che nessuno potrà indicarcelo… Vale questo principio interpretativo: quando Cristo sembra contraddirsi in qualcosa, ha nascosto nella crepa, nella fessura dell’apparente contraddizione una verità preziosissima su quella cosa, così preziosa da non dover essere lasciata alla portata di tutti. È il fascino del Cristo ascondito… Nostro compito è aguzzare le iridi dell’intelligenza e tendere le sue dita cercatrici, perché Cristo non nasconde nulla nella Sua Rivelazione che non voglia essere trovato.
La trascendenza del Regno
Guardando al non-criterio datoci, apparentemente sembrerebbe di non saperne molto più di prima, ma vi è in questo non-criterio una densità teologica straordinaria:
1. Cristo ci rivela che la realtà del Regno è intrinsecamente trascendente, non è di questo mondo: chi lo indicasse in ultimo nell’orizzonte di questo mondo, mentirebbe a se stesso e agli altri. Se fosse di qui, storia e cronaca racconterebbero fatti di tutt’altra natura.
2. Tuttavia, il fatto che non sia di questo mondo non significa che non sia anche in questo mondo: la trascendenza non è utopia; il Regno non è senza luogo o fuori luogo, perché trascendente. È vero: non è né qui, né là, ma il suo modo di essere localizzato è in mezzo a voi.
3. Se non è qui eppure si trova al centro, significa che la sua posizione centrale è assoluta: in ogni qui e in ogni là che l’uomo potrà mai indicare il Regno si configura come ciò che è al cuore stesso di ogni realtà, la sostanza più profonda della realtà medesima.
L’atteggiamento giusto, allora, per attendere il Regno non è chi aspetta un futuro più o meno remoto, ma chi va a fondo nel presente: al cuore di ciò che Cristo oggi gli dà di vivere, trova la sua caparra del Regno. Non è necessario che siano cose straordinarie: il bianco ridente di un tappeto di neve, uno scorcio di case coperte d’edera, l’acqua liscia e levigata di un canaletto, la passeggiata serena con una lieta compagnia, una gioia confidata, un’amicizia ritrovata. Se il Regno è silente ed è in mezzo a noi, certamente calzerà le scarpe delle piccole cose per entrare nel cuore dell’uomo.
Il volto antico del Regno
Questo, però, dovrebbe suscitarci una domanda: Cristo non ha forse appena detto che nessuno potrà dire: “Eccolo!” e indicarlo? E ora dice: «Ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!»?
Ora, Egli ha posto una distinzione fra tutti e il Regno, se dunque nessuno fra tutti riconosce il Regno e Cristo lo riconosce, Cristo sta affermando: Io sono il Regno (ecco perché, rivolgendosi ai farisei parla loro del Regno al presente, il Regno è Lui che gli parla)1.
Il volto nel Volto
A ciò, però, segue una seconda verità, fondamentale per un cristiano: se nessuno può indicare il Regno, ma solo Cristo, ciò implica che il Regno si annuncia da Sé.
Come sta questo con il comando che Cristo dà quale Creatore della Nuova Creazione, quale Signore del Regno? Egli dice: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15)2, la nostra professione religiosa (domenicana, ndr) si fonda su questo…
Di nuovo un’apparente contraddizione… Sappiamo quindi che in essa è nascosta una verità profondissima per quanti hanno cara la diffusione dei Santi Vangeli: compito della ragione è scoprirla, della fede crederla, dell’amore è viverla.
Se il Cristo si annuncia solo da Sé e tu lo annunci, tu sei Lui quando Lo annunci e obbedire ad un comando del Signore è più che obbedire, è accogliere un dono, è accogliere Dio come dono3.
1 Ciò si conferma inequivocabilmente se si guarda a come prosegue il discorso di Cristo: questa volta si rivolge ai discepoli. Ora, noi sappiamo che lo scarto che vi è fra la predicazione rivolta a tutti e la predicazione discepolare di Cristo è lo stesso scarto che vi è fra immagine e realtà. È il criterio interpretativo che dà Lui Stesso nel Vangelo di Marco: «A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole» (Mc 4,11). Nel dire loro di non seguire quanti diranno ecco il Regno, sta riprendendo lo stesso schema del discorso fatto ai farisei, ma questa volta in luogo del Regno, Cristo parla del Figlio dell’Uomo. Così, è evidente che il Regno è posto ad immagine del Figlio dell’Uomo. Da questi ne viene che anche i due oggetti posti retoricamente in parallelo si identificano: il Figlio dell’Uomo, che è Cristo, è il Regno, ubiquo (in tutti i luoghi), perché chi brilla come folgore da un capo all’altro del cielo, lo avvolge con la sua luce e se il Cielo avvolge la terra (quasi come una cupola dicevano gli antichi), dalla prospettiva dei Cieli, Cristo avvolge e i Cieli e la Terra, unificandoli nella Sua Luce. Non solo, è improvviso e quindi imprevedibile a chi cercasse di trattenerlo con le briglie della sola propria ragione.
2 Che con questo comandamento Cristo si identifichi col Creatore, emerge dal comandamento che Dio dà all’inizio del cosmo: «Siate fecondi e moltiplicatevi» (Gn 1,22.28b): in luogo del moltiplicatevi genesiaco troviamo la predicazione, che è il modo proprio con cui un annuncio si moltiplica e si rivela fecondo.
3 Questo è così vero che nella Liturgia, prototipo di ogni annuncio, chi proclama il Vangelo lo proclama in Persona Christi.