Siamo lieti di pubblicare il quinto ed ultimo articolo (clicca qui per leggere i precedenti: Dopo la fine, La feria della festa, Ai funerali del Signore e Nel cuore della terra) di una serie sul tema della morte di Cristo, mistero di silenzio alla cui luce si scioglie ogni male, in questo cammino di Quaresima.

 

Gesù, il Venerdì Santo, emise lo spirito: con il colpo della lancia al costato tutto il mondo comprese che egli era morto.

Dopo anni di predicazione, insegnamenti e miracoli, compie l’ultimo grande segno attraverso la professione di fede del centurione (cfr. Mt 27,54) e tutto finisce.

Tutto in Gerusalemme si è fermato, tantissimi attendono, con passione, dall’arresto di Gesù fino a questo momento. Passione intesa come patimento perché credo sia il sommo sacerdote sia l’ultimo piccolo Israelita abbiano sperato che veramente fosse il Messia tanto atteso, ma nulla è successo, è solo morto un altro predicatore.

È un tempo buio per i discepoli, che si disperdono come le pecore senza pastore. Seppur con un’intima speranza di non aver sbagliato, lasciano colui che avevano seguito.

È appunto in questo momento, in cui tutta la creazione trattiene il fiato, che Gesù fa veramente il passo fondamentale e lo compie nascosto agli occhi del mondo.

Solo Cristo è la chiave che apre definitivamente le porte eterne della disperazione. Per coloro che hanno creduto, la Geenna è stata spenta. L’Israele che fin dalla creazione Dio si era scelto e che Egli aveva promesso ad Abramo, si può ritrovare finalmente nella pienezza del Paradiso.

Mentre nessuno vedeva e tanti si disperavano, una festa è stata negli inferi! La morte ha perso, e Adamo è potuto ritornare in un giardino nuovo (cfr. Gn 3,23-24), Abramo ha ricevuto la terra promessa tanto agognata (cfr. Gn 12,1-3) mentre Mosè ha potuto vedere finalmente l’uomo del roveto ardente (cfr. Es 3,1-6).

Come Elia, uomo di Dio, poté riconoscere il Signore nella brezza leggera e non nei grandi segni (cfr. 1Re 19,11-13), anche noi dovremmo imparare a vedere i segni di Dio nel piccolo, ricordando, sempre, che Cristo ha salvato dalla morte tutti coloro che avevano creduto e lo avevano seguito.

In tutta questa gioia nascosta, un grande sconfitto ha giurato vendetta. Il principe di questo mondo ha perso anche questa battaglia; eppure la discesa agli inferi non lo ha sterminato. Ora l’inferno è freddo e senza speranza, lui e coloro che hanno sempre rifiutato Dio rimangono in questo perenne stato di amarezza e odio profondo.

Non è una mancanza di misericordia o un’ingiustizia, Dio è sempre fedele (cfr. 2Tm 2,11) ma nel suo amore accetta il nostro rifiuto, continuando ad amarci come ha fatto fin dalla creazione.

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fr. Giovanni Pediglieri
Nato nel 1990 nella provincia di Milano e ha compiuto gli studi superiori a Novara come perito chimico industriale. Conosce l’Ordine dei Predicatori nella grande arcidiocesi Ambrosiana nel convento di Santa Maria delle Grazie e inizia il percorso che lo porterà alla professione semplice il 15 settembre 2019. Una piccola descrizione per un grosso frate, piccolo in un ordine con dei giganti nella sua tradizione! Passo passo sta iniziando ad addentrarsi negli studi filosofici con l’aiuto dei grandi del passato e dei confratelli del presente.

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