Pubblichiamo qui la terza parte della serie di meditazioni proposta da fra Pietro Zauli sulla preghiera; qui di seguito è possibile risalire al secondo articolo.

Un piccolo riassunto

1. Non vi è cosa umana che non sia passata al vaglio del tempo, pettine addentellato di anni e secoli ci fa spesso la cortesia, per non dire la misericordia, di rastrellare molte cose inutili della storia umana, lasciando che sopravviva alla consegna dei posteri qualcosa di prezioso. Certo, il tempo non è un criterio infallibile, talvolta anche qualche perla preziosa va perduta, ma per la maggior parte dei casi è un ottimo criterio.

2. La cosa che ci stupiva nella precedente meditazione è che a sopravvivere fosse proprio la preghiera del Rosario, per la sua controversa inattualità, dico controversa, perché, se da un lato contraddice i canoni dell’avvincente, dell’esaltante, dall’altro è una delle preghiere che i cristiani di ogni epoca e luogo hanno amato di più, al punto che la Chiesa non ha potuto ignorare la sua densità: è la preghiera non-liturgica che ha avuto il numero maggiore di documenti, di interventi pontifici, al punto che potremmo dire sia la preghiera non-liturgica più cara alla Chiesa.

3. Dice San Paolo VI che al Rosario «i Nostri Predecessori hanno dedicato vigile attenzione e premurosa sollecitudine: ne hanno più volte raccomandata la recita frequente, favorita la diffusione, illustrata la natura, riconosciuta l’attitudine a sviluppare una preghiera contemplativa, che è insieme di lode e di supplica, ricordata la connaturale efficacia nel promuovere la vita cristiana e l’impegno apostolico» (Marialis cultus, n. 42).

Il ruolo

4. Ma questo dice di un ruolo fondamentale di Maria nella storia e nella vita di ogni credente. Per scoprire come Dio intende agire ed agisce nella storia, nella nostra vita dobbiamo guardare una cosa sola: la Sacra Scrittura. Tutto quello che Dio intende compiere nella storia, il prodigioso destino di questo mondo, è contenuto nella Scrittura e tutto ciò che è contenuto nella Scrittura Dio lo compirà nella storia: «Perché io so e credo che quanto Dio ha detto si compirà e avverrà e non cadrà una sola parola delle profezie» (Tb 14,4).

5. Certo, cambiano le circostanze, le persone agenti, persino le azioni (non stiamo affatto facendo una sorta di pre-determinismo biblico), ma l’essenza e il significato intimo degli eventi rimane sostanzialmente lo stesso.

6. Ora, la cosa curiosa è che Maria non compare molto nella Rivelazione, fa la sua entrata in scena sul palco di pochi eventi, non più di quattro momenti della storia della Salvezza, di cui tre nel Vangelo. Ma non meno curioso è che in ciascuno di essi sia collocata all’inizio: Maria compare come Colei che porta il Redentore nel suo verginale grembo (all’inizio della vita di Gesù), è Colei che commuove il figlio a compiere il primo miracolo (all’inizio della predicazione di Gesù, nel celebre episodio delle Nozze di Cana), è Colei che sta ai piedi della croce, è Colei che è con gli Apostoli nel mistero, tiene unita l’assemblea del Cenacolo nel grandioso mistero della Pentecoste (il quale segna l’inizio della vita della Chiesa).

Quale fine?

Crocifisso7. Un momento… hai detto che lei sta ai piedi della croce… La croce non segna forse il momento della morte di Gesù? Qui c’è qualcosa che non torna: morte è fine, per definizione. Cosa c’entra con gli inizi? Anzi, potremmo dire che ogni fine è una morte e ogni morte è una fine, al punto vi è corrispondenza fra i due concetti…

8. Un’obbiezione interessante… Ma bisogna intendere bene di che cosa sia fine la morte di Gesù. Parrà strano, ma nessun cristiano seriamente cristiano risponderebbe che la morte di Gesù sia la sua fine. E in questo, in effetti, Gesù Cristo non ha precedenti (cfr. Sap 2,5 e Qo 8,8).

9. L’evento fondativo di tutto il cristianesimo, il primo vangelo cristiano è questo: “Gesù è Risorto!”. È fine, dunque, la morte di Cristo, ma non è la fine di Cristo: noi crediamo che in quel Venerdì, che diciamo Santo, accadde un evento prodigioso, perché quel giorno ad essere finito fu il peccato, ad essere finita fu la separazione fra l’uomo e Dio, perché questo è il peccato: tutto ciò che ci tiene lontani da Lui.

10. Ma quando due persone che si amano si separano – pensiamo ai fidanzati, per esempio – non dicono forse: «È finita…»? Se dunque la morte di Cristo ha messo fine alla separazione, ha messo fine alla fine. Essa è nel modo più luminoso l’inizio di tutto. E Maria è lì.

Conclusione

11. Se dunque Dio ha messo Maria all’inizio, trovo spiritualmente saggio che un cristiano metta Maria all’inizio della propria vita interiore, all’inizio di ciò che compie: è sufficiente incominciare invocandola, mettendo le nostre opere nelle sue mani, affidandole i frutti delle proprie fatiche. Il frutto, infatti, ha nel gusto della propria gioia il seme di beni futuri.

12. Allo stesso modo, consiglierei di affidare a Maria anche quelle cose della nostra vita che sono rimaste in sospeso, quelle cose che avremmo avuto desiderio di rifare da capo, di ricominciare da zero. Ho trovato, nella mia piccola esperienza, una straordinaria efficacia di Maria nel gestire i rapporti, lì dove si annodano, lì dove vi sono scuse sospese, ferite non guarite, il timore di aver offeso chi non si intendeva offendere, il timore che le distanze mettano fine ad amicizie appena iniziate, non provate quindi dal tempo, allo stesso modo se si desidera l’amicizia sincera e cristiana di un’altra persona…

13. Si affidino tutte queste cose, tutti questi desideri e preoccupazioni a Maria: per esperienza posso dirmi testimone della grandiosa delicatezza con cui cura i rapporti dei suoi figli. Non vi è relazione che io non abbia affidato a Maria e che se sfilacciata non si sia riallacciata, se sbiadita riscoperta, se vacillante resa ferma. Grande è la cura di Maria.

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fr. Pietro Zauli
Chi sono? In verità non ne so molto più di voi. Del resto, vivo anche per scoprirlo. Ma giustamente chi legge questo genere di presentazioni, si attende una sfagiolata di dati anagrafici. Essia! Sono nato all’Ospedale Maggiore di Bologna quel glorioso 9 settembre del 1994 (glorioso per ovvie ragioni). Chi non mi ha mai veduto senza barba, ipotizza che mi trassero dal ventre di mia madre proprio tirandomi dalla barba… inquietante, ma non smentirò questa leggenda. Frattanto in questi 25 anni di vita ho frequentato il liceo scientifico Malpighi, mi sono appassionato a Tolkien, alla Filosofia, alla Poesia medioevale e novecentesca, infine alla cinematografia, su cui amo diffondermi in raccolte meditazioni crepuscolari. Cosa ho compreso saldamente? Ad una sola vita, un solo modo per viverla. Per questo appena conseguita la maggiore età, ho fatto domanda di entrare nell’Ordine dei Frati Predicatori. Attualmente mi nutro di studi di San Tommaso, di spiritualità e di metafisica (sto affrontando un densissimo filosofo Polacco, Przywara … la pronunciabilità del nome è direttamente proporzionale alla sua chiarezza). Per contattare l'autore: fr.pietro@osservatoredomenicano.it

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