Scrivo per l’esperienza straordinaria che è stata, per il numero di persone che ho incontrato, per i legami che si sono stretti. Al di là di qualsiasi risultato, di qualsiasi aspettativa, di qualunque sia la sua rilevanza effettiva, l’assemblea pre-sinodale è stata un’esperienza che pur nella sua fragilità, pur nella sua complessità dice e grida quel Mistero che è la Chiesa. Sotto il Pontificato di papa Francesco, nei giorni che andavano dal 18 al 25 Marzo, più di trecento giovani provenienti da tutto il mondo si sono riuniti per la prima volta in un’assemblea presso il collegio Mater Ecclesiae. Non so se il mondo muterà di fronte alle provocazioni dell’assemblea, ma di certo è mutato il nostro modo di stare al mondo.
Ciò che ho visto: è inutile fingere una sorta di concordia utopistica, quasi che tutti la pensassero allo stesso modo. Al contrario, dalla redazione del documento finale si possono riconoscere i movimenti variegati che lo mantengono in tensione. Tuttavia, nonostante l’enorme divergenza di opinioni, nonostante la diversità di confessioni, ciò che ho sperimentato è che l’unità è stata possibile. L’unità è possibile. Non c’è stata lite, non c’è stata furia o risentimento.
Ma non bisogna neppure leggere superficialmente il geroglifico della storia, perché c’è il rischio di ingannarsi. Ci sono due aspetti per cui è possibile l’unità: ciò per cui ci si riunisce e ciò in cui ci si riunisce. Certamente gli obbiettivi della riunione pre-sinodale erano condivisi: “Contribuire”:
- affinché nel processo sinodale si tenga conto delle condizioni epocali e delle situazioni concrete in cui i giovani plasmano la loro identità[1].
- […] affinché si prenda coscienza del modo specifico in cui i giovani comprendono le parole chiave della fede, i desideri della Chiesa e le intenzioni del Signore Gesù[2]
- […] affinché si possano identificare le modalità più efficaci per annunciare la buona notizia ai giovani[3].
Questi tre punti hanno costituito un modulo di contatto, un elemento di coesione. Ma, nel contempo, anche un punto di divisione, perché, per quanto volessimo in ultima analisi la medesima cosa e per quanto tutti fossimo mossi dal medesimo desiderio di comprendere cosa significhi oggi questo complicato stadio della vita; nonostante tutto questo le vie con cui perseguivamo il medesimo scopo erano talvolta opposte, persino incompatibili. Alcuni avrebbero voluto un documento più ‘laico’, per altri non è stato sufficientemente cattolico e altri avrebbero desiderato una menzione più esplicita delle posizioni delle altre religioni. Perciò, quanto è accaduto non è stato possibile solo in forza di ciò per cui ci riunivamo, degli obbiettivi. Anzi ad essere franco è avvenuto nonostante questi.
Subentra un altro fattore che, per quanto paia visibile nei suoi ministri, agisce misteriosamente in tutti coloro che cercano la vera riconciliazione di ogni essere umano: la Chiesa. Non bisogna dimenticare che tutto ciò è stato possibile nella Chiesa e per convocazione della Chiesa. Dunque, la coesione è stata un frutto della Chiesa, la quale sebbene veda moltiplicarsi il numero di coloro che la contraddicono, in verità si rivela essere in ultimo la radice autentica della pace.
[1] Sussidio per la riunione pre-sinodale, lev, Roma 2018, p. 21
[2] Ivi, p. 25
[3] Ivi, p. 29