1. Per iniziare raccontaci qualcosa di te. Da dove vieni? E quali sono state le origini della tua vocazione?

Sono fra Cristóbal Torres, nato a New York da genitori cubani arrivati negli Stati Uniti con mia sorella María. Credo che l’amore e i valori della mia famiglia mi abbiano insegnato a valorizzare la fede e l’impegno vocazionale.

La mia famiglia mi ha dato un modello d’amore autenticamente cristiano. I miei genitori infatti mi hanno trasmesso, sin da bambino, il dono della fede. Crescevo e cresceva anche la mia fede, e io desideravo che nel mio cuore crescesse anche il mio rapporto di personale amicizia con il Signore. Come tanti altri ragazzi, nella mia giovinezza ho vissuto periodi di ricerca e di domande importanti che ora, guardando indietro, vedo come momenti d’incontro con Dio. È stato proprio in quei momenti che il Signore mi ha preso per mano e mi ha insegnato a crescere nella fiducia e nell’amicizia con Lui.

Quando è arrivato il momento della chiamata, i miei genitori e mia sorella mi hanno sostenuto e mi è sembrato che la mia amicizia con il Signore Gesù sia sempre stata legata a quella della mia famiglia. Ecco: la mia vocazione è stata una vera grazia ricevuta da Colui che amo, e da Chi ogni giorno mi fa sentire profondamente amato.

2. Che cosa ti ha colpito particolarmente del nostro Ordine? Che cosa ti ha fatto capire che poteva essere proprio questo il luogo che Dio aveva pensato per te? 

Avevo studiato teologia con i frati e le suore domenicani. I legami d’amicizia nati durante quegli anni, il bel clima che regnava nella comunità e l’impegno quotidiano nella preghiera sono stati fattori importanti nel mio percorso di discernimento vocazionale.

Addirittura, quanto più imparavo del carisma dell’Ordine tanto più mi rendevo conto che la mia spiritualità era profondamente domenicana: di ciò rimasi intimamente colpito. Ero convinto che il mio essere cristiano potesse trovare compimento in una forma di consacrazione più radicale, e per realizzare ciò avevo trovato tutti gli strumenti e gli stimoli necessari nella mia Provincia e nel nostro Ordine.

Così ho iniziato a vivere questa meravigliosa esperienza nella Famiglia Domenicana, ed eccomi qui, felice e grato nei confronti del Signore per tutto ciò che ha permesso e che permette ogni giorno del mio cammino.

3. Qual è la tua Provincia di provenienza? Potresti descriverci le sue peculiarità? 

Sono figlio della Provincia di San Martín de Porres, nel sud-est degli Stati Uniti.

I nostri frati sono impegnati nei diversi ministeri coi quali tradizionalmente l’Ordine serve la Chiesa, come l’insegnamento nella nostra Facoltà Teologica e la Pastorale universitaria. Abbiamo anche confratelli impegnati nel ministero parrocchiale, nella predicazione attraverso le diverse forme d’arte, nell’assistenza spirituale; siamo inoltre a disposizione delle richieste pastorali nelle diocesi dove siamo presenti.

La nostra realtà provinciale non è molto grande: posso dirvi che nella nostra Provincia abbiamo frati di origine e culture molto diverse tra loro. Questo rende la nostra Provincia un piccolo universo carico di diversità e di tanta ricchezza umana, spirituale, intellettuale e artistica: penso che la caratteristiche che spiccano di più siano la familiarità e il senso dell’accoglienza.

Apprezzo molto il fatto di poter essere la persona che sono, con i miei talenti e difetti, e di poter predicare il Vangelo in base alla mia esperienza di vita e con i miei doni particolari; sono un fratello tra fratelli ed è un dono bellissimo. Credo che questo spirito di accoglienza sia uno dei pregi della mia Provincia. Questo ci permette di avvicinarci molto al popolo di Dio, visto che siamo in un territorio geografico abbastanza multiculturale.

4. Qual è uno dei ricordi che ti sta più a cuore da quando sei entrato nell’Ordine?

Quando ero frate novizio, il mio maestro di noviziato mi ha chiesto di dipingere un manoscritto miniato da vendere a beneficio della nostra provincia.

Quella prima vendita è stata l’inizio del mio ministero di predicazione attraverso l’arte, una cosa della quale sono molto contento e che mi permette di raggiungere molte persone, anche non cattoliche. Questo mi è servito a dimostrare che c’è la possibilità di creare momenti d’incontro e occasioni di condivisione con i cosiddetti lontani o indifferenti. Ma la cosa più grande e bella di quel momento è stato il sentirmi apprezzato per il dono che ho ricevuto e che può egregiamente esser messo a servizio dell’Ordine.

5. Ti è stato affidato un compito in Curia Generalizia a Roma da parte del Maestro dell’Ordine come promotore della Famiglia Domenicana/laicato domenicano nel mondo: potresti raccontarci più in dettaglio che cosa fa il promotore della Famiglia Domenicana a livello mondiale? E secondo te, quali sono le sfide che  attendono tutti noi membri della Famiglia Domenicana (cioè frati, monache, suore e terziari)?

Il Promotore Generale dei Laici accompagna i fratelli e le sorelle delle nostre fraternite laiche e i membri del Movimento Giovanile Domenicano. Deve servire e collaborare con la leadership laica dell’Ordine a livello regionale e internazionale, e con i promotori provinciali che svolgono questo compito anche a livello locale.

Mi riunisco con le fraternite di vari Paesi, sia di persona che attraverso i mezzi tecnologici che oggi abbiamo a disposizione, per sostenerle nel loro impegno di realizzare la missione dell’Ordine come predicatori del Vangelo.

Questo è particolarmente importante oggi, perché i laici nella Chiesa sono la parte maggioritaria del popolo di Dio e perciò sono chiamati a santificare con la loro opera quotidiana le varie realtà secolari nelle quali si trovano a vivere e a lavorare. Talvolta, in certe regioni del mondo, per la attuale penuria di clero, si trovano a portare avanti specifici ministeri a servizio della comunità cristiana.

A tal proposito, accade anche che in alcune realtà i laici costituiscano la maggior parte dell’Ordine, essendo molto più numerosi dei frati, delle suore o delle monache. Queste sono cose che mi hanno fatto molto riflettere, e adesso posso dire che noi tutti, le suore, le monache e i frati, dobbiamo donare loro tempo, risorse, formazione e tutto l’appoggio necessario per essere testimoni della luce che Cristo è venuto a portare nel mondo.

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fr. Geremia Rios
Sono nato a Medellín, in Colombia, cresciuto in una famiglia molto numerosa, dove imparai ad apprezzare la bellezza della vita prima di ogni altra cosa, nonostante le difficoltà. Sono andato via da casa molto giovane, mosso da una irrefrenabile curiosità per la vita. Dopo tante esperienze, all’età di 24 anni, nel mezzo di un buio esistenziale, ho avuto pensieri profondi intorno al fine ultimo e alla fede, dopo tante riflessioni, spinto da una chiamata sono entrato nell’Ordine mosso dal desiderio di amore infinito e di Verità. Ora sono a Bologna per studiare filosofia e teologia.

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