L’idea questa volta è un po’ alternativa! Sviscerare in poche righe tutti gli interessanti temi presenti nell’anime/manga Death Note1 e nel videogioco Tales of Symphonia2 sarebbe un’impresa praticamente impossibile, ma, per ovviare a ciò, faremo qualche riflessione limitando il campo ad uno dei temi principali e comuni ad entrambi: quello del problema della giustizia. E, dovendo limitare ancora, ci si focalizzerà sulle somiglianze/differenze di soli due personaggi, dell’uno e dell’altro. Cioè, rispettivamente, Light Yagami e Yggdrasill.

Light e Yggdrasill

Light è uno studente estremamente brillante, che entrerà casualmente in possesso di un quaderno, chiamato Death Note, su cui è sufficiente scrivere il nome di una persona perché questa muoia entro pochi secondi. Il quaderno appartiene a Ryuk, uno Shinigami3, che rimarrà con Light per osservarlo. Con esso, il nostro deciderà di mettere in atto l’ambizioso progetto di sradicare il male dal mondo e di stabilire personalmente la giustizia sulla Terra: inizierà così a giustiziare i maggiori criminali del Giappone, per poi passare a chiunque rappresenti un ostacolo, persone care incluse4. Nel farlo, però, si troverà a doversi confrontare con degli altrettanto brillanti detective: principalmente, L (Elle) e Near.

Tales of Symphonia narra invece la storia di un mondo in declino: la fonte della vita di tutti gli esseri, il Mana, si sta esaurendo, ed è compito della Prescelta, Colette Brunel, compiere il viaggio per la Rigenerazione del mondo. Ad accompagnarla vi saranno Raine, “elfa” con una smodata passione per la storia, suo fratello Genis, il mercenario Kratos, e Lloyd, il protagonista. Il gruppo si troverà di fronte a numerosi colpi di scena, là dove infine farà capolino anche Yggdrasill, come antagonista principale. Mezzelfo, vittima della pesante discriminazione di umani ed elfi, vedrà per questo morire la sorella per mano di un umano5. Estremizzando il suo ultimo desiderio, quello di un mondo senza più discriminazioni, e fallito ogni altro tentativo, deciderà di sfruttare dei cristalli da impiantare, le exosfere, affinché “tutti divengano uguali”: privando le persone di passioni e sensazioni sensibili, allungandone la vita biologica, e rendendole, a suo dire, degli “angeli”6. Per realizzare il suo piano, dovrà però sacrificare tante vite quante sono le exosfere necessarie.

Il paradosso della giustizia

Fondamentalmente, come abbiamo visto, sia Light che Yggdrasill perseguono disperatamente il tentativo di eliminare il male e stabilire la giustizia in un mondo iniquo. Ad un certo punto, in entrambi i casi, emerge prepotentemente una domanda: perché essi non dovrebbero aver ragione? Perché vengono ostacolati?

Light
Light Yagami

Nel confronto finale con Near, che vuole arrestarlo, Light svela le sue carte. Mentre la sua giustizia ha portato dei risultati, ed ha il seguito di una ormai cospicua parte della popolazione mondiale, quella di Near, e di chi vuole catturarlo, ha solo permesso ai malvagi d’imperversare: «Ai malvagi che non hanno alcuna possibilità di redenzione, non spetta che la morte… […] Ormai sono passati sei anni […]. Non ci sono più guerre, e con la morte di quasi tutti i più grandi malviventi, il numero di crimini in tutto il mondo è diminuito del 70%»7.
Allo stesso modo, anche Yggdrasill non si capacita dell’opposizione di Lloyd e degli altri al mondo ideale che vuole costruire. «Un umano osa dirmi cos’è giusto o sbagliato?».
Quando questi gli rinfaccia le vite sacrificate, Yggdrasill non esita a mostrargli come la stessa discriminazione continui a mietere vittime e dolore, e come anche le azioni di Lloyd, nell’avversarlo, ne abbiano comportate, finendo peraltro per non ottenere alcun risultato: in ogni caso «le rivoluzioni comportano dei sacrifici»8.

A questo punto, Death Note si ferma, lo stallo è insuperabile, le “ragioni” che Near oppone a Light, quelle dei “buoni”, sono paradossali: «Cosa sono giusto e sbagliato? Cosa sono bene e male? Nessuno può realmente distinguerli. Anche se ci fosse un Dio. […] Deciderei da me stesso […]. Dopotutto, sono proprio come te. Ho fiducia nelle mie convinzioni e ritengo che ciò in cui credo sia giusto, e mi considero giusto»9.

Near
Near

Non c’è differenza tra Near e Light, perché la chiave di lettura è quella data da Ryuk nel finale con un flashback: «Non ci sono né paradiso né inferno. Non importa cosa facciano durante la vita: coloro che muoiono andranno nello stesso luogo. Tutti gli esseri umani sono uguali di fronte alla morte»10. «Prima o poi tutti gli esseri umani muoiono, senza alcuna eccezione. Dopo la morte vi è MU (il nulla)»11. Light lascia perciò questo mondo in preda alla disperazione, gridando di non voler morire, e, in alcuni dialoghi successivi, con la situazione tornata alla normalità, alcuni degli agenti mostrano di aver in realtà simpatizzato più per l’ideale di giustizia di Light, che per quello di Near, ma di averlo fermato, probabilmente, solo per paura di perdere la vita.

Perdóno

Se Death Note viaggia su questi binari, Tales of Symphonia prende invece un’altra via. Al culmine di uno scontro “psicologico” con Yggdrasill, il gruppo cerca invece di farlo ragionare: c’è ancora possibilità di redenzione per lui. La sua soluzione non porta da nessuna parte: la discriminazione viene dal cuore ed è quello che va cambiato12. Anche qui, nonostante la persuasività degli argomenti, a Yggdrasill, isolato in sé stesso, rimane solamente l’ideale cui ha dedicato l’intera esistenza: quel mondo perfetto da costruire ormai da solo, nella persuasione che gli uomini non cambieranno mai. Ma la scelta decisiva, arriva quando Colette cerca di indicargli la possibilità del perdono e dell’espiazione dei propri errori. E, per farlo, lo richiama al fondamento oggettivo di bene e male: «Forse non si può perdonare ogni cosa, ma è comunque possibile provare ad espiare i propri peccati. Non la senti nel tuo cuore? La Dea che conosciamo come coscienza…»13. Yggdrasill non ce la farà a considerare questa prospettiva per sé e per gli altri e, opponendosi, rifiuterà con un velo di tristezza, sigillando la sua impenitenza nella negazione di Dio e del vero bene: «Credete che voglia implorare perdono? È ridicolo… Non esiste alcuna Dea. Di conseguenza, continuerò per la mia strada. Se non c’è posto per me in alcun luogo e se mi è impedito di portare a compimento la mia Era degli esseri Inanimi, l’unica cosa che mi è rimasta è quella di costruire un nuovo mondo […]. Un mondo solo per me e mia sorella!».

Collette
Colette Brunel

Misericordia, non sacrifici

Senza la misericordia divina, la giustizia umana resta un tragico e spietato occhio per occhio senza possibilità di redenzione. In Death Note questa nota è assente, anche per esplicita omissione, come abbiamo visto. Light è fondamentalmente solo, e non ha alcuna possibilità di riscatto aldilà del suo folle ideale, che, in un mondo senza senso, non può nemmeno essere definito tale; un mondo in cui i “buoni” lo guardano con distacco, nel solo anelito di “metterlo in prigione e far sì che non ne esca”, un mondo in cui, anch’egli, non vede possibilità di rinascita per i malvagi che elimina e di cui finisce per far parte. In Tales of Symphonia, invece, a Yggdrasill è data ancora la possibilità di perdonare e di essere perdonato14 (come accade, del resto, nelle toccanti storie personali degli altri personaggi, che, nel gruppo, riescono a trovare amicizia, accoglienza e possibilità di redenzione15). Come suggerito tra le righe, ciò ha come fondamento ultimo quella Dea che – quand’anche nessuno lo facesse in modo semplicemente umano – porta il peso dei tuoi peccati e certamente ti perdona; Ella infatti è sempre con te e aspetta la tua personale “rigenerazione”16. Alla fine, nel Grande Albero, fonte del Mana, è infatti adombrata anche la sopravvivenza delle anime di tutte le persone sacrificatesi per la rigenerazione del mondo17. Da qui il rammarico finale di Lloyd: «E invece avresti potuto… avresti potuto vivere con noi, nel nostro mondo!».

Yggdrasill

Se entrambi i progetti falliscono, è perché sia Light che Yggdrasill non hanno creduto né avuto speranza nella possibilità di redenzione degli uomini come tali, quella indicata da Colette: nell’accettare il perdono del Dio trascendente presente in tutti i cuori (la Dea), del quale l’amicizia offerta dal gruppo è solo limpido specchio. Se vi è perciò una differenza fra questi due “malvagi”, essa sta proprio in questo, e si riflette nella diversa sensazione che si ha nel rivivere le loro vicende. Nonostante sulla carta siano ambedue, di fatto, autori di un vero e proprio “genocidio”, la figura di Light è immersa in un mondo senza Dio, dove ogni sforzo finirà nel nulla e dove nessun errore ha la possibilità di essere perdonato. Per questo, essa è totalmente distaccata, e desta solo o terrore, o una perversa ammirazione. Quella di Yggdrasill, al contrario, pietà e compassione, quelle nutrite per chi avrebbe potuto salvarsi. Anche dopo essersi quasi affezionato ai suoi avversari e aver incominciato a nutrire forti dubbi, come traspare in alcune occasioni, si rinchiude in sé stesso, e rifiuta la mano tesa della Dea, e di quelli che avrebbero potuto e voluto essere suoi amici: «Non tutti sono forti. Non tutti riescono a sopportare il disprezzo degli altri». «Nessuno di voi capisce come mi sento!». Colette: «Questo non è vero [Yggdrasill]!».


1 Fumetto giapponese (manga) di Tsugumi Ōba pubblicato a partire dal 2003. Da esso sono state tratte una serie animata (anime), a partire dal 2006, e altre opere derivate.

2 Videogioco di ruolo prodotto da Namco, diretto da Makoto Yoshizumi e pubblicato nel 2003 per Nintendo GameCube. In Giappone ne sono seguiti anche un adattamento a fumetti e una serie animata di 11 episodi.

3 Dei cosiddetti “dèi della morte”. In realtà questi esseri dell’altro mondo sono creature non assimilabili all’idea occidentale di “divino”: per esempio, anch’essi possono morire, sebbene non al modo degli umani.

4 «Questo mondo è marcio e coloro che lo stanno corrompendo meritano di morire! Qualcuno deve farlo, quindi perché non io? Anche se significa sacrificare la mia mente e la mia anima, ne vale la pena. Perché il mondo … non può andare avanti così! […] Lo farò. Usando il Death Note, cambierò il mondo …» (Dall’anime di Death Note, Episodio 1, Rinascita; in generale traduco, pur seguendo in parte le versioni italiane, dall’inglese).

5 E ne terrà artificialmente “sospesa” l’“anima”, per cercare il modo di riaverla con sé. Circa i complessi personaggi delle due opere, per ragioni di spazio, nell’articolo sono riportati solo gli accenni minimi utili a presentare il tema in questione.

6 «Le persone temono e odiano ciò che non è normale. Sono spaventate da coloro che sono differenti. Allora, l’unica soluzione è che tutti divengano uguali». «Usando le exosfere per eliminare le differenze genetiche tra elfi e umani, tutti gli abitanti di questo mondo diventeranno gli stessi esseri inanimi, senza differenza alcuna. La discriminazione svanirà. Ecco il futuro a cui aspiro».

7 «Il male non può che generare altro male. Se i malvagi e i loro misfatti infestano il mondo… i deboli non possono che seguirne l’esempio, e prima o poi giustificare le loro azioni affermando di essere nel giusto. L’unica soluzione… è che i malvagi spariscano». Dal manga di Death Note, Capitolo 105: Impossibile.

8 Yggdrasill.

9 Dal manga di Death Note, Capitolo 105: Impossibile.

10 Dal manga di Death Note, Capitolo 107: Sipario.

11 Dall’anime di Death Note, Episodio 37, Nuovo mondo. Il concetto di MU viene dal Buddhismo Zen, ma può assumere vari significati di difficile interpretazione; non necessariamente è sovrapponibile al concetto occidentale di nulla come assoluta assenza. MU può essere anche semplicemente un modo di negare la risposta ad una domanda.

12 «Lloyd: “Le tue speranze sono destinate a rimanere sogni, [Yggdrasill]. La discriminazione è nei nostri cuori”. Genis: “Ha ragione, [Yggdrasill]. La debolezza d’animo è la causa delle discriminazioni. Guardare gli altri dall’alto in basso, e considerarsi superiori…”. Sheena: “E tu hai fatto proprio questo! Hai agito con disprezzo nei confronti di umani ed elfi […]. È questa la debolezza del tuo animo!” Regal: “Se anche gli altri divenissero come te, inanimi, non cambierebbe nulla. La discriminazione non sarà cancellata”».

13 È interessante notare come la “Dea” cui ogni tanto si riferisce Colette, presenti caratteristiche rassomiglianti a quelle del Dio monoteistico (e per molti aspetti molto simili a quello cristiano). Un altro aspetto interessante può essere rinvenuto nel confronto dialogico che a spizzichi ha luogo nell’ultima parte del videogioco, in una struttura tripartita: le paure, le difficoltà e i conseguenti “peccati” di Yggdrasill sono, a vario titolo, le stesse dei protagonisti; essi però, a differenza di quest’ultimo, riusciranno a crescere, a superarli e a ottenere la propria personale redenzione. La cosa interessante, appunto, è che Colette durante il corso della trama si ritroverà in particolare, proprio in tre occasioni esatte, a dire una parola circa i dubbi di fede/esistenziali di alcuni personaggi, parlando della “Dea”: queste sembrano essere proprio le tre soluzioni ai dubbi posti da Yggdrasill. Ma qui non è possibile approfondire oltre.

14 Naturalmente, riconoscendo i propri errori e cercando, per quanto possibile, di espiare le proprie colpe, come osserva Colette.

15 Tutti o quasi, anche a seconda delle scelte fatte nel corso della trama.

16 Cfr. Colette in alcuni dialoghi, in particolare con Chocolat, Dorr e Regal.

17 In questo caso l’anime presenta nel finale anche una manciata di aspetti diversi, e per certi versi più espliciti in questo senso; anche Yggdrasill, lì, incontra un epilogo più lieto.

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fr. Marco Meneghin
Al secolo Marco, nell’Ordine fra’ Marco Maria Meneghin, nato nella ridente cittadina trevigiana di Conegliano nell’Anno Domini 1991. Ho conseguito la laurea magistrale in Informatica nel 2015, in particolare specializzandomi nel ramo del ragionamento automatico. Chiamato dappoi per vocazione, ho emesso nel 2017 la professione semplice, facendo il mio ingresso nell’Ordine dei Predicatori. Ho conseguito il baccellierato in filosofia presso lo Studio Filosofico Domenicano di Bologna e attualmente sono studente di teologia presso la Facoltà Teologica dell'Emilia-Romagna. Per contattare l'autore: fr.marco@osservatoredomenicano.it

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