Introduco in modo abbastanza diretto una esposizione su un tema a me molto caro e che non ha pretesa di esaustività, bensì di stimolo ad un maggiore approfondimento circa il tema della Divina Misericordia, partendo soprattutto dal Vangelo, dal Magistero e, in particolare, dal Diario della vita di santa Faustina Kowalska.
La domenica della Divina Misericordia è una festività dedicata al culto particolare della misericordia di Dio, ritenuto essere il suo attributo più profondo e più importante1, degno di una speciale venerazione da parte dei fedeli e luce di speranza per i peccatori più lontani dall’amore di Dio.
Questa domenica è immediatamente successiva alla domenica di Pasqua, e chiude l’Ottava di Pasqua, ed era chiamata fin dall’antichità Domenica in Albis, ovvero Domenica in bianche (vesti).
Perché in bianche vesti?
Questo riferimento è dovuto ad uno dei riti esplicativi del battesimo che tutt’oggi si conserva nell’uso ecclesiale.
La notte di Pasqua il Vescovo conferiva il santo battesimo ai catecumeni (battezzandi) e questi indossavano una veste bianca, simbolo della purezza d’animo e dell’innocenza morale che avevano appena acquisita in virtù del sacramento.
Infatti, al momento del battesimo, viene tolto il peccato originale contratto da Adamo ed Eva e vengono rimesse tutte le colpe attuali e le pene meritate per i peccati in virtù dei meriti della Passione e morte di Gesù Cristo; l’anima viene ornata con la grazia santificante (amicizia soprannaturale) di Dio, generando uomini nuovi e figli di Dio in Gesù Cristo.
I nuovi battezzati, tuttavia, non si spogliavano subito della veste al termine della celebrazione, ma la indossavano per una settimana intera, fino all’ottavo giorno dell’ottava di Pasqua, ossia la domenica successiva (contando anche quella precedente sono otto giorni).
Essi deponevano le vesti bianche, da cui il nome con cui si è soliti designare la seconda domenica del Tempo di Pasqua in albis depositis o in albis deponendis ai piedi del Vescovo, durante la S. Messa.
Il Messaggio a Santa Faustina
Nel secolo scorso si è verificato un evento che si sarebbe rivelato veramente eccezionale per il futuro dell’umanità e della vita cristiana soprattutto.
Esso è stato ed è tuttora di una meravigliosa portata spirituale, essendo avvenuto proprio nel pieno periodo della crisi morale e sociale dell’umanità progredita ma sofferente a causa delle conseguenze economiche, politiche e sociali della prima guerra mondiale.
Suor Faustina Kowalska (oggi santa, Głogowiec, 25 agosto 1905 – Cracovia, 5 ottobre 1938), un’umile suora conversa di origine polacca, appartenente alla congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia, racconta alle sue superiore di avere avuto diverse visioni di Cristo che le ha affidato un messaggio alla Chiesa e al mondo intero: il messaggio della Divina Misericordia.
Gesù apparve un numero considerevole di volte alla suora, mostrandole il Suo Cuore «pieno di misericordia per l’umanità sofferente» dicendole che «nell’Antico Testamento mandai al Mio popolo i profeti con i fulmini. Oggi mando te a tutta l’umanità con la Mia misericordia. Non voglio punire l’umanità sofferente, ma desidero guarirla e stringerla al Mio Cuore misericordioso»2.
È famoso il quadro che Gesù chiese di dipingere alla futura Santa con l’aiuto del suo confessore, il Beato Michele Sopocko, con la scritta: «Gesù, confido in Te!», oggi tanto divulgato per mezzo di tante immaginette sacre, che si possono trovare in molte chiese e negozi ecclesiastici.
Questo il racconto dal Diario della Santa:
«La sera, stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. Muta tenevo gli occhi fissi sul Signore; l’anima mia era presa da timore, ma anche da gioia grande. Dopo un istante, Gesù mi disse: “Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù confido in Te! Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero. Prometto che l’anima, che venererà quest’immagine, non perirà.
Prometto pure già su questa terra, ma in particolare nell’ora della morte, la vittoria sui nemici. Io stesso la difenderò come Mia propria gloria”»3.
“Le Fiamme della Misericordia mi divorano”
Una promessa tutta particolare e consolante, tra le varie che si possono trovare nel magnifico Diario scritto dalla Santa, riguarda la grande festa della Divina Misericordia, che Gesù volle istituire per mezzo degli sforzi enormi non solo di lei, ma anche dei suoi confessori, delle sue superiore e persino del futuro Papa San Giovanni Paolo II.
Sarà durante il suo pontificato infatti, nell’anno 2000, che i desideri di Gesù Misericordioso diventeranno realtà, poiché verrà ufficialmente istituita la nuova Festa pubblica estesa a tutta la Chiesa cattolica con il titolo: «Domenica in Albis o Domenica della Divina Misericordia», in onore del più grande attributo di Dio, la Sua infinita bontà e misericordia.
«Io desidero che vi sia una festa della Misericordia», aveva detto Gesù a santa Faustina, «voglio che l’immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia. Desidero che i sacerdoti annuncino la Mia grande Misericordia per le anime dei peccatori. Il peccatore non deve aver paura di avvicinarsi a Me. Le fiamme della Misericordia Mi divorano; voglio riversarle sulle anime degli uomini».
Scriverà al suo padre spirituale il desiderio che Gesù intende realizzare per mezzo loro:
«Desidero che la prima domenica dopo la Pasqua sia la Festa della Misericordia. Chiedi al Mio servo fedele che in quel giorno parli al mondo intero di questa Mia grande Misericordia: in quel giorno, chi si accosterà alla sorgente della vita conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene.
L’umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia Misericordia. Oh! quanto Mi ferisce la diffidenza di un’anima! Tale anima riconosce che sono santo e giusto, e non crede che Io sono misericordioso, non ha fiducia nella Mia bontà. Anche i demoni ammirano la Mia giustizia, ma non credono alla Mia bontà. Il mio Cuore gioisce del titolo di Misericordia. Annuncia che la Misericordia è il più grande attributo di Dio. Tutte le opere delle Mie mani sono coronate dalla Misericordia»4.
Ma soprattutto afferma il Signore:
«Desidero che la Festa della misericordia sia di riparo e di rifugio per tutte le anime e specialmente per i poveri peccatori. In quel giorno sono aperte le viscere della mia misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della mia misericordia. L’anima che si accosta alla confessione ed alla santa Comunione, riceve il perdono totale delle colpe e delle pene. […] Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me, anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto»5.
Che promessa straordinaria e tanto ripetuta nel diario! Gesù desidera in questa festa togliere ogni debito, ogni pena meritata per i peccati, a chi si avvicina a lui con cuore contrito, fiducioso nella Sua bontà. Insomma, vuole ricolmare l’anima di grazie inimmaginabili.
La remissione totale delle colpe e delle pene
La grazia accordata nella domenica della Divina Misericordia secondo Ignacy Różycki (sacerdote, teologo e postulatore della causa di beatificazione della Santa, che analizzò il suo Diario dietro richiesta di Papa Wojtyla), può essere considerata qualcosa di più grande della semplice indulgenza plenaria, «…in quanto la remissione di tutte le colpe e di tutte le pene è la grazia sacramentale del Santo Battesimo. Per quanto riguarda le promesse citate, Cristo legò la remissione totale delle pene e delle colpe con l’accostarsi alla Comunione ricevuta il giorno della Festa della misericordia e l’ha elevata al rango di “secondo battesimo”»6.
Questa affermazione del postulatore è forte e probabilmente iperbolica. Il postulatore intende parlare di un particolare rinnovo della grazia del battesimo, ma attenzione (mi permetto di chiarire): non è un secondo battesimo vero e proprio, sia chiaro.
È diverso perché il carattere divino, impresso dal sacramento del battesimo, non si cancella mai. Esso è un sacramento unico ed ha una efficacia incomparabile e irripetibile, dato che si può ricevere una volta sola, imprimendo il carattere della figliolanza divina e donando la grazia santificante. Ma la festa della Divina Misericordia è simile al battesimo per la grazia del perdono totale delle pene e per la grande quantità di grazia che Gesù riversa in quel giorno su di noi.
Nell’indulgenza plenaria si cancellano le colpe, ma non è detto che si venga ricolmati di tante grazie celesti, come Gesù ha promesso di fare in questa festa:
«In quel giorno sono aperte le viscere della mia misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della mia misericordia»7.
Inoltre, per conseguire la grazia promessa da Gesù, bisogna passare attraverso due sacramenti: la confessione e la santa comunione («L’anima che si accosta alla confessione ed alla santa Comunione, riceve il perdono totale delle colpe e delle pene»8).
Nella confessione infatti si cancellano tutte le colpe, nella comunione veniamo ricolmati di doni spirituali e temporali immensi. Vedete bene come Gesù non si separa mai dalla Sua Chiesa, non crea mai disordine ed è fedele alle sue norme, poiché Lui e la Chiesa sono una cosa sola e ciò che la Chiesa lega in terra è legato anche nei Cieli.
La grazia della domenica della Divina Misericordia è una purificazione totale che poggia sulla fiducia in Dio, un abbondare di grazia unico e straordinario, dato che «in quel giorno sono aperte le viscere della Mia misericordia», dice Gesù, «sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me, anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto. La Mia Misericordia è talmente grande che nessuna mente, né umana né angelica, riuscirà a sviscerarla pur impegnandovisi per tutta l’eternità.
Tutto quello che esiste, è uscito dalle viscere della Mia Misericordia. Ogni anima nei Miei confronti rifletterà per tutta l’eternità sul Mio amore e sulla Mia Misericordia. La festa della Misericordia è uscita dalle Mie viscere; desidero che venga celebrata solennemente la prima domenica dopo Pasqua.
L’umanità non troverà pace finché non si rivolgerà alla sorgente della Mia Misericordia».
Conclusione
Si può dire che, come noi, con i nostri peccati gravi, abbiamo perso la veste bianca dell’innocenza battesimale, così con questa festa celebrata la domenica in Albis, possiamo ritornare puri e candidi, rivestirci delle vesti bianche, simbolo dell’innocenza, con cui la Misericordia di Dio vorrà di nuovo rivestirci.
È il meraviglioso rinnovo della Pasqua e della Vittoria di Cristo sul male e sul peccato! È il trionfo dell’amore e della bontà divina sui peccatori! Per questo Gesù ha voluto legare la Sua festa alla domenica in Albis, ultimo giorno dell’Ottava di Pasqua, per ricordarci quanto siano strettamente uniti questi momenti: la Pasqua, la resurrezione di Cristo, e il perdono dei peccati, la speranza che viviamo nella festa della Divina Misericordia9.
1 KOWALSKA FAUSTINA, Diario, Quaderno I, 180.
2 Ivi, Q. I, 155.
3 Ivi, Q. I, 47.
4 Ivi, Q. I, 299.
5 Ivi, Q. II, 699.
7 Ivi, Q. II, 699.
8 Ivi, Q. II, 699.
9 CONDIZIONI ECCLESIALI PER L’INDULGENZA nella DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA La Chiesa, al fine di evitare dubbi o errori, ha posto le solite condizioni per ottenere l’indulgenza plenaria, normate da un decreto ecclesiastico della Penitenzieria Apostolica del 29 giugno 2002, firmato dal pro- Penitenziere maggiore Mons. Luigi De Magistris: «Si concede l’Indulgenza plenaria alle consuete condizioni (Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo l’intenzione del Sommo Pontefice: un Pater, un Ave e un Gloria) al fedele che nella Domenica seconda di Pasqua, ovvero della “Divina Misericordia”, in qualunque chiesa o oratorio, con l’animo totalmente distaccato dall’affetto verso qualunque peccato, anche veniale, partecipi a pratiche di pietà svolte in onore della Divina Misericordia, o almeno reciti, alla presenza del SS.mo Sacramento dell’Eucaristia, pubblicamente esposto o custodito nel tabernacolo, il Padre Nostro e il Credo, con l’aggiunta di una pia invocazione al Signore Gesù Misericordioso (p. e. “Gesù Misericordioso, confido in Te”). Si concede l’Indulgenza parziale al fedele che, almeno con cuore contrito, elevi al Signore Gesù Misericordioso una delle pie invocazioni legittimamente approvate». Sapendo di essere immeritevoli di queste grazie, rendiamo grazie a Dio e lodiamoLo, perché eterna è la Sua misericordia ed inesauribile il Suo amore nei nostri confronti.