Ad Iesum per Mariam: la devozione per antonomasia
Per comprendere l’importanza e l’efficacia della preghiera del Rosario occorre inquadrare la devozione alla Beata Vergine Maria. Oserei dire non una delle devozioni, ma la devozione per antonomasia. Il titolo di questo primo paragrafo è proprio un motto di un grande santo del Seicento: san Luigi Maria Grignion de Montfort. Grande perché vive in un tempo in cui la fede in Maria si era fortemente indebolita, mentre con il suo grande Trattato della vera devozione alla Beata Vergine Maria ha dato un grande impulso a favore di una corretta e cristologica spiritualità mariana. Ma chiediamoci: perché il Montfort ripeteva sovente “Ad Iesum per Mariam”?
Per molte valide ragioni:
1. Perché il mistero di Maria è strettamente e inscindibilmente collegato al mistero di Cristo. La mariologia, se è rettamente compresa, se è – oserei dire – ortodossa, rafforza la nostra fede e la orienta decisamente al Cristo.
2. Perché Maria è madre della Chiesa. Contemplando Maria comprendiamo correttamente il mistero della Chiesa.
3. Perché affidarsi – e magari consacrarsi, come insegna il Montfort – alla Beata Vergine è una via sicura! È una “scuola” sicura! Lo stesso Cristo si è lasciato condurre dalla mani materne di Maria. Sicuramente avrete sentito dire che «chi non ha Maria per madre, non ha Dio per padre» (Trattato della vera devozione alla Beata Vergine Maria, n. 30).
4. Perché la Madonna non è autoreferenziale! È totalmente aperta e orientata al mistero di Dio che si manifesta nel Figlio Gesù. Ha compiuto fin da subito – per così dire – il suo “esodo” dal suo “io” al “tu” di Cristo.
5. Perché la Madonna non è fautrice di magisteri “paralleli”! Ella dice nel Vangelo di Giovanni: «Fate quello che vi dirà!» (Gv 2, 3). Non dispensa suoi insegnamenti ma attinge al tesoro delle parole del Cristo. Pensiamo alle tante rivelazioni mariane: esse nulla aggiungono alla Rivelazione, sono semmai di ausilio per un approfondimento del deposito della fede.
6. Perché la Beata Vergine è «forma Dei» (Sant’Agostino). Potremmo dire che Maria è lo “stampino” grazie al quale le nostre anime assumono prontamente la forma del Cristo e quindi di Dio. Maria ci dà la forma di Dio! E in tempi rapidi!
7. Perché Maria infine è Mediatrice di tutte le Grazie. Il Concilio Vaticano II, nel 1964, ha spiegato ampiamente la funzione della beata Vergine Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa; ed ha accuratamente esposto il senso e la forza della mediazione della Beata Vergine: «La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce l’unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l’efficacia. Poiché ogni salutare influsso della beata Vergine verso gli uomini non nasce da vera necessità, ma dal beneplacito di Dio, e sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione di lui, da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia; non impedisce minimamente l’unione immediata dei credenti con Cristo, anzi la facilita» (Lumen Gentium, n. 60).
Il Santo Rosario: una devozione e pia pratica ragionevole
Vediamo dunque alla luce di quanto detto che affidarsi a Maria è quantomai conveniente e ragionevole. Pregare dunque il Santo Rosario è ragionevole, non è insensato!
Nell’immaginario cattolico un po’ “ammuffito”, quando si pensa alla preghiera del santo Rosario, subito balzano alla mente i ricordi di quel gruppo di vecchiette pronte a recitare, prima della Santa Messa, un bel Rosario cosiddetto alla “Schumacher” (vista la velocità!) e a volte un po’ biascicato. Vorrei subito dire: la preghiera del Rosario è una preghiera per tutti i cristiani, che debbono essere sempre coraggiosamente pronti al combattimento. E qui veniamo al nostro tema: il Rosario può essere definito un’arma? Spaventa questo? Scandalizza qualcuno? Ebbene, se vi sono tali scomposte reazioni è segno che non si è ancora compreso bene che cosa sia il cristianesimo.
Il cristianesimo è essenzialmente battaglia e lotta! Basta vedere cosa insegna tutta la Sacra Scrittura: siamo tutti compresi, anche le nostre piccole vite, in una grande inclusione non solo letteraria!
La Scrittura ci parla di una tremenda battaglia
La Scrittura inizia da una grande battaglia e si conclude nel segno di un grande scontro non solo umano, ma soprannaturale e addirittura “cosmico”. Nel libro della Genesi il Signore dice al serpente, figura dello spirito del male: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe; questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3, 15).
Gli esegeti sono ormai concordi nel riconoscere che il testo della Genesi, secondo l’originale ebraico, attribuisce l’azione contro il serpente non direttamente alla donna, ma alla stirpe di lei. Il testo dà comunque un grande risalto al ruolo che ella svolgerà nella lotta contro il tentatore: il vincitore del serpente sarà, infatti, sua progenie.
Chi è questa donna? Il testo biblico non riferisce il suo nome personale, ma lascia intravedere una donna nuova, voluta da Dio per riparare la caduta di Eva: ella è chiamata, infatti, a restaurare il ruolo e la dignità della donna e a contribuire al cambiamento del destino dell’umanità, collaborando mediante la sua missione materna alla vittoria divina su Satana. Alla luce del Nuovo Testamento e della tradizione della Chiesa, sappiamo che la donna nuova annunciata dal Protovangelo è Maria, e riconosciamo nella “sua stirpe” (Gen 3, 15) il Figlio, Gesù, trionfatore nel mistero della Pasqua sul potere di Satana.
Vediamo come nel libro conclusivo dell’Apocalisse si parli attraverso immagini ancora più forti di questo scontro tra le forze del bene e le forze del male: «Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato» (Ap 12,1-4).
Non vi è cristianesimo senza battaglia
Quindi come ci ha ricordato Papa Benedetto XVI «non vi è cristianesimo, senza battaglia», come vediamo che ci attestano le Scritture.
Ma precisiamo meglio: contro chi dobbiamo combattere?
Ci viene in soccorso san Paolo, il quale dice molto bene: «La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti» (Ef 6,12). E ancora dice agli Ebrei: «Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato» (Ef 12,4). Si tratta dunque di una grande lotta con le potenze di Satana e contro il peccato! Questa è anche la nostra battaglia quotidiana! Capite che non possiamo stare troppo tranquilli? Dobbiamo darci da fare.
Ecco dunque l’arma potente del Rosario, «catena dolce che ci rannoda a Dio» 1.
1 Cfr. Supplica alla B. V. Maria del Rosario di Pompei.