Nei nostri scaffali si trova una moltitudine di libri appartenenti ad ogni genere di argomenti. Nei nostri giorni, un libro di solito ha un prezzo molto basso, raggiungibile a tutti; probabilmente il più caro della nostra biblioteca personale non costa più di 60 euro. Questo ha favorito molto il fenomeno dei best-seller che nessuno ha mai letto, cioè gente che compra in massa un libro che è diventato di moda, che ha grandi vendite e ingressi, ma che poi rimane nello scaffale di casa senza essere letto o addirittura con le pagine ancora incollate perché nessuno ha osato aprirle.
È chiaro che solitamente nella nostra società non c’è un discernimento molto accurato prima di comprare un libro. Molto meno ci interessiamo dell’edizione o della qualità di traduzione, nei casi dei libri di autori stranieri.
Nella storia della letteratura, o meglio, nella “storia della storia” (la storia si definisce in quanto periodo che va dall’inizio della scrittura fino ai nostri giorni) non c’è mai stato un best-seller capace di superare un libro molto particolare e antico. E dico particolare perché è un libro che contiene a sua volta molti libri: la Bibbia1. Ai nostri giorni, nei libri dei record nessun libro è stato così venduto ed editato come la Sacra Scrittura. Bisogna anche aggiungere che purtroppo è uno dei tanti casi in cui l’essere best-seller non coincide con l’essere il-più-letto. Sarà facile quindi dedurre che la maggior parte delle persone che hanno una Bibbia a casa non si sono mai chiesti quante edizioni ce ne siano, e meno ancora quante traduzioni siano state fatte.
Ma è veramente importante interrogarsi esaustivamente sulle diverse traduzioni della Bibbia? Non basta una traduzione fatta di recente più o meno bene in lingua corrente?
Queste domande, per un libro normale e nuovo, come se ne producono a migliaia ogni anno, non avrebbero molto senso. Ma la Bibbia non è affatto normale, anzi è norma! Questo essere norma i latini lo chiamano norma normans, cioè regola che serve di misura per altri contesti. E ciò fa sì che ogni singolo particolare sia di grande importanza, quindi anche la traduzione o le diverse edizioni.
I problemi della trasmissione scritta prima dell’invenzione della Stampa
Fin qui tutto bene, la Sacra Scrittura o Bibbia è un libro che a sua volta contiene molti libri e funge da norma per gli argomenti riguardo alla fede e alla morale. Sì, ma un libro di oggi non ha proprio le medesime caratteristiche di un libro 2000 anni fa. Noi talvolta ci immaginiamo che la Bibbia sia stata scritta a penna, da una sola mano, e che si sia riusciti a finirla nel giro di un po’ di anni, e che poi sia stata rilegata e fotocopiata. Ma c’è un problema: nell’Antichità non esisteva la stampa.
La trasmissione di un testo una volta non era così chiara e semplice come lo è adesso, che con grande cura e rigore distinguiamo le edizioni, le ristampe e i diritti legali d’autore. Nei primi secoli della nostra era non era così netta la distinzione tra i diversi tipi di edizioni e riproduzioni; l’automatizzazione nella riproduzione di testi la vediamo instaurarsi solo dopo l’invenzione della stampa ad opera di Johannes Guttenberg nel 14552.
Teniamo conto che, prima di questo evento, la trasmissione dei testi e la loro diffusione si faceva in modo manuale, parola per parola, libro per libro. Anzi, lo stesso formato libro fu a sua volta un’innovazione che succedette al rotolo, molto più scomodo da leggere e da consultare. La stampa, al contrario della copiatura manuale, è una macchina e il processo di copiatura che svolge lo fa in modo automatico, senza che ci sia luogo per l’alterazione o l’innovazione. Il copista amanuense, invece, non fa identiche – come la stampa – tutte le copie che produce da un medesimo testo: ogni copia elaborata è unica. La stampa ha la tiratura, grazie alla quale è capace di stampare cento copie esattamente uguali. Un copista amanuense non potrebbe mai fare cento copie uguali poiché: talvolta aggiunge glosse, amplia una frase per chiarire il significato, elimina un brano che risulta scandaloso, sbaglia copiando parole di cui ignora il significato, risulta impreciso nei segni ortografici, ecc.
Le diverse traduzioni dei Sacri Libri nei primi secoli del cristianesimo
Tenendo conto di ciò, possiamo immaginare che nei primi secoli del cristianesimo, quando si concluse la composizione del Canone delle Scritture3 (Antico e Nuovo Testamento), i cristiani avevano una grande quantità di traduzioni e codici nelle diverse lingue parlate all’epoca (soprattutto greco e latino) che addirittura differivano fra di loro in alcuni versetti e brani. Il testo di riferimento in questi primi secoli per l’Antico Testamento era la versione detta dei Settanta (LXX).
Però anche questa versione differiva nella traduzione che faceva dall’ebraico rispetto ad altre copie della stessa traduzione. Ciò fu dovuto alla grande quantità di copie e alle vicissitudini storiche che diedero luogo ai diversi codici della Bibbia dei LXX.
«Nel testo dei LXX si introdussero ben presto varie mende e correzioni arbitrarie, che erano messe in maggiore evidenza dalle nuove versioni. I Giudei si servivano di questo fatto per rigettare gli argomenti, che i cristiani traevano dalla versione dei LXX, e ciò indusse Origene a concepire e ad eseguire il vasto disegno di ordinare tutte le versioni greche intorno al testo ebraico, in modo che a primo sguardo si potesse subito vedere su quali punti convenissero, e su quali vi fossero delle divergenze»4.
Non pochi, infatti, attribuiscono a Origene di essere stato uno dei primi critici testuali che fece un lavoro ingente per compilare le diverse versioni e traduzioni della Bibbia per annotare le differenze e alterazioni tra di esse. Tale opera ha il nome di Esapla perché in sei colonne mise in modo comparativo varie edizioni della Scrittura, poiché oltre alla versione dei LXX in greco c’erano anche molte delle traduzioni della Bibbia in latino (Vetus Latina, Afra, Itala, ecc.).
Immaginiamoci allora quale confusione ci dovette essere quando, oltre alla gran quantità di copie in greco dell’edizione dei LXX, che era una traduzione in greco dall’ebraico, c’erano anche diverse traduzioni in latino della LXX, cioè traduzioni di traduzioni (traduttore traditore elevato al quadrato).
Questa complicata situazione presente nel secolo IV impose la necessità di una nuova edizione della Bibbia che tornasse al testo originale ebraico e fosse modello uniforme di trasmissione della Parola di Dio scritta per tutta la Chiesa: «Questo lavoro fu iniziato da san Girolamo per ordine del papa san Damaso, che volle si facesse un lavoro di revisione e di correzione sulle versioni latine per ovviare alla confusione esistente fra i codici latini»5.
Insomma possiamo dire che la situazione delle fonti bibliche nei primi secoli del cristianesimo e all’epoca di san Girolamo (IV sec. d.C.) veniva definita dal chaos piuttosto che dall’ordine, da qui la necessità di ritornare alle fonti originali dei testi sacri per far risplendere la Parola di Dio (il Logos) nella sua brillantezza. Ed ecco che scopriamo cos’è la Vulgata: vedere un Logos grazie alla Tradizione antica.
1 In greco βιβλὶον (sing. neutro) βιβλὶα (plurale) vuol dire “libri”.
2 Facciamo notare che il primo libro stampato è la Bibbia a quarantadue linee (B42), che riproduce l’edizione della Vulgata di san Girolamo.
3 Processo di formazione dell’insieme dei libri ritenuti ispirati da Dio, cioè ritenendolo autore principale, e quindi fonte scritta e conclusa della Rivelazione.
4 P. Marco M. Sales O.P., La Sacra Bibbia commentata</em, LICE, Torino 1918, introduzione.
5 Michelangelo Tábet, Introduzione generale alla Bibbia, ed. San Paolo, Milano 1998, p. 205.