San Giuseppe…
eri un uomo giusto e fedele a Dio.
Lavoravi con dignità, benché molto povero.
Eri un falegname sconosciuto al mondo.
Il tuo cuore verginale era tutto consacrato a Dio.
Discendevi dalla stirpe regale di Davide.
Ti sono toccate in sorte le due creature più nobili e sante che ci siano.
Hai sposato la Madre di Dio.
Nel dubbio della sua maternità l’hai salvata, restando fedele alla legge.
Hai creduto alla voce di Dio.
Hai visto Gesù nascere.
Hai cresciuto il Messia.
Hai adorato il Verbo incarnato.
Sei il padre putativo del Figlio di Dio.
Lo hai fatto circoncidere.
Gli hai messo nome “Gesù”.
Lo hai offerto al Tempio con Maria.
Hai sofferto tutta vita per il Cuore trafitto di Gesù e di Maria.
Lo hai salvato dalle mani assassine di Erode.
Sei scappato in Egitto in gran fretta e miseria.
Sei stato straniero in terra straniera.
Hai ritrovato Gesù smarrito nel Tempio.
Sei stato l’uomo più santo esistito dopo Gesù e Maria.
Sei l’immagine più pura di Dio Padre sulla terra, dopo Gesù.
Non hai mai commesso nessun peccato e nessuna imperfezione nella tua santa vita (altrimenti non saresti stato degno sposo di Maria!)
Ti sei messo da parte e ti sei nascosto nella storia della salvezza.
Sei morto, (beato te!) tra le braccia di Gesù e di Maria.
Il tuo corpo non è mai stato trovato.
Sei il Patrono di tutta la Chiesa.
Sei l’unico a cui Gesù e Maria insieme devono la vita e verso cui sono debitori.
Ami e soccorri tutti coloro che si affidano a te.
Sei la cosa più bella, santa, nobile e perfetta dopo Gesù e Maria.
Non si può smettere di dire abbastanza. Beato chi è tuo amico, chi ti prega! Sono sicuro che sarà salvo in eterno e riceverà tutto ciò che ti chiede.
Una buona parola…
È ormai sera e un qual certo tepore più o meno primaverile sta iniziando a infastidirmi, a prudermi caldamente la schiena mentre sono seduto sul mio banco scolastico. La calda maglietta invernale già passa nel mio passato remoto mentale e presto sarà sepolta nell’armadio, lasciando povera e vedova la camicia, nuda e cruda sulla pelle sudata. Questo mezzo incubo in attesa del male pieno annuncia, già in parte presente, il soffocante clima estivo bolognese e che si rivelerà, come ogni anno, umido e alquanto afoso per l’abito lungo di un frate, sempre pronto a conservare gelosamente il suo calore, quasi come un corpo vivo il suo. Oh, al pensiero che sentirò di nuovo la schiena commossa mi parte un’amara gocciolina di sudore dalla tempia!
Dall’altro lato della storia mi trovo in un momento di pausa nella lezione di Sacramenti in specie. Sono nella piccola aula ad anfiteatro che ospita diversi studenti di teologia, mai troppi come il Signore constata nel Vangelo… sempre pochi gli operai per una messa così abbondante.
Mentre con le dita sfoglio diverse pagine ingiallite di un antico libretto devozionale sulla Pia Unione del transito di san Giuseppe, penso in quale esercizio spirituale o fioretto mi posso impegnare nella novena che precede la Solennità del più grande dei Patriarchi e del più grande tra i Santi di Dio, dopo Gesù e Maria ovviamente (scusa san Giovanni Battista ma tu vieni subito dopo, davvero!).
Si dice che onorare i santi equivale ad onorare Dio stesso, perciò penso a quanto dovrebbe renderGli gloria ed essere di profitto per noi la devozione a san Giuseppe di cui san Gregorio Nazianzeno scrisse: «Il Signore ha riunito in san Giuseppe come in un sole quella luce e quello splendore che hanno assieme tutti gli altri Santi»; se dirà una buona parola per me presso il Capo e Sua Madre, sono sicuro che c’è speranza di convertirmi, anzi, proprio mi convertirò e farà molto di più per me, ma deve impegnarsi davvero tanto.
San Giuseppe in ginocchio
Guardo meglio la copertina: l’immagine che forma l’ossequioso piatto anteriore del libro rappresenta il Santo inginocchiato che riceve la benedizione da un biondissimo Gesù fanciullo. Gesù sta in piedi su un semplice tavolino di legno e un bel san Giuseppe pettinato, con le mani giunte, innamorato e tenace, fissa lo sguardo su suo figlio: è lo sguardo del più bello dei figli dell’uomo, pieno di grazia. Che belle le immaginette di un tempo… oggi sono spesso un po’ banali, vuote dell’arte della devozione e di quei dolci dettagli che inteneriscono i cuori semplici e fervorosi.
Tornando all’immagine, apprezzo molto questo tenero ed umile atteggiamento del Santo che viene benedetto da Gesù, sapendo che a sua volta avrà benedetto anche Lui Gesù in quanto capo della Santa Famiglia. Quanto più dev’essere stata impressionante l’umiltà del Figlio di Dio, fatto figlio del falegname di Nazaret, nell’atteggiamento di ricevere questa benedizione a sua volta. Gesù, il figlio del falegname, il figlio di Giuseppe. Caspita. Dio è creduto figlio di Giuseppe e Dio è fiero di questo titolo. Quanto devi essere grande san Giuseppe se Dio stesso ha l’onore di chiamarti padre!
Figlio del falegname
Mi sono chiesto diverse volte perché l’evangelista Matteo avesse ricordato nella vita di Gesù il titolo di figlio del falegname, nel famoso episodio della sinagoga del suo paese, quando Gesù si attribuisce il famoso passo di Isaia. Tralasciando i particolari evangelici, mi interessa focalizzarmi sul titolo che gli danno, ossia il figlio del falegname, del carpentiere. Esso indica non solo il lavoro che faceva san Giuseppe ma anche il lavoro che Gesù stesso faceva. Magari questo appellativo ha un senso più profondo della semplice constatazione storica della professione esercitata.
Forse, pensavo, l’essere falegname assume in Gesù stesso un significato redentivo: sappiamo che Gesù è il Salvatore che costruisce il legno stesso della sua croce, ossia egli è colui che è venuto a conferire dignità di strumento di redenzione ad un legno secco derivante da un albero insignificante cresciuto probabilmente nei pressi di Gerusalemme. È anche il carpentiere che costruisce l’arca salvifica della sua Chiesa, destinata a barcamenarsi nel diluvio del peccato del mondo.
Ma in quanto figlio del carpentiere si potrebbe attribuire questo titolo, oltre che al santo Custode, anche al Padre celeste, che san Giuseppe rappresenta. Il Padre celeste è il divino Falegname, Padre di Gesù, che ci ha destinato ad essere con Lui crocifissi e risorti e ha preparato su misura, per ciascuno di noi, una croce di gloria dove vuole conformarci alla vita e morte del suo Figlio. Il buon cristiano sa che uno dei doni più grandi di Dio è proprio la croce perché se unita all’amore e alla grazia, produce frutti di vita eterna.
Conclusione
Non voglio fare una riflessione lunga ma offrire proprio questo scritto come un fioretto-memoriale a san Giuseppe perché si ricordi qualcosa della sua immensa santità, seconda solo a quella della Madonna.
Santità più grande di Adamo che diede inizio al genere umano, mentre san Giuseppe fu il padre putativo del Nuovo Adamo che iniziò l’umanità rinnovata e lo Sposo di Maria, nuova Eva;
-più grande di Abramo che ebbe fede in Dio e ottenne una discendenza da cui sarebbe nato il Messia promesso, mentre san Giuseppe ottenne lo stesso Figlio di Dio, a cui fece da padre;
-più grande di Mosè che diede al mondo la Legge mentre san Giuseppe ha custodito l’Autore della Legge e della Grazia;
-più grande di Re Davide che fu a capo di tutti gli ebrei di Israele e Giuda, mentre san Giuseppe è in un certo qual modo a capo di tutta la Chiesa degli eletti;
-più grande di Pietro che regge l’ “edificio” della Chiesa mentre san Giuseppe regge l’Autore stesso della Chiesa;
-più grande di Paolo che vide i misteri divini del paradiso, mentre san Giuseppe contemplò il Paradiso stesso per ben trent’anni;
-più grande di Giacomo che tra gli apostoli fu il primo a versare il sangue per la fede, mentre san Giuseppe offrì i beni, la vita, il sangue, il tempo e il lavoro per crescerlo;
-più grande di Giovanni evangelista che posò la testa sul petto del Maestro nell’ultima cena, mentre san Giuseppe lo pose migliaia di volte sul Cuore di Gesù suo figliolo ogni volta che lo abbracciava;
-più grande degli Apostoli che annunciarono il nome di Gesù, mentre san Giuseppe fu colui che Gli impose quel nome;
-più grande degli Evangelisti che scrissero la vita di Gesù, mentre san Giuseppe ne fu uno degli autori e principali personaggi presenti a in questa storia;
-più grande di Giovanni Battista che precedeva Gesù, lo indicò come Agnello di Dio e gli versò l’acqua nel battesimo per un istante, mentre san Giuseppe gli camminò a fianco nella dolce intimità della vita famigliare e lo crebbe col sudore della sua fronte, facendo le veci del Padre celeste1.
Riconoscente della mia vocazione che devo anche Lui, specie per avermi custodito e soprattutto per avermi unito a Gesù e Maria, ringrazio Dio per ciò che ha fatto di san Giuseppe e ciò che quest’ultimo ha fatto e fa per noi affinché lo amiamo di più e lo preghiamo spesso e ne rendiamo grazie a Dio.
1 Cfr. il libro di padre E. P. Charbonneau C.S.C., San Giuseppe, ed. Paoline, Bari 1959.