Coloro che recitano fedelmente il mio Rosario sono tutti miei figli amatissimi, fratelli e sorelle di Gesù Cristo”. Queste parole che secondo la tradizione furono consegnate dalla Vergine Maria al beato Alain de la Roche nel 1475, potrebbero, a prima vista, apparire un concetto banale, sul quale si è udito insistere fin dai primi incontri del catechismo. In realtà è grande il dono che ci è offerto dalla Madre di Dio.

Consapevoli di essere figli di Maria in virtù della relazione di fratellanza che il Signore stesso ha voluto instaurare con il suo popolo proviamo a chiederci chi sono, realmente, i fratelli e le sorelle di Gesù. Non è una domanda difficile, ad essa risponde Cristo stesso: “Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre[1].

Un confronto serio con queste parole di Gesù dovrebbe condurci ad una seconda domanda: qual è la volontà di Dio? Essa non deve essere confusa con quell’allusione enigmatica ad una sorta di destino indecifrabile e spesso crudele con la quale anche noi cristiani pensiamo di “svignarcela” quando davanti ai drammi dell’esistenza terrena comprendiamo l’inefficacia di qualunque parola umana e rinunciamo alla possibilità di reagire.

Sia permesso al mio animo di ribellarsi innanzi all’idea volgare di un Dio che si autoproclama “luce del mondo”[2]e poi lascia camminare nelle tenebre quanti si pongono alla sua sequela. Sia permesso al mio animo di ribellarsi innanzi all’idea volgare di un Dio che ci ha chiamati “amici”[3]e poi sembra appostarsi dietro l’angolo per colpire gli uomini con ogni sorta di tiro mancino o vile rappresaglia.

I disegni del Signore sono certo imperscrutabili “e inaccessibili le sue vie[4]. Questo non può però essere predicato della Sua Volontà Rivelata con inequivocabile chiarezza da Cristo: “Questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno[5]. La nostra fede ci insegna come a questa volontà Cristo si sia conformato totalmente: “Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo[6]. I misteri dolorosi del Rosario ci guidano a contemplare Gesù che per realizzare queste parole giunge con determinazione fino al calice non allontanato nell’Orto degli Ulivi e alla morte, ignominiosa, della croce.

La Divina Volontà deve essere anche la determinazione di noi, chiamati ad essere in forza del Battesimo, fratelli e sorelle di Gesù Cristo. Al compimento di questa nelle nostre vite e nell’esistenza di ogni creatura dobbiamo orientare la nostra preghiera, i nostri sacrifici, la sollecitudine delle nostre azioni. Se vissuta con sapienza e nell’ottica evangelica del servo inutile la realizzazione in tutti della volontà di Dio potrebbe persino diventare la nostra santa “ansia” capace di farci fuggire dallo squallore di quei cristiani (purtroppo anche religiosi e sacerdoti) che testimoniano la loro fede come “hobby” per il tempo libero e “dormono sonni tranquilli” pur sapendo che il Santissimo nome di Cristo è ignorato, rifiutato, bestemmiato da miliardi di persone in ogni parte della Terra.

Come fare, allora, a divenire fautori della Volontà di Dio, fratelli e sorelle di Gesù Cristo? Ci aiuta in questo la Vergine Maria con il dono del Rosario mediante il quale ci accompagna nella contemplazione dei Misteri principali della nostra salvezza. La meditazione dei momenti più significativi della vita di Cristo e della Sua Santa Madre non deve però ridursi al semplice fare memoria di grandi eventi del passato. Consapevoli che essi gettano luce sul cammino della nostra vita per indirizzarla verso il Regno dei cieli, occorre l’impegno ad “imitare ciò che essi contengono[7].

Nella vita di ogni uomo c’è stato o ci sarà qualcosa di simile all’Annunciazione, un momento nel quale il Signore manifesterà i suoi disegni e chiederà di prendere una posizione davanti ad essi. Nell’esistenza di ciascuno il Signore si renderà vicino e dovrà essere riconosciuto, anche quando sembra impossibile. Almeno una volta nella vita ogni uomo, come i dottori del tempio, si sarà stupito degli insegnamenti di Cristo e si sarà confrontato con essi. E ciò è importante anche se queste parole sono poi state dimenticate o rifiutate. Ogni uomo può decidere di ascoltare o meno la chiamata alla conversione fatta da Colui che ha annunziato il Regno di Dio fattosi vicino all’umanità.

Ciascuno di noi, presto o tardi, dovrà entrare nell’Orto degli Ulivi dove gli sarà offerto quel calice che si vorrebbe respingere. Ma non può fare questo colui che ogni giorno più volte si rivolge al Signore pregandolo “sia fatta la tua volontà”. Fratello di Gesù è colui che esce dal Getsemani per incamminarsi verso il Calvario.

Attraverso i misteri del Rosario, la Madre di Dio ci dona Gesù come modello da imitare, ci indica la strada e sostiene i nostri passi su quel cammino meraviglioso e tremendo che ci permette di “raggiungere ciò che essi promettono[8]: il pieno e definitivo compimento della volontà di Dio, la gioia dell’incontro con Cristo nostro fratello, l’eterna contemplazione della Sua Gloria.

[1] Mt 12, 50
[2] Gv 8, 12
[3] Gv, 15, 15
[4] Rm 11, 33
[5] Gv 6, 39-40
[6] Gv 17, 24
[7] Orazione finale del Santo Rosario
[8] Orazione finale del Santo Rosario

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fr. Alessandro Amprino
Fr. Alessandro Amprino, secondo i documenti proviene da Torino, città dove è nato l’8 aprile 1991. Tuttavia, coloro che lo conoscono meglio sanno che preferisce definirsi originario di Cumiana, piccolo paese del Piemonte apprezzato nel corso dei secoli dai tanti forestieri che soggiornandovi vi hanno trovato “buon’aria, buon vino e gente umana”. Nell’ottobre 2012 inizia il suo cammino di formazione alla vita religiosa e sacerdotale sulle orme di san Domenico. Studente di teologia, si interessa in modo particolare di Liturgia. Il 1 giugno 2019 è stato ordinato Sacerdote. Consapevole che la Sapienza è un lauto banchetto imbandito da Dio per il suo popolo ha servito tra i banchi della scuola media Sant'Alberto Magno di Bologna come docente di Religione.

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