È giovane, pieno di entusiasmo e bolognese di adozione il nuovo priore del nostro convento. Si chiama Davide, è stato ordinato presbitero nel 2010 e da allora ha vissuto a Milano e poi a Bologna. Ha fatto l’economo e il sacrista, ma è stato soprattutto animatore della pastorale vocazionale domenicana. Gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscerlo meglio. Ed ecco le sue risposte.
Emozionato? Sei priore del convento che custodisce le spoglie di san Domenico…
Emozionato è un eufemismo. A tratti terrorizzato e un poco eccitato.
Qual è stato il segreto del successo della tua campagna elettorale?
Cercare di rifiutare il più possibile.
Perché i tuoi confratelli ti hanno scelto?
Perché sono pazzi… essendo domenicani.
Quali saranno i tuoi compiti come priore?
Di essere l’animatore della comunità, vivendo quelle che sono le caratteristiche dell’Ordine secondo le nostre costituzioni, per continuare la nostra missione da Bologna verso il resto del mondo.
In pratica, dovrò promuovere ogni frate perché possa essere un predicatore secondo le proprie caratteristiche, talenti, inclinazioni e necessità che la realtà ci presenta e secondo quella che è la nostra ossessione per eccellenza: Cristo.
Il priore è anche il capo di una comunità, che nell’Ordine domenicano è visto come il primo tra i pari. Perciò non è equiparabile a un abate e quello che democraticamente eletto dalla comunità viene scelto per fare sì che la comunità possa continuare ad essere quello che deve essere, cioè una comunità domenicana che ha come carisma la predicazione secondo le costituzioni, perciò io come priore vigilo e sprono i frati a vivere le costituzioni sulle quali hanno professato e a mettere in pratica quelle decisioni che nelle varie assemblee si decide di fare.
Quali sono le punizioni che prevedi di dare ai disubbidienti?
Secondo me una punizione grande nella nostra vista comunitaria di predicatori è essere estromessi dalla comunità. Se tu non ti vuoi integrare, la conseguenza è, come dice san Paolo, che vieni allontanato dalla comunità. Non hai bisogno di fare chissà quali punizioni. Dopo un po’ di tempo, se la tua vocazione è autentica ti pesa tanto.
Cosa deve fare/essere un buon priore?
Dico quello che mi è stato consigliato: paziente, che sa ascoltare e spronare a vivere il carisma della predicazione: andare e annunciare
Come ti immagini il convento tra 3 anni?
Mi immagino un convento che sa riservare un luogo dove ogni frate ha modo di rimanere nel silenzio per coltivare il proprio rapporto di amore con Dio. Ma al di là di questa porzione, un grande via via di persone, che vengono a nutrire la propria fede, di persone che vengono perché hanno bisogno di essere ascoltate e di persone che vengono perché in qualche modo sanno che troveranno qualcosa di buono per la propria vita. E’ come il granello di senapa che diventa un grande albero e gli uccelli del cielo vengono a fare il nido, perché si sentono al sicuro.
C’è un frate domenicano che consideri un modello di priore?
Un Frankestein: devo unire più pezzi di più frati, perché in ogni frate ho incontrato qualcosa che mi è piaciuto. Se dovessi fare il mio priore ideale unirei più aspetti di più frati. Anche se poi i priori qui a Bologna che ho avuto hanno avuto sufficienti qualità e caratteristiche per poter fare la loro parte, dare il loro contributo.
Priore: servizio o autorità?
Vera autorità con il suo servizio.
Cosa ti aspetti dai tuoi confratelli?
Obbedienza… e vita comune.
Sei appassionato di Cina: cosa può insegnare la sapienza cinese a un priore domenicano?
Una caratteristica che ha permesso nei secoli al grande impero cinese di perdurare o di arrivare a risultati che permettessero di mantenere un così vasto impero, che poi prende dalla propria tradizione confuciana e dalla religiosità taoista e dall’apporto buddhista successivo. Cambiare non brutalmente, subito ma pian pianino, un cambiamento alla volta, gradualmente. È la famosa goccia che goccia che cade pian pianino e scava.
Un saluto cinese:
zai tscia!