Nei giorni scorsi è tornato alla casa del Padre il nostro confratello padre Innocenzo Venchi, che viveva nel nostro convento di Chieri. Di recente abbiamo avuto l’occasione di intervistarlo e di rivolgergli qualche domanda sulla sua esperienza di Postulatore generale delle Cause dei Santi1. La conversazione, per scelta redazionale, è stata suddivisa in tre articoli, dei quali questo è il primo. Ci è particolarmente grato, nel pubblicare questa intervista, rendere omaggio alla memoria di quest’uomo che è stato, fino alla fine della sua vita, fedele testimone di Gesù Cristo Signore e della tradizione del nostro Ordine.
Padre Innocenzo, com’è nata la sua vocazione e quali sono le figure che si sente di ricordare nel suo cammino?
Ho sempre avuto l’idea del sacerdozio. Poi, nel 1946 sono venuti a predicare nella mia città, Casale Monferrato, dodici frati domenicani, due per parrocchia, invitati dal vescovo monsignor Angrisani, e uno di loro, padre Moiso, un grande predicatore che era anche promotore delle vocazioni, mi ha chiesto: “Perché non ti fai domenicano?”. Ed io ho detto: “Io, per adesso, no”. Poi lui si è informato; quando ha saputo che ero l’unico figlio maschio, ha detto: “Non lo tocco”.
Invece, un anno dopo… è stata, posso dire, una ispirazione. Ho scritto a mio papà, maggiore dei Carabinieri ad Asti, e mi ha risposto: “Ho ricevuto la tua lettera, non mi oppongo alla tua vocazione”. Allora ho scritto qui a Chieri – priore provinciale era padre Tavano – e sono entrato il 23 settembre 1947. Avevo 16 anni. Poi ho passato a Chieri tre anni, ho completato la maturità classica, e poi sono andato a Torino dal 1950 al 1957.
Allora a Torino c’era lo Studio generale, con ottimi professori. Vi dico francamente: dopo la grazia divina, battesimale, il dono più grande che ho ricevuto è l’istruzione intellettuale che m’ha dato l’Ordine, sulle orme di san Tommaso. Con ottimi professori: padre Verardo, che poi è diventato commissario del Santo Ufficio e Vescovo di Ventimiglia; padre Vittonatto, professore di esegesi; padre Raineri, il quale mi ha spiegato il trattato di san Tommaso sulla prudenza, che secondo me è un ottimo commento agli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio.
Poi sono stato ordinato a Chieri nel 1956 dal cardinale Maurilio Fossati. Ho ultimato l’anno, poi è venuto in visita canonica il padre Browne, allora Maestro dell’Ordine, e, non so perché, mi ha scelto come segretario della Postulazione. Allora, finiti gli studi e il lettorato, sono andato a Roma, dove sono rimasto quarantasei anni!
A me Roma piaceva. Potrei dire che “civis romanus sum”. Con un ottimo Postulatore che era padre Piccari. Poi, alla fine del 1970, la Congregazione per le Cause dei Santi mi ha chiesto come ufficiale della Congregazione, e sono diventato aiutante del Promotore della fede. Il mio Maestro dell’Ordine, che era padre De Couesnongle, appena eletto mi ha subito detto: “Ti voglio Postulatore”. Ma io ero ufficiale della Congregazione, che voleva tenermi; però poi il cardinale Raimondi, che era quello che mi voleva tenere alla Congregazione, è morto, e quindi, passati cinque anni, alla scadenza del mio ufficio, sono diventato Postulatore. Certo, l’ufficio di Postulazione mi piaceva tanto; è quello che mi ha dato la possibilità di girare il mondo. Sono stato vent’anni segretario della Postulazione e altri ventisei Postulatore.
Per leggere la seconda parte dell’intervista clicca qui: Memorie di un Postulatore.
1 Nel diritto canonico, si chiama “Postulatore” l’incaricato a sostenere, presso i tribunali competenti, una causa di beatificazione o di canonizzazione. Il Postulatore generale dell’Ordine dei frati predicatori è il principale incaricato per i processi riguardanti i santi o beati domenicani. Per approfondire l’argomento: La postulazione di un Ordine religioso – videointervista a p. Gianni Festa op.