Cara Malefica,
devo congratularmi con te. Sono trascorsi circa due anni e mezzo da quando il tuo film ha riempito le sale cinematografiche di mezzo mondo e ancora oggi l’interesse e l’apprezzamento del pubblico verso la tua storia non sembrano tramontare. Tutti coloro che ti hanno sempre considerata la strega cattiva di un vecchio racconto sono rimasti stupefatti dallo scoprire chi sei veramente.
Permettimi allora di ringraziarti per aver aiutato tante persone a ricordare quanto la realtà sia diversa da quello che appare nel mondo delle favole. Essa è qualcosa di complesso che non accetta di essere imprigionata in schemi rigidi e preconfezionati, reperibili sulla bancarella dei luoghi comuni e dei comodi pregiudizi.
La tua è una di quelle storie che aiutano a pensare, a mettere in discussione le proprie convinzioni, ad andare in profondità per capire meglio. Ripercorrendo le vicende di cui sei protagonista si viene inesorabilmente spinti ad accostarsi al vissuto delle persone che ci circondano non con superficialità, ma con premura e comprensione. Occorre lasciarsi animare dalla consapevolezza che gli eternamente malvagi e i perfettamente buoni non sono parte della nostra vita reale, fatta di uomini imperfetti perché veri.
Le tue stesse parole ci hanno ricordato più volte che il male è di questo mondo. È vero, e tu ne hai sperimentato di persona la potenza devastatrice quando la tua vita si è come capovolta davanti alle crudeltà e ai tradimenti che hai dovuto subire. In questa situazione è successo a te quello che capita a tante persone che soffrono: hai perso il controllo. In breve tempo sei giunta a credere che rispondere al male con l’odio e la vendetta fosse la strada più sicura e più giusta per fuggire dalle tenebre che stavano avvolgendo la tua esistenza.
La malvagità però non ci appartiene. Osservandoti nella tua nuova veste di “cattiva” non sono mai riuscito a scorgere in te neppure un minimo barlume di felicità e realizzazione. Al contrario, come tutti i cattivi di questo mondo, apparivi sempre più vuota, sola, disperata. Osservando la piccola Aurora crescere in bellezza e bontà, ricordavi i tuoi anni più felici e ne avvertivi una sempre più forte nostalgia. Pian piano hai capito, e ci vuoi ricordare, che la malvagità non è mai una via di fuga, bensì una sorta di labirinto in cui, una volta entrati, si vaga affannosamente alla ricerca di un’uscita che sembra non esserci più.
Solo una via è capace di condurci fuori dal groviglio del male: l’amore autentico. Scagliando il maleficio contro la neonata principessa Aurora hai vincolato il suo scioglimento all’ormai celebre “bacio del vero amore”. In realtà anche tu, come tantissime altre persone, in quel momento eri convinta che esso fosse impossibile.
L’amore, quello autentico, sembra davvero essere merce rara. Non si lascia trovare nelle gesta dei principi azzurri e neppure permette di essere ridotto ad una sorta di emotività passeggera o alle tante forme disordinate di relazione a cui la tua vicenda è stata talora arbitrariamente associata. Esso tuttavia esiste, e, come anche tu ora sai bene, non smette di cambiare e salvare il nostro mondo e le nostre vite. Per fare questo, però, esige da parte nostra un coinvolgimento personale e totale.
Più di duemila anni fa, Gesù di Nazareth, il maestro mio e di tutti i cristiani, ci ha insegnato che l’amore più grande consiste nel dare la vita per i propri amici. E non si è limitato alle sole parole. Poco tempo dopo, lui, il Figlio di Dio venuto nel mondo per la nostra salvezza, ci ha “amati fino alla fine” e non ha esitato a morire sul legno della croce perché ogni creatura fosse liberata dal potere del peccato e della morte.
Sono convinto che ora anche tu non puoi fare a meno di essere d’accordo con Lui. Del resto la tua stessa vicenda, forse inconsapevolmente, testimonia la verità del suo insegnamento. Per poter salvare Aurora non hai esitato a mettere in gioco la tua vita accettando di esporti a mille pericoli e dolori che, per un momento, parevano averti sopraffatta. Eccolo qui il vero amore, quello che, attraverso un bacio sulla fronte, ti ha permesso di risvegliare la bella addormentata dal suo sonno profondo e te stessa dal torpore della malvagità in cui eri piombata.
Alla fine anche la tua vicenda ha avuto il suo lieto fine di cui tu stessa sei stata l’artefice. Sono convinto che questo sia stato il grande successo della tua storia, ben più importante dei milioni di incassi ottenuti dal film che la racconta.
Un giorno un ragazzino mi ha chiesto se anche tu sei andata in Paradiso. No, le fate non vanno in Paradiso, ma talvolta lo raccontano: il Regno dei Cieli è pieno di persone che, come te, hanno messo in gioco la loro vita per amare autenticamente. Grazie perché la tua storia, intrattenendoci per novantasette minuti, ci ricorda che è possibile.
fr Alessandro