Il dono nell’esperienza dell’uomo
Tra le esperienze più belle e strutturanti la persona umana, quella del dono riveste senza dubbio un rilievo particolare e decisivo. Al suo livello originario, il dono connota ciò che si riceve per libera iniziativa e deliberazione di un altro.
In tal senso il dono custodisce, a partire dalla relazione, qualcosa che sfugge al dominio ed alla padronanza del soggetto destinatario. Vi è qualcosa di eccedente nel dono, una realtà che supera la presa e qualsiasi tentativo di afferramento da parte di chi lo riceve: un’alterità lo caratterizza e gli assegna una qualità oggettiva indisponibile, che rifugge ogni riduzione strumentale.
Nel mentre che una realtà eccedente, inafferrabile ed invisibile connota ed innerva il dono in ogni sua dimensione, gli aspetti concreti, pratici e visibili del dono diventano lo “spazio” con i quali si può interagire e che fanno da confine, “superficie” in cui si separa ed al contempo si manifesta ciò che rimane assolutamente sfuggente ed imprendibile.
L’esempio del regalo è significativo: i colori ed i fiocchi che lo rivestono diventano immediatamente luoghi di confine, indicatori di qualcosa di ulteriore, generalmente atteso come bello e buono, che supera la materialità dell’oggetto ed ha la sua sorgente in una libertà altra, in una volontà di bene gratuita, non manipolabile.
Il modo particolare di collocare, gestire, usare ed aver cura del regalo ricevuto, da una parte attesta il riconoscimento di una realtà ulteriore che si è manifestata, contribuendo alla sua custodia, dall’altra diventa nuova “superficie”, terreno di transito e luogo proprio in cui il dono si offre ed estende la sua realtà eccedente nel tempo e nello spazio, a nuovi destinatari.
Più in generale, si consideri come nella vita l’uomo venga rimandato costantemente all’esperienza della gratuità e del dono, a motivo della sua continua dipendenza da altro e da altri. Le cose che giornalmente ed in tutta la sua esperienza riceve sono quantitativamente e qualitativamente incalcolabili: basti pensare a tutto ciò che gli permette di essere, di vivere e di agire (il corpo, l’aria, la luce, il cibo, la terra, i genitori, le relazioni parentali, sociali, religiose…).
Queste continue esperienze di bisogno-ricezione gli fanno toccare con mano il suo limite, le sue incapacità ed insieme lo dispongono a diventare destinatario di una gratuità che ha la sua origine in altro e supera le sue stesse possibilità ed attese. La cura (nei confronti di ciò che si riceve), l’attenzione (per la casa, l’abito, l’ambiente, il creato…) ed il rispetto (per il cibo, la famiglia, la società, i popoli…) non sono che l’attestazione di un dono che si è ricevuto e riconosciuto, nonché l’istituzione di un nuovo “spazio” che separa e insieme mette in relazione con l’eccedenza che lo connota.
Il dono di Dio
La fede biblico-cristiana supera ogni possibile dubbio in merito al tema del dono ed afferma con certezza che Dio è il Donatore primo ed originario di tutto ciò che ci costituisce e ci circonda. Egli è il Creatore di ogni cosa e tutto ciò che riceviamo è un Suo dono: ogni creatura ed elemento che ci dà vita si struttura come un dono che separa e custodisce, nel mentre che rende possibile un incontro con Lui e con la sua intenzionalità divina.
L’esperienza del cristiano è quella di colui che, a fronte di tutto ciò che incontra e riceve, riconosce la consistenza del dono e con esso la possibilità di vivere e relazionarsi continuamente con il Dio trascendente e Creatore di tutto l’universo.
Tutta la Sacra Scrittura non fa che attestare la varietà dei doni posti da Dio per entrare in relazione con l’uomo e che salvaguardano altresì la Sua assoluta trascendenza. È però nel Verbo di Dio fatto carne che si realizza il compimento della storia che il Dio creatore e salvatore intesse con l’umanità intera.
Cristo è il Dono più alto annunciato dai cristiani e che ogni uomo è chiamato a riconoscere: l’umanità del Figlio incarnato è ciò che più separa e custodisce l’alterità della natura divina, nel mentre che realizza la sua prossimità ed offerta più grande. Gesù è l’inviato del Padre che manda lo Spirito per renderci partecipi della comunione in seno alla Santissima Trinità.
Sostare entro i confini dell’agire e del corpo di Gesù di Nazareth significa ricevere la chiave di accesso per la comprensione e l’attualizzazione del Dono di Dio e della Sua volontà creatrice e salvatrice, nonché l’unico punto di vista per l’accesso alla verità piena di tutta la realtà e di tutta l’esperienza umana.
La Sacra Scrittura, i Sacramenti e la Chiesa sono l’attuarsi e l’attualizzarsi continuo del Dono di Dio nella storia, segni della Sua presenza/prossimità in Gesù Cristo che custodisce la differenza/distanza: in forza della loro concretezza, istituiscono quella materialità che fa da confine e mediazione, garantendo la massima custodia e la più alta vicinanza dell’intenzionalità divina, in piena continuità con ciò che si è realizzato e rivelato agli uomini in Gesù Cristo.
Dio ha donato agli uomini molti mezzi per instaurare un rapporto con essi, tra i principali ricordiamo: la Sacra Scrittura, il creato, i sacramenti, la preghiera e la comunità ecclesiale. Queste realtà ci trasformano rendendoci a nostra volta Suo dono: il nostro atto di relazionarci con tali realtà/mediazioni divine viene toccato dall’eccedenza del dono e diventa luogo in cui si onora il farsi prossimo del Donatore.