Condividi

«Quando nel giugno del 1970 uscì “Il quinto evangelo” […] a ogni prete o laico ecclesialmente impegnato in cui mi imbattevo, non riuscivo mai a indovinare se volesse abbracciarmi o prendermi a schiaffi»1.

Giacomo Biffi, nato a Milano il 13 giugno 1928 e morto a Bologna l’11 luglio 2015 fu ordinato presbitero dal cardinal Alfredo Ildefonso Schuster il 23 dicembre 1950. Il 7 dicembre 1975 fu nominato vescovo ausiliare di Milano da papa Paolo VI e fu fatto cardinale nel concistoro del 25 maggio 1985 da papa Giovanni Paolo II, mentre era già arcivescovo (dal 1984) di Bologna.

Una piccola curiosità è che fino al 1988 fu il porporato italiano più giovane. Invece un piccolo aneddoto riportato dal Resto del Carlino il giorno della sua dipartita è questo:

«È il 19 aprile 2005, secondo e ultimo giorno di votazioni. Dopo il terzo scrutinio del conclave, il secondo di quella mattina, i cardinali elettori tornano in pullman nella Casa Santa Marta dove risiedono in quei giorni. Li attende il pranzo e un breve riposo nelle loro stanze prima di far ritorno nella Cappella Sistina per la votazione che sarà definitiva e alla quale seguirà l’annuncio al mondo dell’avvenuta elezione del nuovo Papa. Ed è proprio durante quel pasto frugale che Biffi, molto innervosito, si sfoga con un confratello: “A ogni votazione ricevo sempre un solo voto. Se scopro chi è che si ostina a votarmi giuro che lo prendo a schiaffi”. “Cosa Eminenza?”, gli domanda perplesso il confratello. “Sì, ha capito bene, Eminenza”, replica Biffi. “Giuro che lo prendo a schiaffi”. Al che il porporato lo guarda perplesso e gli spiega: “Eminenza, ormai è chiaro chi stiamo eleggendo come nuovo Papa ed è anche abbastanza evidente che questo candidato abbia scelto di votare per lei. Quindi se vorrà ancora mantenere il suo proposito sarà costretto a prendere a schiaffi il Papa”. Biffi rimase senza parole: Ratzinger aveva deciso di votare per lui»2.

Questo aneddoto qui riportato ci dice qualcosa del temperamento del card. Biffi ed è una riprova del suo senso dell’umorismo sopra le righe e fuori dal comune.

Lo stesso cardinale Biffi nota come – all’epoca della prima edizione de Il quinto evangelo – il senso dell’umorismo non era obbligatoriamente richiesto per fa parte del Sacro Collegio. Convinti che spesso il senso dell’umorismo non manchi soltanto agli alti prelati, noi, con lo stesso spirito innocente e ingenuo, vogliamo riflettere su questo simpatico libricino che va contestualizzato nel periodo di fermento che sono stati gli anni ’60 del secolo scorso.

Fu un periodo di contestazione generale e su larga scala, nel quale anche la Chiesa non fu sottratta al dibattito. Anzi erano gli anni in cui si era appena concluso il Concilio Vaticano II (1959-65). Erano anni di contestazione di un presente che doveva rompere certi schemi desueti del passato, ma anche anni di grande fervore e interesse, di impegno politico e sociale. Periodo che, seppur con tutte le sue controversie, dimostrava una certa vitalità.

Tornando a trattare de Il quinto evangelo, il card. Biffi dice di aver ritrovato delle antiche pergamene datate al secondo secolo d.C. proprio durante un viaggio in Terra Santa offertogli da un fantomatico commendatore, suo amico di infanzia (Migliavacca commendator Giovanni per la precisione) e che sono state tradotte e commentate da lui stesso. Ovviamente è una finzione.

Probabilmente il commendator Migliavacca è l’emblema delle persone verso cui questo scritto è rivolto. Il personaggio del commendator Migliavacca, infatti, «ha poche ma ben definite convinzioni sociali, per esempio: è un cattolico convinto ed è milanese. Proprio nella sua città è riuscito a farsi una posizione negli anni del grande boom economico del primo ventennio del dopoguerra democristiano. Forse è cattolico proprio per questo. Infatti: i preti devono interessarsi solo di quel che succede in chiesa, ma anche in chiesa non devono proibire di cantare l’Ave Maria durante il matrimonio della sua “bambina”, perché lui “paga”.

Se il Milan vince il campionato, i frati di Padova ricevono un assegno di sei cifre. Rispetta tutte le opinioni, tranne quelle dei sindacati e dei tifosi dell’Inter. Rispetta gli animali, i preti, i carabinieri, a patto che restino tutti a una certa distanza»3.

È con questo escamotage letterario, frutto della sua brillante fantasia, che Biffi ha tratto Il quinto evangelo, ribaltamento goliardico e spiritoso degli insegnamenti evangelici. Potremmo sintetizzare così il concetto di questo ribaltamento: «Ciò che i credenti cristiani non dovrebbero fare ma che invece purtroppo fanno, oppure, ciò che i credenti cristiani non dovrebbero mai pensare, ma che invece purtroppo pensano».

Eccone qui riportato un breve passo con commento dello stesso Biffi:

«FRAMMENTO 23

Se vuoi entrare nella vita eterna, osserva i dettami della tua coscienza.

(Quinto evangelo)

Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti.

(Matteo 19,17).

Questo frammento formerà senza dubbio la gioia dei moralisti contemporanei, i quali tendono ogni giorno di più a semplificare il loro compito con l’appello alla coscienza del singolo.

L’imperativo morale è perfettamente semplificato: – sono leciti i rapporti prematrimoniali? Segui la tua coscienza; – come devo compilare la denuncia dei redditi? Segui la tua coscienza; – mi è lecito compiere un aborto, se ho già tre figli da mantenere? Segui la tua coscienza. La quale non va affatto informata, ma solo seguita.

Anche colui che ha preso l’abitudine di avvelenare di tanto in tanto le proprie zie per ottenerne in anticipo l’eredità, al funerale della quarta troverà che la sua coscienza, come la zia, non ha nessuna protesta da fare»4.

L’intento del cardinale è chiaro. Invertire le parole del Vangelo per cercare di creare un “nuovo” scritto che non si potrà definire sacro oppure ispirato, come lo è la Sacra Scrittura e come il Magistero della Chiesa la interpreta e ci consegna. Il risultato è un testo che sembra essere scritto dal “mondo” stesso.

Un evangelo che perde quindi del suo significato, infatti “evangelo” in greco antico significa: Buona Novella. Questo testo che sembra essere stato scritto da qualche fedele non proprio attento alla dottrina, potremmo intitolarlo appunto: “La Cattiva Novella”.

L’intento, quindi, è quello piuttosto di far riflettere i cristiani contemporanei e di toccare alcuni punti dolenti della spiritualità in crisi vissuta nei nostri giorni.

Lo stesso Biffi temeva, però, di essere tacciato per questo suo scritto come un tradizionalista o un becero moralizzatore. In verità con la stessa cattiveria di chi taccia le persone attraverso un giudizio parziale e frettoloso, leggendo per intero questo libro, lo si potrebbe accusare dell’esatto opposto, ovvero di essere troppo incline al dialogo con il mondo contemporaneo, un mondo contemporaneo che sembra ormai irrecuperabile. E invece, è proprio questa appassionata voglia di trasmettere i valori cristiani che vogliamo salvare e far nostra del cardinal Biffi. Certamente i temi toccati ne Il quinto evangelo dovrebbero essere trattati e approfonditi attraverso una miriade di altri testi più seri e accademici.

Tuttavia, come già detto ma lo ribadiamo, l’intento non è quello di scrivere un’opera critica della situazione sociale del nostro tempo. Biffi aveva l’intelligenza e la capacità di scrivere un saggio critico di svariate centinaia di pagine sulle tematiche più scottanti della società. Ma come a volte alcune persone fanno, cioè lanciano provocazioni e boutade nei confronti della Chiesa Cattolica e della sua dottrina, ugualmente fa Biffi nel cercare di far riflettere i fedeli (ma non solo), su come andrebbe vissuta la Fede, e non uno stile di vita che propone il mondo. E tutto questo in meno di cento pagine. Invertendo i concetti cristiani con un metodo il quale non mi riesce meglio descrivere se non con la parola “graffiante”, aiuta a far riflettere ognuno di noi su come vivere la propria fede facendoci anche sorridere.

Per chi fosse interessato: Biffi G., Il quinto Vangelo, ESD Bologna 2007, 96 pp., € 8, acquistabile qui: https://www.edizionistudiodomenicano.it/prodotto/il-quinto-evangelo/

1 Biffi, G., (2008). Il quinto evangelo, Bologna: ESD, p. 7.

2 https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/morto-arcivescovo-emerito-giacomo-biffi-1.1136939, conusltato in data 3/11/2022.

3 Cfr. Biffi, G., (2008). Il quinto evangelo, Bologna: ESD, p. 14-15.

4 Ivi, p. 67-68.

Non perderti nessun articolo!

Per restare sempre aggiornato sui nostri articoli, iscriviti alla nostra newsletter (la cadenza è bisettimanale).

Sono fra Andrea Cavallo, nato a Bordighera il 5 Marzo 1992. Ho scelto l'Ordine dei Predicatori perché dalle mie parti, a Taggia, c'è un convento dove si organizzavano ritiri spirituali ai quali partecipavo. Oltre alla quiete e alla pace mi ha attirato la ricerca della Verità, quindi di Cristo e la Sua predicazione.