fr. Giuseppe Filippini
Il cielo del prigioniero
La realtà è che il dolore che sperimentiamo in questa vita si fonda su elementi finiti, corruttibili, per cui anche la sua azione non può che condividere tale finitudine. Questa conclusione dovrebbe dare speranza e gioia a tutta l’umanità, orientando i cuori alla necessità di quel qualcosa di stabile ed infinito che, anche se ignoto alla ragione, viene sempre desiderato con fanciullesca semplicità dal cuore. Eppure molti vivono in una realtà ben diversa, in mondi piccoli e cupi dove il male, una semplice privazione, riesce a sembrare infinito, illimitato, totalizzante.
Il demone meridiano
Questo fu il primo peccato di Davide, quel seme che, nell’attecchire, aveva preparato tutta l’orrenda fioritura di morte che conosci. La stanchezza per quella Legge, per quel Dio che gli appariva così distante da ogni immediata necessità, fu in grado di trasformare la paterna mano del Signore nell’opprimente presenza d’un padre sopravvissuto alla sua utilità.
I volti della guerra
Ecco che quindi l’ermeneutica storica proposta da Corti si rivela per quello che è: una vera e propria teologia della storia capace di leggere le vicende dell’umanità alla luce di una guerra avente il cuore degli uomini come terreno, un Serpente Antico come nemico e la vittoria di Cristo come sola conclusione. Qui sta la vera genialità del romanzo: nel presentare con chiarezza i diversi volti delle teste del dragone, le differenti corone di cui s’adorna, evidenziando ogni volta come sempre uguale e disperato sia il loro ghigno.
Mater gloriosa
In fondo l’amore è proprio questo, e le mamme ne sono maestre: si tratta di silenziare l’io e di gioire con il creato per la semplice esistenza di un’altra anima, un’altra creatura dotata di quel dono che anche le galassie c’invidiano, cioè il poter amare Dio.
L’intollerabilità del male
È possibile che molte delle atrocità che tolleriamo si nutrano dell’asetticità con la quale entrano nella nostra quotidianità?
Il fantastico viaggio del Predicatore
L'opera che vorrei proporvi è “Andata e ritorno. San Domenico, la stella del vespro: il suo carisma e la sua eredità”, scritta da fra Davide Pedone OP, priore del Convento Patriarcale di san Domenico a Bologna.
Il secondo silenzio
Il santo Triduo è per noi un differente tipo di silenzio: non più quello penitenziale, che si fa ascolto di un sussurro troppo spesso ignorato, ma quello umile e contemplativo dello schiavo che, finalmente conscio della propria debolezza, attende il gratuito beneficio del padrone.
Solo per gli altri e solo dagli altri
Si trattava di uno snello volumetto dall’evocativo titolo La solitudine dell’anima1, scritto nel 2011 dal professor Eugenio Borgna, psichiatra e docente in Clinica delle malattie nervose e mentali all’Università di Milano.
Lieti anche nel dolore
Chiunque abbia familiarità con le Sacre Scritture, specialmente con l’Antico testamento, sa bene che nella concezione popolare ebraica, all’epoca di Gesù, si compiva un’indebita e diretta associazione fra male spirituale e male fisico, fra peccato e sofferenza corporale...