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Ma voi pregate sempre? E come fate?” Trovo che queste siano delle domande veramente imbarazzanti. Spesso chi incontra un religioso in abito, ha come l’impressione, almeno così mi pare, di incontrare un marziano e così è inevitabile che faccia domande.

Quelle sulla preghiera sono fra le più interessanti, perché, almeno così mi pare, obbligano a riflettere seriamente su quello che diciamo e quello che facciamo. Una volta mi è capitato di rispondere così: “Cerco di essere fedele alla preghiera in due modi: essendo fedele all’impegno ed essendo fedele al tempo della preghiera”.

Questo non vuol dire che baso tutto su uno sforzo di volontà, altrimenti sarei sconfitto in partenza. Chi ci racconta che ‘volere è potere’ e basta, non ce la racconta giusta. Da solo il volere non basta. E allora sapete che cosa mi aiuta ad essere fedele nella preghiera, al netto di qualche caduta, qualche tiepidezza, qualche pigrizia, che pure ci sono? È l’amore.

Mi sono reso conto che, nel corso della mia giornata, spesso riesco a trovare del tempo da perdere, per fare cose che non sono affatto necessarie, ma lo trovo. Allora come faccio a non trovare il tempo per chi amo? Ecco come faccio: penso a chi amo, per dirla con il salmista, amo il Signore perché ascolta la mia preghiera, amo il Signore che è morto in croce anche per me, amo la sua Chiesa, perché è il sacramento e il proseguimento della sua azione di salvezza.

Allora quando si ama, quando è importante, il tempo si trova. Non sono fedele alla preghiera perché sono perfetto – altrimenti la fedeltà sarebbe solo una pia illusione –, non sono fedele alla preghiera perché riesco a impormelo: sono fedele alla preghiera perché non riesco a farne a meno. Mi sono anche convinto che è nella ferialità, nella normalità, con la perseveranza, che si coltiva l’amore: giorno dopo giorno, come tutte le relazioni, anche quella con Dio ha bisogno di cura.

Poi può anche darsi che qualche giorno sia un po’ distratto: lo studio, la vita di comunità, gli impegni. Può anche darsi che non dica proprio il rosario come dovrei, ma il tempo lo faccio uscire fuori, anche quando non ce l’ho: essere fedeli all’impegno vuol dire cercare di stare davanti a Dio, che è sempre fedele, essere fedeli nel tempo, vuol dire che almeno un’ora al giorno di preghiera personale, che si aggiunge a quella comunitaria (ci riuniamo tre volte al giorno) e alla Santa Messa, deve saltare fuori.

Non importa come, magari a fine giornata, recitando la preghiera di compieta, cascando dal sonno, magari a inizio mattinata, rinunciando a qualche attività, ma dando a Dio la primizia della giornata. Non importa molto quando, ma quando si ama, il tempo si trova, anche quando non si ha voglia o si fa fatica. Altrimenti è bene a chiedersi se si ama davvero.


Riconoscimenti per le immagini: per la copertina, Praying in Lourdes, foto di Fr. Lawrence Lew op.

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Frate domenicano, appassionato di San Tommaso e San Paolo e di troppe altre cose. Serio ma non troppo. Mi piacciono i libri, i gatti e imparare da quelli che sanno più di me. Per contattare l'autore: fr.giovanni@osservatoredomenicano.it