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“Per chi sogna nuovi gerani”

Anagramma di Giovannino Guareschi, questo è l’arguto titolo della sua autobiografia. L’autore della fortunata epopea di Don Camillo e Peppone, futuro campione della propaganda antisocialista e anticomunista, nasce per ironia della sorte nell’edificio della Cooperativa socialista a Fontanelle di Roccabianca, nel parmense, il primo maggio 1908.

Il suo esordio nel mondo dell’informazione si colloca nel 1936, allorquando l’editore milanese Rizzoli gli offrì il posto di redattore presso la testata Bertoldo: lì venne fuori il suo notevole talento di giornalista e disegnatore.

Nel 1943 fu internato dai nazisti in un lager in Polonia fino al 1945: di tale tremendo periodo riferisce con gran lucidità nel suo Diario clandestino, stilato a fine conflitto sulla base delle annotazioni compilate durante la prigionia; ebbe poi a sperimentare pesanti conseguenze a seguito del processo intentatogli dal presidente del consiglio De Gasperi nei primi anni Cinquanta per diffamazione.

Quest’ultima amarissima vicenda non poté comunque offuscare il ruolo principe che dalle colonne del settimanale Candido – di cui era stato cofondatore nel 1946, e su cui a partire dal 1948 uscirono a puntate i racconti di Mondo piccolo, ove compaiono don Camillo e Peppone – Guareschi ricoprì nella tenace battaglia a suon di articoli e vignette contro il Fronte Popolare, in vista delle prime elezioni politiche repubblicane del 18 aprile 1948, vinte dalla Democrazia Cristiana che si accaparrò da sola circa il 48,5% delle preferenze, record a tutt’oggi imbattuto. Guareschi si spense il 22 luglio 1968 a Roncole di Busseto.

Il ciclo di don Camillo: cronologia, temi e fortuna letteraria

Tra gli scritti di Guareschi, particolare attenzione meritano i tre che raccontano del parroco e del sindaco “della Bassa” e della loro gente, pubblicati mentre era in vita: Don Camillo (1948), Don Camillo e il suo gregge (1953), Il compagno don Camillo, romanzo del 1963, dedicato a papa Giovanni XXIII e ai quasi trecento preti emiliani assassinati durante (e dopo) i sanguinosi giorni della liberazione.

Ad essi vanno aggiunte varie raccolte di racconti con protagonisti don Camillo e Peppone uscite postume a cura dei figli di Guareschi, tra cui molto note: Ciao, don Camillo (1996), Don Camillo della Bassa (1997), oltre al romanzo Don Camillo e don Chichì (1996).

Potremmo dire che questi scritti costituiscono un resoconto molto accurato del clima, a noi ormai tanto estraneo, dell’effervescente Italia post bellica.

All’interno di questa cornice, si innesta una riflessione tenace e acuta sulle domande fondamentali dell’esistenza: poste da gente semplice ma non priva di grandi desideri. Traspare dalle pagine guareschiane tutto il desiderio di pace e benessere che animò il secondo dopoguerra italiano, non senza un riferimento esplicito – incarnato nelle due fondamentali scelte di vita cristiana o “comunista” – alla ricerca di un senso della storia tanto universale quanto personale.

Guareschi, nel suo cattolicesimo convinto, con linguaggio piano ma arguto, stila delle pagine toccanti soprattutto quando riferisce dell’intimità di don Camillo: i suoi pensieri, le sue titubanze, anche i suoi errori, tutto vissuto sotto lo sguardo vigile e affettuoso del Cristo (così felicemente reso anche nella versione cinematografica!).

Attraverso la scaltrezza e l’ottimo senso pratico di don Camillo, Guareschi ci presenta una Chiesa davvero incarnata in un luogo e in un tempo concreti: attenta alla voce della sua gente, gente provata dagli orrori della guerra, infiammata da un desiderio di pienezza di vita, che, come l’autore lascia ben intendere, in Cristo trova compimento.

Il cammino verso Dio per alcuni è tanto irto: in don Camillo, nella sua instancabile opera, vediamo un riflesso della pazienza di Dio. Egli non si scoraggia, non cessa di bussare alle porte del cuore anche del più fervido “rosso” della parrocchia.

I personaggi guareschiani poi non sono né manichini ingessati né tantomeno macchiette: sono personalità delineate con sapienza, coi loro drammi, le loro gioie e miserie. Questo a dispetto del fatto che, sovente, Guareschi sia stato annoverato dalla critica tra gli autori di farse, forse anche a causa delle versioni cinematografiche che, pur non essendo in sé banali, tendono a semplificare e smorzare certi quadri introspettivi che fanno la vera ricchezza e la vera forza dei personaggi guareschiani, ben più che le battaglie politiche talora eclatanti.

Nell’ultimo libro composto, Don Camillo e don Chichì, l’autore tratteggia anche un altro tema scottante: il rapporto tra Chiesa e mondo, nel contesto di un accresciuto tenore di vita (il piano Marshall ha frattanto lasciato il posto al boom degli anni Cinquanta), e, in relazione a ciò, il senso e le modalità della presenza ecclesiastica. Temi che sarebbero stati ampiamente discussi durante il Concilio Vaticano II e variamente declinati nella pratica durante i turbolenti anni che seguirono la grande assise cattolica.

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Nato tra le maestose giogaie trentine nel maggio 1996, cresciuto tra i boschi e campi di un grazioso paesino dell’alta Valsugana (sì, quella della canzone degli alpini…), dopo la maturità scientifica, indeciso se entrare in seminario diocesano, si orienta infine alla vita claustrale delle bianche lane. Ha emesso professione semplice nel settembre 2019 e attende ai filosofici studi.