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L’uomo ha bisogno di poche cose nella vita, fra queste vi è di sicuro una bussola per orientarsi nella storia, qualcosa che gli indichi sempre la Volontà di Dio. Essa si mostra soprattutto nella Scrittura, specialmente dei Vangeli, che sono il suo apice. Il problema, però, che ogni inesperto lettore può aver riscontrato (noi almeno sì!) nella lettura della Scrittura è che non è sempre immediato saper comprendere quale sia la direzione della Sua Volontà nella nostra vita. Per aiutarci a comprendere quale sia la via migliore da seguire nella nostra vita e come possiamo incontrare Cristo anche oggi, nonostante siano passati duemila anni, ci affidiamo al magistero ordinario e straordinario della Chiesa.

In questo senso, riteniamo che il lavoro di Gianfranco Venturi possa essere davvero prezioso. Egli ha preso il Vangelo più sintetico della Bibbia, un testo straordinariamente denso, dove Cristo appare spesso imprevedibile. A fianco di esso ha confezionato una raccolta di numerosi interventi di Papa Francesco. Essi non si limitano unicamente al periodo del suo pontificato, ma attingono anche al periodo precedente, mostrandone in un certo senso la continuità. Ovviamente il curatore non riporta interamente ogni scritto del Santo Padre, ma soltanto ciò che ritiene più importante per poter avere una chiave interpretativa del brano evangelico. Questo a nostro avviso è estremamente utile per tre motivi: innanzitutto il commentario al Vangelo è per lo più costituito dal magistero ordinario del papa, il quale può essere più intelligentemente letto alla luce delle Scritture a cui si riferisce e queste ultime alla luce di quell’insegnamento pontificio che ha il compito di custodirle. In secondo luogo, essendo il magistero del pontefice attuale, per quanto filtrato dal curatore, si può nutrire la speranza di vedere come oggi lo Spirito ci stia facendo crescere verso la verità sulle spalle del papa. In ultimo, il magistero dell’attuale papa potrebbe sembrare a volte un po’ difficile da seguire a causa della particolare lunghezza negli scritti. Tuttavia, l’opera proposta da Venturi indirettamente risolve questo problema, infatti per noi è molto vantaggioso che qualcuno di esperto selezioni quanto vi è di più pregante e incisivo, in relazione al vangelo di Marco, negli scritti del Santo Padre. Questo permetterà di poter intendere immediatamente il cuore di quanto vuole affermare il papa senza perderci nella moltitudine delle parole.

Inoltre, vogliamo avvertire il lettore di due cose: sarebbe scorretto aspettarsi da quest’opera un commento esegetico-critico o una lectio divina continuata. Si tratta piuttosto di un commentario dai toni diversi che vuole far cogliere come il Vangelo ravvivi e rischiari le varie situazioni personali ed ecclesiali di oggi. Un vangelo che duemila anni fa come oggi «parla al suo popolo e a ciascuna persona, nessuna esclusa, credente e non credente, buona o cattiva per il compiersi della Parola nella sua persona e nel contesto in cui vive»1. Pertanto, lo scopo del curatore dell’opera è quello di proporre una lettura spirituale e pastorale del Vangelo di Marco a partire dai frammenti raccolti e qui disposti secondo il susseguirsi dei capitoli.

Il filo conduttore che è stato scelto per quest’opera è quello suggerito dallo stesso pontefice nella lettera A chi non crede, indirizzata a Scalfari: «La domanda che più volte ritorna nel Vangelo di Marco: Chi è costui che…? E che riguarda l’identità di Gesù, nasce dalla constatazione di un’autorità diversa da quella del mondo, un’autorità che non è finalizzata a esercitare un potere sugli altri, ma a servirli, a dare loro libertà e pienezza di vita. E questo sino al punto di mettere in gioco la propria stessa vita, sino a sperimentare l’incomprensione, il tradimento, il rifiuto, sino d’essere condannato a morte, sino a piombare nello stato di abbandono sulla croce»2.

Il Vangelo, in tal senso, non serve semplicemente a consegnarci la perla di una parola buona con cui affrontare l’impatto soverchiante della vita che ogni giorno ci viene incontro. Non è questo il suo scopo (sebbene possa svolgere anche questo compito). Il Vangelo intende farci conoscere Cristo attraverso la vita; intende farcelo incontrare attraverso una parola vivificante e concretissima. A questo proposito ci colpisce il culmine del Vangelo di Marco. Il grido di Gesù…

Ma Gesù, dando un forte grido, spirò”. Ecco la passione di Cristo è conclusa! Egli ora giace privo di vita sulla croce. Tutte le sue opere, tutto il suo insegnamento paiono venir inchiodati con Lui. Il “Re dei Giudei” è morto e con Lui tutta la speranza che portava con sé! I suoi discepoli sono quasi totalmente dispersi, fuggiti in preda alla paura; le poche persone rimaste sotto la croce piangono amaramente e non possono essere consolate.

Questo ultimo grido di Cristo ha concluso tutta la Sua storia, tutta la Sua opera: tra poco tutti si sarebbero dimenticati di Lui, come si erano già dimenticati di tutti quei “messia” che avevano preceduto Gesù. Così dovevano pensare i farisei. Essi dovevano essere particolarmente soddisfatti, sembrava loro di aver finalmente vinto. Quell’agitatore di folle, quel “bestemmiatore” che si proclamava Dio, era stato finalmente sconfitto: giaceva senza vita appeso ad una croce. Ora, si poteva tornare tranquillamente alle occupazioni quotidiane, alla preparazione della Pasqua senza più temere Gesù.

Eppure, proprio mentre stavano rimuginando tutti questi pensieri, un profondo silenzio scese su tutta la terra e un fatto dovette scuotere la loro sicurezza: «Il velo del tempio si squarciò in due, dall’alto in basso. Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!» (Mc 15, 39).

Era appena morto! Un silenzio, squarciato soltanto dal dolore dei presenti, rivestiva il Golgota; eppure, in quel momento un uomo, un pagano, aiutato dallo Spirito Santo, lo riconobbe come Dio: «Gesù pagò per me! E questo lo può dire ognuno di noi. Se oggi noi abbiamo speranza è perché egli pagò. Forse, come quel simbolo pagano di ogni incredulità, quel centurione pagano che stava ai piedi della croce, ognuno di noi deve proclamare: “Questi è il figlio di Dio che mi ha salvato”»3.

Il Vangelo di Marco in questo punto continua a sorprenderci sempre, perché non furono tanto gli avvenimenti naturali che avvennero subito dopo la morte di Gesù a muovere il centurione a confessare la sua fede, ma fu semplicemente il modo con cui Gesù spirò. Fu quel volto sfigurato dal dolore e dalle ferite, quell’uomo scheletrico e straziato, quel corpo esanime a convertire il cuore di quel centurione: “Nel fallimento della croce si vede l’amore, questo amore che è gratuito, che Gesù ci dà. Parlare di potenza e di forza, per il cristiano, significa fare riferimento alla potenza della croce a alla forza dell’amore di Gesù4 e ancora: “la santità regna dalla croce, regna la riconciliazione con Dio. Egli ci ha riconciliati con Dio.5

Papa Francesco, Marco. Il vangelo del segreto svelato, cur. Gianfranco Venturi, Editrice San Paolo, 2017, 25 euro.

1 Gianfranco Venturi, Introduzione. Marco. Il vangelo del segreto svelato, cur. Gianfranco Venturi, Editrice San Paolo, 2017, p. 8

2 Ibi, p. 9

3 Papa Francesco, Marco. Il vangelo del segreto svelato, cur. Gianfranco Venturi, Editrice San Paolo, 2017, p. 495

4 Ibi, p. 489

5 Ibi, p. 496

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Fra Paolo Maria Ignazio Zauli, nato a Bologna nel 1998, diplomatosi al liceo scientifico, ha emesso nel settembre del 2019 la professione semplice nell’Ordine dei Frati predicatori. Attualmente studia filosofia presso lo Studio Filosofico Domenicano.