È possibile che la soluzione ad una tremenda sciagura sia una risposta piccola e fragile?
Verso la fine dell’anno liturgico, in preparazione al tempo di Avvento, uno dei Vangeli che la Liturgia ci proporrà sarà questo:
«In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “[…] Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”»1.
Tutto potevo immaginavo a parte questo come preparazione spirituale alla nascita di Gesù bambino. Nel Natale del Signore, infatti, manca questa potenza, manca l’uomo forzuto che brandendo un bastone scende dalle nuvole nella ricchezza delle armature degli eserciti celesti.
Questo piccolo brano del Vangelo può essere interpretato non come una manifestazione di forza, bensì come una chiave di lettura alla nascita di Cristo, alla Sua manifestazione e all’inizio dell’anno nuovo!
Per comprendere bene dobbiamo tornare molto indietro, cercando aiuto nella vita del profeta Elia.
Questi, dopo aver sconfitto i profeti del dio Baal, è minacciato di morte e fugge nel deserto. Sentendosi abbandonato da Dio si dispera sotto una ginestra desideroso di morire, ma un angelo del Signore lo cura e gli dona la forza necessaria per il cammino verso il monte Oreb, dove incontrerà l’Onnipotente.
Mettendo in parallelo i grandi segni funesti e lo sconvolgimento degli uomini del Vangelo di Luca con la storia di Elia, si comprende che bisogna modificare il nostro punto di vista.
Tutto quello che ci accade, soprattutto se spiacevole, ci logora nel profondo, mutando la nostra percezione. È in questi momenti che il Signore si fa presente e ci chiede di sollevare lo sguardo verso la mano che ci tende, non solo per aiutarci in una singola difficoltà, ma per portarci a lui.
L’«alzati e mangia»2 dell’angelo è l’imperativo che scuote e richiama la nostra attenzione. Elia, arrivato al monte Oreb, si rifugiò in una caverna in attesa del Signore:
«Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco, venne a lui una voce che gli diceva: “Che cosa fai qui, Elia?”»3.
Di nuovo la sorpresa dell’Altissimo: il sussurro di una brezza leggera. Il Signore ci dona la scossa risoluta per distoglierci dal male che sentiamo, ci fa sentire la sua presenza accarezzandoci e ci fa una domanda la cui risposta è assolutamente ovvia: «Non farmi sentire male!»
Ancora una volta la semplicità e la delicatezza sono disarmanti e sembra che la vera domanda sia: «Sono qui con te, cosa vuoi di più?».
Allo stesso modo nel Vangelo si vuol sottolineare che la nostra liberazione è vicina, che siamo obbligati ad alzare lo sguardo dalle nostre mani inoperose per volgerle al cielo, non verso un’arma potente ma all’arrivo di un piccolo bambinello.
Non siamo soli in questa ricerca di bene e non siamo abbandonati. Il profeta Isaia, nella lettura dell’Epifania del Signore, dirà:
«Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te»4.
Da molti luoghi e in diversi modi il Signore richiama a lui; i tre Re sono venuti da lontani paesi seguendo una stella “semplicemente” per adorare quel Bambino, per sentire quel «Sono qui con te, cosa vuoi di più?».
Ecco cosa dona sempre l’Avvento: una scossa dal lungo anno trascorso e la certezza che non saremo mai lasciati soli.
In questo nuovo anno lasciamo indietro i ricordi passati e seguiamo i magi che:
«Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono.»5
1 Lc 21, 25-28.
2 1 Re 19, 5.
3 Cfr. 1 Re 19, 11–13.
4 Is 60, 1.
5 Cfr. Mt 2, 10–11.