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Tu vai incontro a quanti praticano la giustizia
e si ricordano delle tue vie.
Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato
contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.
Siamo divenuti tutti come una cosa impura
e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia
tutti siamo avvizziti come foglie,
le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento (Is 64, 4-5)

Il periodo natalizio è finito e, come dicono gli anziani, «l’Epifania tutte le feste porta via». Sono ricominciate, o stanno per ricominciare, tutte le attività ordinarie in un nuovo anno, lasciandoci la nostalgia delle feste passate e un po’ di stanchezza nella ripresa.

Dati i presupposti, l’ultima cosa di cui una persona ha bisogno è una meditazione con questo titolo; mi giustifico subito quindi per evitare che il lettore chiuda immediatamente la pagina e pianga: questa riflessione vuole essere uno sprone e una prospettiva per alleggerire l’anno appena iniziato.

Contesto del brano

Per comprendere bene come arrivare alle foglie è necessario partire dal testo. Mi sono basato sulla lettura e meditazione di due capitoli del libro di Isaia in cui si scorge un dialogo tra il profeta e l’Onnipotente.

Il capitolo 63 si apre con l’apparizione di un guerriero in “vesti tinte di rosso”: è Dio che si presenta così subito dopo aver sconfitto gli Edomiti, un popolo che aveva maltrattato Israele in occasione della presa di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor.

Dio si mostra come solitario e valoroso difensore contro l’ingiustizia e ricorda la sua presenza nella storia di Israele partendo dal suo servo Mosè e sottolineando come, nonostante tutte le azioni a favore del popolo eletto, «essi si ribellarono e contristarono il suo santo spirito»1.

Il grido di Isaia si eleva confessando a Dio la sua iniquità e quella del suo popolo, ricordando, fra le lacrime, che solo Lui è Padre e Redentore2.

Siamo diventati come coloro
su cui tu non hai mai dominato,
sui quali il tuo nome non è stato mai invocato.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Davanti a te sussulterebbero i monti.
3

L’essere foglia

Nel capitolo successivo è come se Isaia si mettesse in ginocchio davanti a Dio con una mano piena della riconoscenza verso di Lui e mostrando nell’altra la piccolezza della propria situazione.

Il profeta descrive molto chiaramente la situazione di precarietà in cui ci troviamo e l’esempio della foglia è forse il più calzante.

La foglia, semplificando, è collegata al ramo in due modalità: una più forte che mantiene le due strutture connesse ed una più interna che è utilizzata per il trasporto delle sostanze nutrienti, della linfa.

L’albero, in autunno, per via della diminuzione della luce e dei nutrienti è obbligato a risparmiare la linfa per le parti strutturali lasciando la foglia senza nutrimento. Quest’ultima perciò si raggrinzisce e perde vitalità ma non il collegamento all’albero. Solo il vento può staccarla disperdendola per sempre.

L’albero al quale noi siamo saldamente legati è Cristo che in tutte le stagioni del mondo ci dona la linfa vitale necessaria; siamo noi tuttavia che, liberamente, la rifiutiamo e ci chiudiamo piano piano al nutrimento che viene da lui.

Rimaniamo soli, legati solo per inerzia ad una fede resa vuota e scarna. La nostra nuova leggerezza ci fa sballottare nelle intemperie del mondo, facendoci sentire sempre più deboli e lontani dalla fonte della vita. L’unico collegamento che ci mantiene vicini a Cristo è la Chiesa che, forte della Fonte della Vita, non ci lascia se non siamo noi che ci stacchiamo da Lei.

Il ritornare vitali

Quanto sono forti le intemperie! Siamo diventati brutti e ci nascondiamo al volto del Signore. «Siamo divenuti tutti come una cosa impura e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia»4.

Vergognandoci, come i nostri progenitori, ci nascondiamo dal volto di Dio, cercando un piccolo anfratto dove vivere senza sentirne la nostalgia.

Si può vivere lontano da Dio concentrati su noi stessi, cercando di reggerci sulle nostre gambe, ma tutto quello che di buono possiamo fare senza di Lui non ci potrà mai salvare.

Il nostro campo visivo è talmente concentrato sulle avversità che chiediamo a Dio di manifestarsi per salvarci5.

Ma allora cosa è successo meno di un mese fa? Cosa abbiamo celebrato nel Natale, nell’Epifania e nel Battesimo di Nostro Signore Gesù Cristo?

I cieli si sono già squarciati facendo incarnare Cristo nella nostra carne6; le tenebre oscure dell’ignoranza sono state lacerate dalla luce di una stella7 e Dio stesso si è compiaciuto nel Battesimo di Suo Figlio8.

Il figlio di Amoz, parlando con Dio, ci spiega come ritornare a vedere descrivendoci come argilla9 che, impastata nelle sapienti mani dell’Altissimo, si trasforma da brulla terra ad immagine Sua.

La nostra povera materia, amalgamata con la linfa della Vita, ci rinvigorisce e apre i nostri occhi alle meraviglie di Dio.

E i venti scompaiono?

Capire di essere salvati nonostante le avversità non ce le toglie però da questa vita. I venti che minacciavano di farci cadere sono sempre in agguato ma la continua meditazione dei misteri che abbiamo celebrato ci mette in condizione di essere malleabili alla volontà di Dio e riposare tranquilli vicini a Gesù Bambino con Maria e Giuseppe che ci proteggono dalle intemperie.

Riprendiamo il tempo dell’ordinario e del lavoro “normale” con quello sguardo alzato allo spiraglio che ci collega all’infinito.

Come la foglia viva è nutrita e forte con la linfa, noi stiamo saldi nell’unica Chiesa e nutriti dai sacramenti.


1 Is 63, 10.

2 Cfr. Is 63, 15-16.

3 Is 63, 19.

4 Is 64, 5.

5 Cfr. Is 63, 19.

6 Cfr. Lc 1, 30-33.

7 Cfr. Mt 2, 10-11.

8 Cfr. Mt 3, 16-17.

9 Cfr. Is 64, 7.

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Nato nel 1990 nella provincia di Milano e ha compiuto gli studi superiori a Novara come perito chimico industriale. Conosce l’Ordine dei Predicatori nella grande arcidiocesi Ambrosiana nel convento di Santa Maria delle Grazie e inizia il percorso che lo porterà alla professione semplice il 15 settembre 2019. Una piccola descrizione per un grosso frate, piccolo in un ordine con dei giganti nella sua tradizione! Passo passo sta iniziando ad addentrarsi negli studi filosofici con l’aiuto dei grandi del passato e dei confratelli del presente.