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La liturgia è un gioco?

Quando chiedo ad un bambino quale sia il suo gioco preferito, difficilmente egli mi risponde che ama fantasticare di celebrare la Santa Messa. Eppure proprio questo singolare intrattenimento ha accomunato l’infanzia di tanti fanciulli, alcuni dei quali sono oggi considerati grandi esempi di vita cristiana e sacerdotale. Ricordiamo, per esempio, il grande Papa Benedetto XVI che nel 1934, settantuno anni prima dell’elezione alla Cattedra di Pietro, chiedeva a Gesù Bambino un vestito verde per poter fare il “gioco del parroco” insieme al fratello e ad altri piccoli amici.

La lettera mandata dal piccolo Ratzinger al bambino Gesù
La lettera mandata dal piccolo Ratzinger al bambino Gesù

Un simile intrattenimento, oltre all’ilarità di alcuni, potrebbe far sorgere non poche riserve nelle menti dei benpensanti. Come si può pretendere di ridurre a passatempo la fonte e il culmine della vita e della missione della Chiesa, dove da secoli Cristo continua l’opera della nostra redenzione?

Eppure, fin dagli anni venti del secolo scorso, non pochi studiosi hanno tentato di spiegare la Liturgia della Chiesa paragonandola ad un gioco. Un primo punto di incontro tra queste realtà si può trovare osservando che entrambe si svolgono sulla base di regole proprie e ruoli ben determinati. I giochi e le sacre azioni liturgiche sarebbero poi capaci di trasferire coloro che vi prendono parte in un mondo a sé stante, in un’oasi di libertà in cui rifugiarsi lasciando temporaneamente alle spalle le costrizioni e le angosce della vita di tutti i giorni.

Né solo regole, né puro svago…

Dobbiamo ammettere che in queste considerazioni qualcosa non torna. Se possono essere valide per un passatempo qualunque, difficilmente possono riguardare la preghiera della Chiesa. La liturgia non può, anzitutto, essere considerata la semplice applicazione di regole. Lo ha spiegato bene papa Pio XII nella sua lettera enciclica Mediator Dei affermando che “non hanno […] una esatta nozione della sacra Liturgia coloro i quali la ritengono come una parte soltanto esterna e sensibile del culto divino o come un cerimoniale decorativo; né sbagliano meno coloro, i quali la considerano come una mera somma di leggi e precetti con i quali la Gerarchia ecclesiastica ordina il compimento dei riti” [n. 21].

Pio XII benedice una bambina
Papa Pio XII benedice un bambino

Le sacre celebrazioni sono un incontro reale con il Signore che comunica la sua grazia ai fedeli di tutti i tempi e di tutto il mondo. Qui Cristo dona ristoro a quanti vengono a lui affaticati ed oppressi dal peso dei dolori e delle fatiche di ogni giorno. Il potere liberatorio della liturgia è tuttavia migliore e più fruttuoso di quello offerto dalla semplice e temporanea evasione dal reale. Il mistero di comunione che si attua nelle azioni sacre è capace di donare ai fedeli una luce sempre nuova per rendere le croci quotidiane occasioni propizie per progredire nel cammino spirituale e continuare a dare gloria a Dio nella vita di ogni giorno.

Regole ed evasione non sembrano quindi sufficienti per giustificare il paragone tra gioco e liturgia. Non è comunque il caso di lasciare definitivamente alle spalle questa originale intuizione.

Una considerazione interessante a riguardo ci viene offerta da Joseph Ratzinger, che dopo aver a lungo giocato a celebrare la Messa, ha fatto della liturgia un tema fondamentale del suo alto pensiero teologico.

… Ma pura beatitudine

Nell’opera Introduzione allo spirito della liturgia, pubblicato per la prima volta nel febbraio 2001, l’allora cardinale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, invita a considerare come “il gioco per i bambini appare in molti sui aspetti come una sorta di anticipazione della vita, un addestramento a quella che sarà la vita successiva, senza però comportare tutto il peso e la serietà di quest’ultima” (p. 9-10).

Benedetto XVI mentre comunica una bambina
Benedetto XVI dà la comunione a una bambina

Questa considerazione ci aiuta a ricordare che in ogni celebrazione liturgica la Chiesa, riunita nell’ascolto della Parola e nella comunione dell’unico Pane spezzato, pregusta ed anticipa la domenica senza tramonto. In quel giorno l’umanità intera troverà riposo contemplando il volto di Dio e lodando senza fine la sua misericordia.

Attraverso la logica dell’anticipazione, propria del gioco, siamo dunque condotti a ricomprendere la liturgia come preludio dei beni futuri, procuratici dal Signore nel suo Mistero pasquale.

Seguendo questa strada, sottolinea il cardinale Ratzinger, le celebrazioni liturgiche ci ricordano che noi tutti, davanti alla vita futura cui desideriamo giungere, dobbiamo riscoprirci bambini. E proprio questa è la strada che permette di passare dall’anticipazione alla realtà. Secondo la promessa di Gesù infatti, solamente coloro che sono rimasti come bambini entreranno nel Regno dei Cieli e saranno introdotti alla vita autentica, quella della libertà, dell’immediatezza con Dio e della totale apertura reciproca.

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Fr. Alessandro Amprino, secondo i documenti proviene da Torino, città dove è nato l’8 aprile 1991. Tuttavia, coloro che lo conoscono meglio sanno che preferisce definirsi originario di Cumiana, piccolo paese del Piemonte apprezzato nel corso dei secoli dai tanti forestieri che soggiornandovi vi hanno trovato “buon’aria, buon vino e gente umana”. Nell’ottobre 2012 inizia il suo cammino di formazione alla vita religiosa e sacerdotale sulle orme di san Domenico. Studente di teologia, si interessa in modo particolare di Liturgia. Il 1 giugno 2019 è stato ordinato Sacerdote. Consapevole che la Sapienza è un lauto banchetto imbandito da Dio per il suo popolo ha servito tra i banchi della scuola media Sant'Alberto Magno di Bologna come docente di Religione.