Condividi

“Dew”, foto di Susanne Nilsson (CC BY-SA 2.0).

La memoria del Beato Giacomo da Ulm, che il nostro Ordine celebra ogni anno l’11 ottobre, ha fatto risuonare ancora una volta nei nostri cuori e nelle nostre menti l’antifona prevista dalla Liturgia dei Vespri per i santi religiosi: “dove i fratelli si riuniscono a lodare il Signore, scende come rugiada la sua benedizione”. I frati domenicani riconoscono in questa bella espressione orante della fede della Chiesa un tratto fondamentale della propria spiritualità che fin dal principio ha segnato in modo significativo la loro vita e le loro tradizioni.

Una raccolta di aneddoti e leggende sulle origini e i primi passi dell’Ordine dei Predicatori, realizzata dal religioso Gerardo di Frachet intorno al 1260 e conosciuta come “Vitae fratrum”,aiuta a comprendere l’importanza e il significato profondo di questa realtà. In essa si racconta di come la Vergine Maria fu vista chinarsi dolcemente sui frati in preghiera e, durante il canto della Salve regina, passare ad aspergerli uno per uno con l’acqua benedetta. La Madre di Dio esprimeva in questo modo il suo compiacimento verso la devozione dei suoi figli e la loro preghiera comune, espressione per eccellenza dell’amore fraterno che i religiosi si donano vicendevolmente, esprimendo in questo modo il loro desiderio di servire ed amare il Signore. Al calar della sera la Vergine Maria assicurava poi ai frati la sua protezione materna nell’affrontare la notte. Essa, secondo un antico proverbio, non è amica dell’uomo, poiché egli è fatto per la luce. L’acqua benedetta che posandosi sul nostro capo nel giorno del Battesimo ci ha liberati dalle tenebre del peccato e ci ha ridonati alla luce di Cristo, ci ricorda come il Signore, unica nostra luce , ci protegga conto ogni forma di oscurità.

Ancora oggi i frati domenicani, e quanti si uniscono alla loro preghiera, concludono la giornata innanzi all’immagine della Madre di Dio e qui, mediante l’aspersione con l’acqua benedetta fatta dal sacerdote che presiede la Liturgia, ricevono quella salutare rugiada che il Signore promette ai fratelli che lo pregano con un cuor solo ed un’anima sola, come segno di benedizione, protezione e comunione capace di alimentare la vita di chi a Lui si affida.

Ogni libro della Sacra Scrittura è concorde nel presentare la rugiada che stilla dal cielo come un segno della provvidenza divina che dona agli uomini l’acqua, elemento fondamentale di sostentamento senza cui la vita non è possibile. Nel Libro della Genesi (27,28) il patriarca Isacco benedice il figlio Giacobbe con queste parole: Dio ti conceda rugiada del cielo e terre grasse e abbondanza di frumento e di mosto”. Allo stesso modo, la terra promessa che il Signore aveva destinato al popolo di Israele è ripetutamente presentata nel racconto anticotestamentario, come il luogo in cui gli israeliti potranno abitare tranquilli perché lì il cielo stilla la sua rugiada.

Riferendosi alla Scrittura, la tradizione cristiana considera la rugiada come immagine di Cristo, Figlio di Dio venuto nel mondo per condurre gli uomini alla salvezza. Per questo la Liturgia della Chiesa, durante il tempo di Avvento, prega con insistente fiducia: “Stillate dall’alto, o cieli, la vostra rugiada e dalle nubi scenda a noi il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore”.

Nel Signore Gesù, Verbo di Dio, trova pieno compimento la celebre espressione del profeta Isaia, che al capitolo 55 del suo libro paragona la parola divina alla pioggia ed alla neve che discendono dal cielo per irrorare la terra. Aspersi ogni sera dalla rugiada divina i frati predicatori consolidano la loro fede in questo grande mistero e rinnovano quotidianamente il loro impegno a vivere come autentici uomini evangelici che ardentemente desiderano procurare la propria ed altrui salvezza.

Non perderti nessun articolo!

Per restare sempre aggiornato sui nostri articoli, iscriviti alla nostra newsletter (la cadenza è bisettimanale).

Fr. Alessandro Amprino, secondo i documenti proviene da Torino, città dove è nato l’8 aprile 1991. Tuttavia, coloro che lo conoscono meglio sanno che preferisce definirsi originario di Cumiana, piccolo paese del Piemonte apprezzato nel corso dei secoli dai tanti forestieri che soggiornandovi vi hanno trovato “buon’aria, buon vino e gente umana”. Nell’ottobre 2012 inizia il suo cammino di formazione alla vita religiosa e sacerdotale sulle orme di san Domenico. Studente di teologia, si interessa in modo particolare di Liturgia. Il 1 giugno 2019 è stato ordinato Sacerdote. Consapevole che la Sapienza è un lauto banchetto imbandito da Dio per il suo popolo ha servito tra i banchi della scuola media Sant'Alberto Magno di Bologna come docente di Religione.