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“Ecco l’opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi”. Queste parole del Salmo 117, che la Chiesa canta nei giorni più solenni dell’anno liturgico, sono risuonate continuamente nella mia mente e nel mio cuore quando, nello scorso mese di luglio, ho varcato la soglia della Sainte Chapelle, edificata a Parigi intorno alla metà del XIII secolo per volere del re san Luigi IX. È stata anche l’occasione di appoggiarmi a “8 consigli + 1” che il mio confratello fr. Adriano ha offerto ai lettori del nostro sito per poter meglio gustare un’opera di arte sacra e così ho potuto immergermi per lungo tempo in questo santo luogo dove l’eterna misericordia divina e la maestria umana sembrano essersi date un “mistico appuntamento”.

“Ecco l’opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi”. Essa è realmente percepibile da quanti si soffermano ad ammirare le vetrate della cappella in cui sono raffigurati i momenti più significativi della Storia della Salvezza, nelle statue degli Apostoli di Cristo, nei quadriboli in cui sono stati dipinti i martiri dei primi grandi testimoni della fede che giunsero a lavare le loro vesti nel Sangue dell’Agnello (Cfr. Ap 7, 14). Tanti tra coloro che sono potuti entrare in questo luogo santo, fin dai tempi più prossimi alla sua edificazione, hanno creduto di essere introdotti in una delle più belle stanze del cielo, condotti a contemplare l’agire di Colui che ha dato origine all’universo per effondere il Suo amore su tutte le creature e allietarle con lo splendore della Sua luce.

Sainte-Chapelle, Lower Chapel
Cappella inferiore della Sainte-Chapelle, Parigi. Foto di Kent G Becker.

La luce. È questo un elemento fondamentale per chiunque desideri godere appieno della visita alla Sainte Chapelle. Lo testimoniano, tra l’altro, le lunghe file che si formano nei pressi della biglietteria quando il cielo è più limpido.  Solo la luce solare, infatti, permette alle sacre rappresentazioni, qui realizzate, di raggiungere il massimo fulgore. Così sembra voler essere ricordato a tutti che l’azione salvifica compiuta da Dio nel corso dei secoli risplende pienamente agli occhi degli uomini perché è illuminata da Cristo, Sole di giustizia che irradia sulla Chiesa e sull’universo intero la Sua luce immortale.

“Ecco l’opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi”. Nella Sainte Chapelle essa si manifesta non soltanto per mezzo dei tesori artistici che vi sono custoditi, ma anche attraverso le vicende storiche riguardanti questo santo tempio. Esso venne edificato per custodire degnamente la Corona di spine, un frammento della Vera Croce e altre reliquie della Passione di Cristo che tra il 1239 e il 1241 Luigi IX acquistò in Oriente e fece solennemente trasportare a Parigi. Non bisogna leggere in questo un mero atto politico volto a conferire nuovo lustro ad un giovane stato all’inizio della sua ascesa. Il santo re dei francesi, attraverso un simile atto devoto di altissimo valore, volle guidare il suo popolo ad essere sempre più consapevole di come la gloria e la vittoria si possano trovare solo nella Pietra che, scartata dai costruttori, è divenuta testata d’angolo, attuando in questo modo il divino disegno redentivo per ogni creatura.

“Ecco l’opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi”. Per secoli essa ha continuato ad essere attuata sullo splendido altare della Sainte Chapelle. Per secoli Cristo, sempre presente ed operante nella Chiesa, ha incessantemente riversato la sua Grazia sull’umanità attraverso le sacre azioni liturgiche celebrate nella cappella.

Il salmo 117 esalta ripetutamente la misericordia del Signore, eterna ed invincibile. Visitando la Sainte Chapelle ho potuto comprendere come essa testimoni con singolare eloquenza la verità delle parole scaturite dalla fede del salmista. Nel corso degli anni, questo sacro luogo ha dovuto più volte sperimentare l’empietà di coloro che sono giunti a rifiutare l’amicizia di Dio. Tra le mura di questo tempio il grido del poeta sacro “mi avevano spinto con forza per farmi cadere” sembra aver trovato una speciale realizzazione. Ridotta ad ufficio amministrativo durante il buio periodo rivoluzionario e sconsacrata definitivamente per napoleonico volere, tale sublime dimora divina è oggi considerata un semplice sito museale.

Tuttavia, le infedeltà e le ribellioni umane, per quanto talora crudeli e violente, non sono capaci di arrestare l’agire salvifico del Signore. ” Le grandi acque non possono spegnere l’amore, né i fiumi travolgerlo” ci insegna l’autore del Cantico dei cantici. Ancora oggi attraverso la Sainte Chapelle, autentico scrigno di fede, arte e storia, Dio continua a venire incontro all’umanità, affinché coloro che lo cercano lo possano trovare e diventare così pietre vive, cementate nella carità dallo Spirito, capaci di edificare la Chiesa, diffusa nel mondo. “Ecco l’opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi”.

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Fr. Alessandro Amprino, secondo i documenti proviene da Torino, città dove è nato l’8 aprile 1991. Tuttavia, coloro che lo conoscono meglio sanno che preferisce definirsi originario di Cumiana, piccolo paese del Piemonte apprezzato nel corso dei secoli dai tanti forestieri che soggiornandovi vi hanno trovato “buon’aria, buon vino e gente umana”. Nell’ottobre 2012 inizia il suo cammino di formazione alla vita religiosa e sacerdotale sulle orme di san Domenico. Studente di teologia, si interessa in modo particolare di Liturgia. Il 1 giugno 2019 è stato ordinato Sacerdote. Consapevole che la Sapienza è un lauto banchetto imbandito da Dio per il suo popolo ha servito tra i banchi della scuola media Sant'Alberto Magno di Bologna come docente di Religione.