Ve li immaginate i discepoli che osservano Cristo che sale al cielo?
Mettiamoci un attimo nei loro panni: le angosce inenarrabili dei giorni della Passione, i tradimenti di Pietro e di Giuda, la morte in croce, il buio, il terremoto, la fuga, il terrore dei Giudei, l’annuncio incredibile delle donne e le apparizioni del Risorto; il tutto nel rapido volgere di cinquanta giorni circa!
Verrebbe da dire, se un nodo di immensa nostalgia non strozzasse la gola: «Resta con noi Signore, perché si fa sera. Se vai via Tu, cala la notte sulle nostre vite».
E Gesù sale al Padre, come più volte aveva avvertito i suoi discepoli, promettendo di inviare il Paraclito, ossia lo Spirito Santo, che ci condurrà alla verità tutta intera e resterà sempre con noi.
Lo Spirito Santo, che nella Pentecoste è effuso con una manifestazione sensibile e irruente nel Cenacolo su Maria e gli Apostoli, è il “primo dono ai credenti, che compie nel mondo ogni santificazione”1.
Manifestazione sensibile? Sì, come riferiscono gli Atti degli Apostoli: «Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi»2.
A proposito di manifestazione sensibile: pensate ai sette sacramenti: battesimo, cresima, eucaristia, confessione, matrimonio, ordine sacro, unzione degli infermi.
Che cosa sono? Sono, come dice il Catechismo della Chiesa cattolica, «i segni efficaci della grazia, istituiti da Cristo e affidati alla Chiesa, attraverso i quali ci viene elargita la vita divina».
E ancora: «I riti visibili con i quali i sacramenti sono celebrati significano e realizzano le grazie proprie di ciascun sacramento»3.
Come disse il papa S. Leone Magno, regalando alla Chiesa una sentenza immortale: «Quello che era visibile nel nostro Redentore è passato nei riti sacramentali»4.
Già: siamo fatti anche di corpo; e anch’esso è chiamato a rendere lode a Dio, anch’esso un giorno, alla fine dei tempi, risorgerà.
Il corpo, finché siamo in questa vita, ci è indispensabile per conoscere: difatti, il nostro intelletto rielabora i dati che i sensi gli forniscono.
E così, nella liturgia, tutta la componente materiale ci guida su su fino alle realtà spirituali, ci lascia intravedere la gioia infinita della casa di Dio, della liturgia celeste. E noi, sorretti dalla grazia che i sacramenti ci offrono, affrettiamo il passo verso la nostra patria, verso la Gerusalemme di lassù.
Un’antica orazione sulle offerte potrebbe compendiare e illustrare in che cosa consista la bellezza della liturgia: «Accogli, Signore, i nostri doni in questo misterioso incontro tra la nostra povertà e la tua grandezza: noi ti offriamo le cose che tu ci hai dato, e tu donaci in cambio te stesso»5. Che meraviglia!
Dio ama e rispetta il nostro bisogno di segni sensibili per entrare in contatto con Lui, ciò che avviene nella liturgia.
«Cos’è la liturgia?», chiese un giorno Carlo Magno al suo ministro e cappellano Alcuino: «La liturgia – rispose – è la gioia di Dio!».
Sì, perché nella liturgia terrena avviene già quell’incontro che sarà pieno e perfetto quando vedremo finalmente Dio così come Egli è, faccia a faccia.
Grazie ai sacri segni della liturgia, cominciano quaggiù a dispiegarsi quella divina bellezza, quella lode, comincia a irrobustirsi quell’amicizia con Dio che avrà compimento in paradiso.
La liturgia ci instrada verso casa.
Come scriveva al figlio l’autore de Il Signore degli Anelli, J. R. R. Tolkien: «Io ti propongo l’unica grande cosa da amare sulla terra: i Santi Sacramenti. Qui tu troverai avventura, gloria, onore, fedeltà e la vera strada per tutto il tuo amore su questa terra, e più di questo: la morte. Per il divino paradosso che solo il presagio della morte, che fa terminare la vita e pretende da tutti la resa, può conservare e donare realtà ed eterna durata alle relazioni su questa terra che tu cerchi (amore, fedeltà, gioia), e che ogni uomo nel suo cuore desidera»6.
1 Cfr. la Preghiera eucaristica IV.
2 At 2,1-4.
3 Catechismo della Chiesa cattolica, 1131.
4 S. Leone Magno, Discorso II sull’Ascensione.
5 Messale Romano, orazione sulle offerte del 5 gennaio.
6 Da: https://unacasasullaroccia.wordpress.com/2013/01/03/in-ricordo-di-j-r-r-tolkien/#more-24980, consultato il 26.05.2020.