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D’inverno, un freddoloso scalda la mente con immagini confortevoli: cioccolata calda, riscaldamento a palla, maglioni lanosi, un abbraccio, un camino. Un frate domenicano pensa ad un indumento caro: cappa e cappuccio. La comparsa di mantelli e cappucci neri macchia il biancore diffuso della preghiera in coro. Annuncia i primi freddi, saluta l’estate lontana, accoglie il Natale.

Da ottobre, le pubblicità promuovono cuscini, babbucce, coperte termiche e calorosi prodotti per prevenire raffreddori e influenze. Insomma, per i più le basse temperature esterne non sono un pericolo.

Quanti gradi segna il termometro del tuo cuore? Non meravigliarti, le stagioni dell’animo seguono disordinate. Puoi sudare nell’estate di un amore mentre fuori scende la neve, subire l’inverno della delusione quando il sole fonde l’asfalto. Il gelo immobilizza i corpi e rischia di indurire i cuori. Una sottile patina di ghiaccio può coprire situazioni, parole o sguardi, ammantare relazioni. Se hai un’auto sai come raschiare il ghiaccio dai vetri. Sciogliere un cuore ghiacciato è più complesso. Non esistono soluzioni immediate. Occorre determinazione, tempo, pazienza e fiducia.

Propongo una soluzione, un rogo. Non accusarmi di essere il solito domenicano inquisitore! Garantisco: nessun invito al vandalismo o danno ambientale. Solo un rimedio a cuori troppo infreddoliti.

Hai mai bruciato di desiderio? Con la sua etimologia latina, il desiderio ci porta all’altezza delle stelle (sidera da sidus, sideris). Un rogo tende imponente verso il cielo e la fiamma agitata rischiara somiglianze inattese. La radice (sanscrita, râg) accomuna il latino rogus a règere, «stare eretti, sostenere, governare» da cui deriva rex, re. Un sovrano non si piega onorando nessuno, si erge capo sulla nazione reggendone le sorti.
Cromatismo della regalità: rosso, colore di elementi vitali come il sangue, il fuoco, il desiderio vivo. Un uomo esangue rischia la vita; privo del calore dell’affetto, non conosce libertà; sordo all’alterità, affoga nell’io; estraneo all’ordine politico, perde la misura di sé stesso.

Qualcosa (o meglio, Qualcuno) regge amalgamando il frammentato microcosmo della creatura umana. Il desiderio domina l’esistenza. Quale dei tanti? Dire desiderio non li contiene tutti. Il plurale è quasi d’obbligo. La caccia al tesoro degli adulti è cercare la felicità vera fino agli anfratti più remoti del quotidiano nell’irrinunciabile ansia di dare senso pieno al vissuto.

Attribuisci molteplici nomi al tuo desiderio senza dimenticare due qualità indispensabili utili a smascherare illusorie brutte-copie. Per splendere di autenticità, il desiderio deve puntare in alto, altrimenti è solo un capriccio; per durare più di uno sbadiglio assaporando di eterno, deve infiammarsi tanto da diventare rogo. Le passioni dell’animo sono un buon combustibile, sono come rossi pigmenti per colorare il volto dell’iracondo, gli occhi del commosso, le guance del timido. Se il desiderio accarezza l’esistenza si arrossa, arde mutandosi in preghiera. Il verbo latino rogare si traduce «invocare». In spagnolo, rogar significa «supplicare, pregare».

Il contrario di una persona fredda? Un appassionato, caloroso, entusiasta. Aggettivi come pennellate per ritrarre l’animo di Gesù, rogo di desiderio. Un giorno gridò «sono venuto a gettare il fuoco sulla terra e quanto vorrei fosse già acceso!» (Lc 12,49). Quando la fiamma divampa trasforma tutto ciò che incontra in fuoco. Cristo crocifisso, il «legno verde» (Lc 23,31), rogo d’amore mutò la croce da strumento di morte in vessillo di Vita. Trasformò il patibolo in altare per l’olocausto, dove il fuoco consuma la vittima offerta a Dio.

Canti, brindisi e auguri faranno Natale. Almeno una volta canteremo «Tu scendi dalle stelle, Re del cielo e vieni in una grotta al freddo e al gelo». Basse temperature in quella notte santa, soprattutto per un neonato!
Nella pungente gelida indifferenza di Betlemme, Dio volle scaldarsi al tenero caldo sguardo di Maria. Il piccolo fuoco già propagava nel giovane cuore materno. «Tu sei mio» ella ripeteva, cullandolo. Parole dolci ma vento impetuoso sul rogo, olocausto d’amore di due desideri, il divino e l’umano. Il dialogo di sguardi tra Maria e il suo bimbo, ecco il primo rogo d’amore dell’era cristiana!

Conforta e riscalda davvero solo il volto di chi ci ama.


Riconoscimenti per le immagini: per la copertina, rielaborazione dalla foto del Corpo dei Marine degli Stati Uniti, dal nome“Ball of Fire”

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Sono fra Claudio Benvenuti, veneto per nascita ma di famiglia toscana e campana, sono venuto al mondo nella piccola Mestre nel febbraio del 1994. Diplomato all'Istituto d'Arte di Venezia, dopo qualche anno nel Seminario Patriarcale, ho incontrato il carisma domenicano e me ne sono innamorato. Professo semplice dal febbraio 2019, proseguo entusiasta lo studio della Teologia.