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La devozione a Maria nell’Ordine Domenicano

Durante il tempo d’Avvento, che ci prepara alla venuta di Nostro Signore nel Santo Natale, il compimento di quest’attesa è preceduto dalla solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria: Colei che è stata preparata, fin dal suo primo concepimento, ad essere degna porta perché potesse entrare il Signore della gloria (Cfr. Sal 23) diviene via privilegiata per la quale Egli continuamente giunge a noi. Questa lieta festività permette, inoltre, di ricordare nuovamente la grande devozione che contraddistingue il nostro Ordine per la Santissima Vergine, la cui maternità è sentita particolarmente vicina e che fa di questa devozione un elemento imprescindibile del nostro carisma: coloro che sono chiamati a portare la Verità che salva sono affidati a Colei che è stata predestinata ad essere Sede della Sapienza.

Vitae fratrum: l’originale “carattere mariano” dell’Ordine

Nel riproporre la rilevanza di questo legame, possiamo accostarci ad un testo classico della storia domenicana, le Vitae fratrum di fra Geraldo de Frachet (1195-1271), un’importante raccolta di testimonianze riguardanti la vita dei primi frati. L’opera di questo frate del tredicesimo secolo fu redatta col fine di custodire la memoria di quegli eventi mirabili che caratterizzarono l’Ordine nei suoi inizi e il suo fondatore, a edificazione delle generazioni successive di religiosi1.

Partendo da questa premessa, è interessante notare come fin dall’inizio Maria sia presente. I primi episodi, sull’origine dell’Ordine, descrivono la sua istituzione per merito dell’intercessione stessa della Vergine2; molti fatti descrivono la devozione che caratterizza i figli di san Domenico per la loro Madre, il patrocinio da Lei esercitato nel custodire i suoi figli nell’Ordine. Lo stesso autore si raccomanda alla Regina degli Apostoli per il buon esito del suo lavoro3.

Tale presenza manifesta come già i primi frati sentissero questa “predilezione” di Maria per l’Ordine, da Lei impetrato per essere strumento di salvezza per il mondo, per condurre gli uomini a Cristo: Maria stessa chiama questi figli i “suoi” frati4. Pertanto, il legame dei Predicatori con Maria rientra in quei molti aspetti della spiritualità domenicana degni di essere conservati a ricordo per i posteri, affinché questa devozione e la consapevolezza della premura materna della Vergine non vengano mai meno.

Salve Regina: Maria asperge i frati

Fra i molteplici episodi descritti, è bello citarne uno riguardante un elemento peculiare della tradizione domenicana, ovvero il canto e processione della “Salve Regina” (tenuta dopo Compieta). Questa è segno particolarmente evidente del legame tra la Regina del Cielo e di questi suoi figli, e l’evento citato, testimoniato da una donna devota, vuole essere segno di quanto questa pia pratica sia a Lei gradita: «Alla compieta, mentre i frati cantavano quella dolce antifona Salve Regina, le apparve visibilmente la Regina delle vergini…Vide allora che la Madonna aspergeva i frati a due a due del coro, poi fece un inchino ai cantori e si fermò vicino ai ceroferari fino al termine dell’orazione; poi tornò in cielo…»5.

La visione sopra descritta lascia intuire la profonda vicinanza della Madre di Dio verso questi religiosi a lei devoti, da concedere la sua benedizione ogni volta che essi a Lei ricorrono, e li benedice concedendo ciò che, al termine della giornata, essi, più di ogni altra cosa, chiedono: «Et Jesum, benedictum fructum ventris tui, nobis post hoc exilium ostende». I frati hanno questa certezza che la Vergine non farà mai loro mancare di essere uniti a Cristo, nella fedeltà alla propria vocazione, perseverando nell’Ordine e nello zelo per la salvezza delle anime, crescendo sempre più nella carità, come Lei stessa promette al beato Giordano: «Che nel vostro Ordine nessuno possa restare a lungo in peccato mortale per non macchiarlo»6.

In preparazione dell’Immacolata

Questa promessa è legata a ciò che il predicatore è chiamato a compiere, il quale non annuncia una verità qualunque, un’opinione tra le altre, ma la Sapienza che viene dall’alto, che pertanto va accolta con quella disposizione che Gesù stesso esige: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). Questa è la condizione essenziale affinché il predicatore sia veramente “vir contemplativus”, capace di trasmettere quanto ricevuto, come Maria ha potuto accogliere e donare al mondo il Verbo fatto uomo per opera dello Spirito Santo.

Pertanto, in vista della solennità mariana che ci attende, ricordiamo come la Vergine, concepita senza alcuna traccia di peccato, continuamente interceda per noi affinché, liberati da ogni vano affetto, possiamo accogliere quella Sapienza che non entra in un’anima che compie il male (Sap 1,4) e che dà parole, davanti alle quali nessuno può ribattere (Lc 21,15). L’amore di Maria per l’Ordine possa continuare ad essere segno speciale, fra tanti ed innumerevoli altri segni, dell’amore che Ella ha per tutti gli uomini, in quanto continuamente prega ed intercede presso suo Figlio per la salvezza dell’umanità intera.
BENEDICAT NOS VIRGO MARIA!


1 P. Pietro Lippini o.p., Storie e leggende medievali. Le “Vitae Fratrum” di Geraldo di Frachet o.p., Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1988, p. 8.

2 Ivi, pp. 18-24.

3 Ivi, p. 12.

4 Ivi, p. 72.

5 Ivi, p. 94-95.

6 Ivi, p. 181.

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Sono fra Daniel Reginaldo Maria Redoglia (al secolo Daniel), nato a Esine, in provincia di Brescia, il 1° febbraio del 2001 e cresciuto a Cimbergo, un piccolo paesino della Valcamonica. Intuita la vocazione religiosa all’inizio del liceo, sono entrato nell’Ordine dei Predicatori dopo il conseguimento della maturità scientifica. Ho emesso la professione semplice il 3 settembre 2022. Al momento, attendo agli studi filosofici presso lo Studio Filosofico Domenicano a Bologna.