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La domanda

Ogni buon cristiano dovrebbe sentirsi spronato a meditare, perlomeno saltuariamente, le vite dei santi. Questi eccezionali personaggi sono, in un certo senso, gli eroi del credente, degli individui cioè che, pur non essendo perfetti, incarnano una certa esemplare ricerca di perfezione. Anche se, com’è ovvio, la sola esistenza che siamo chiamati ad imitare è quella di Cristo, può essere molto utile riconoscere nei passi, ora stentati ora impetuosi, di un fratello o di una sorella nella fede lo stesso insidioso cammino che si offre ai nostri cuori. Come se non bastasse, i santi ed i beati non si presentano al cristiano con l’algida distanza dei semplici personaggi storici, bensì con l’affettuosa vicinanza di persone che condividono attualmente con noi la stessa vita soprannaturale. Conoscerli quindi ha anche il potere di permetterci di chiamarli per nome, di percepire meglio quella comunione mistica per la quale la loro preghiera diventa il nostro soccorso.

Questo breve cappello mi serve per introdurvi ad una questione per la quale altrimenti non avreste probabilmente speso neppure un secondo della vostra vita. Vi siete mai chiesti infatti se, quando vogliamo conoscere la vita di un santo o di un beato, è meglio cercare una biografia storica o un’agiografia?

Per rispondere, proviamo a chiarire i termini. Tutti sappiamo cosa sia un saggio storico di carattere biografico: si tratta di un testo, frutto di una seria ricerca accademica, che, in modo più o meno divulgativo, cerca di ricostruire le vicende ed il contesto storico di un personaggio con la massima precisione possibile. Per agiografia invece il Dizionario Treccani indica un certo tipo di «Letteratura relativa ai santi, caratterizzata, in genere, da intenti di edificazione»1. Già da qui vediamo che la differenza fra i due generi letterari ruota attorno al loro fine: se lo scopo del testo storico è la precisione accademica, nonché la rintracciabilità e corretta lettura delle fonti, quello dell’opera agiografica è dare a tali dati una chiave di lettura edificante, esaltandone ad esempio l’esemplarità.

Presentando così il problema, parrebbe che la preferenza vada accordata di volta in volta all’uno o all’altro genere a seconda del fine che si persegue. La questione tuttavia è più sottile: se da un lato l’esattezza del testo storico consente, al lettore devoto, di trarre da solo i propri edificanti esempi, dall’altro il fine dell’agiografia ha spesso giustificato in passato una certa trascuratezza verso la realtà storica dei fatti, rendendo queste opere devote pericolosamente vicine a scritti fantastici. Ecco che quindi il cristiano moderno, sempre alla ricerca della massima accuratezza possibile, parrebbe chiamato a preferire sempre il genere storico a quello agiografico.

Agiografia storico narrativa

In verità bisogna riconoscere che le agiografie, per raggiungere il loro proprio fine, non abbisognano dell’esattezza del saggio storico; è loro sufficiente un quadro corretto di dati fondamentali affinché l’agiografo, come un pittore, sia in grado di ricavare uno splendido affresco spirituale. Bisogna però anche considerare che, specie ai giorni nostri, i limiti del genere agiografico devono essere ben chiari a tutti coloro che vi si accostano, onde evitare che si cerchi in queste opere un dettaglio che non possono né intendono dare. In altri termini, l’agiografia propriamente detta può sopravvivere ma senza più farsi scambiare per ciò che non è, ossia una precisa trattazione storica.

Ecco perché oggigiorno molti di coloro che intendono narrare, con precisione ma senza pretese di esattezza, la vita di un santo presentandone una prospettiva edificante, rifuggono la saggistica e si rifugiano nella narrativa. Il genere del romanzo storico è, in qualche modo, divenuto l’erede della tradizione letteraria agiografica. Tali opere infatti presentano da un lato un substrato di documentazione personale accurato e fondato su serie ricerche storiche; dall’altro, muovendosi nella libertà propria della letteratura, sono in grado di rendere la vicenda terrena di un santo non solo affascinante ma anche edificante e provocatoria per credenti e non. I dati storici cioè, riletti alla luce della fede e da essa illuminati, sbocciano, rivelando la bellezza del rapporto con Dio soggiacente alle mera biografia dell’individuo.

Potremmo dire quindi che il romanzo storico, recuperando con i suoi mezzi specifici il fine dell’agiografia antica, ripropone ai giorni nostri quella visione della storia illuminata dalla fede la cui vitale soggettività è spesso mal vista negli ambienti scientifici.

I tre cavalieri di Cristo

Un esempio in questo senso è certamente la vasta opera di Luis de Wohl (1903-1961), scrittore ungherese naturalizzato britannico che romanzò la vita di celebri figure di santità come san Francesco d’Assisi e santa Caterina da Siena2. Tuttavia non è suo il libro di cui vorrei consigliarvi la lettura e verso il quale, a questo punto, spero di aver suscitato la vostra curiosità.

Si tratta invece del romanzo Tre frati ribelli, realizzato nel 1987 dal monaco trappista americano M. Raymond ed edito in Italia da San Paolo3. L’opera, dal titolo forse non molto evocativo, intende ripercorrere la fondazione del monastero di Citeaux e, con esso, dell’Ordine Cistercense, una delle più fortunate e longeve, oltre che diffuse, riforme monastiche del secolo XII. L’autore affronta l’impresa proponendo le biografie successive dei primi tre abati del monastero: san Roberto di Molesme, sant’Alberico di Citeaux e santo Stefano Harding. Anche se la figura di san Roberto occupa certamente la gran parte del romanzo, le sezioni dedicate ai restanti due santi non sono certamente sussidiarie o di completamento. Si tratta invece di parti integranti di un’unica grande biografia romanzata avente come protagonista lo stesso monastero di Citeaux e l’ideale che da esso si diffuse in tutta Europa.

Per tale ragione il lettore, che pure potrebbe trattare le tre parti del testo come altrettanti racconti autonomi, viene invece silenziosamente invitato a cogliere nell’unico ideale descritto il vero protagonista dell’opera. Lasciandosi trasportare da tale premessa sottesa, ci si trova immersi in un viaggio, spirituale prima ancora che storico, il cui procedere si è dispiegato, ad opera dello Spirito Santo, attraverso le vite di uomini tanto diversi quanto uniti nella fede.

Le vicende narrate hanno naturalmente come fonti le cronache e le vite medievali dei tre santi; l’autore tuttavia non si sofferma tanto sui miracoli loro attribuiti o su di una descrizione cronachistica degli eventi per cercare piuttosto, con gli espedienti della narrativa, di far emergere il carisma che guidò la loro azione al servizio di Cristo. Cullato da questo intento, il lettore si trova immerso nello spirito dell’ideale monastico cistercense, in una vita dove il tempo si dilata e gli anni non paiono più segnati dal succedersi delle stagioni quanto piuttosto scanditi dalle tracce di una sempre più profonda vita contemplativa. Il risultato finale è un’opera in grado non solo di trasmettere tutta la profondità e la vivacità del monachesimo medievale, ma anche di lasciare al lettore devoto un’insaziabile e preziosa fame di radicalità.

Questo testo rispecchia appieno il tipo di agiografia moderna di stampo narrativo di cui abbiamo appena parlato. La seria documentazione storica passa certamente in secondo piano, celata da una penna capace di riempire i vuoti della cronaca cogliendo nella fede lo spirito dei fatti narrati e degli uomini che li vissero. Naturalmente un simile approccio è, per sua stessa natura, soggettivo e quindi poco aperto ai dibattiti sollevati dalla critica storica. Ritengo tuttavia, come detto in precedenza, che ciò sia un bene, perlomeno se ci si approccia al testo ben consapevoli del reale fine dell’agiografia.

Concludo accennando a quello che io personalmente penso essere il tema centrale di questo romanzo: la radicalità della vita evangelica. Il monaco, colui che intende più da vicino seguire Cristo attraverso una Regola, mostra a tutti i credenti in che modo dovrebbero approcciarci al sublime esempio di Gesù. Se da un lato sono certamente da evitare eccessi e fanatismi, dettati magari da un letteralismo arido, dall’altro il testo mostra il ben più concreto e radicato pericolo dell’eccessiva condiscendenza verso le proprie debolezze. Il discepolo deve certamente seguire il Maestro conscio della sostanziale differenza che lo separa da Lui; tuttavia quell’umanità fragile e pigra che viviamo non deve essere considerata un confine ineliminabile, assoluto, bensì il luogo dove incontriamo i doni dello Spirito e nel Suo Fuoco valutiamo i limiti di cui ci beneficia.

M. Raymond, Tre frati ribelli. Storia e avventura dei fondatori dei monaci bianchi (trad. a cura di Luigi Ragazzoni), Edizioni San Paolo, Cinisiello Balsamo (MI) 2013 (III Ed.).


1 Voce «Agiografia» in Dizionario Treccani Online, consultato il 25/05/2022.

2 Per la sua bibliografia completa ed una breve biografia cf la voce «Luis de Wohl» in Wikipedia, consultata il 25/05/2022.

3 M. Raymond, Tre frati ribelli. Storia e avventura dei fondatori dei monaci bianchi (trad. a cura di Luigi Ragazzoni), Edizioni San Paolo, Cinisiello Balsamo (MI) 2013 (III Ed.).

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Quando il Signore mi venne a cercare, la mia mente vagava confusa nei caldi spazi dell’inedia, talmente carica di nulla da non poter portare altro con sé. Il mio corpo invece si preparava ad un indefinito inverno nella città di Ancona, gioiello del medio Adriatico (si fa per dire). Nella patria del pesce e del “mosciolo”, per un leggiadro scherzo della Provvidenza, sono nato quasi trentadue anni fa con una sentita inimicizia fra me e qualunque carne marina. La chiamata del Signore mi vide studente in storia ed appassionato consumatore di storie: racconti di tutti i tipi e narrati da aedi di tutte le arti. Ora che lo Spirito mi ha indirizzato nella famiglia di San Domenico ho posto questo mio nulla nelle mani della Vergine Maria e del caro Castigliano e chiedo loro quotidianamente di mostrarmi in ogni storia, vera o immaginaria, la traccia del Divino che lì soggiace. Ora che sto a Bologna studio come studiando rendere omaggio a Dio. Per contattare l'autore: fr.giuseppe@osservatoredomenicano.it