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L’insegnamento della Chiesa afferma l’importanza di formare in modo corretto la propria coscienza. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica viene ribadito che educare le coscienze al bene è un compito fondamentale del magistero della Chiesa. Infatti è indispensabile per l’uomo avere una base solida su cui costruire le proprie scelte e tale è appunto una coscienza cristianamente formata; questa, se educata secondo la parola di Dio, «garantisce la libertà e genera la pace del cuore». Per capire che cosa sia la coscienza esporremo, in modo sintetico, il pensiero del cardinale John Henry Newman a riguardo.

Egli fin dalla giovane età fu sempre attratto dalla dimensione religiosa. La prima confessione cui aderì fu l’anglicanesimo ma successivamente, nel maggio del 1833, durante un viaggio in Sicilia dove fu colpito da una grave malattia, si convertì al cattolicesimo. Questa conversione fu l’esito di una lunga e profonda ricerca.

Si servì di molteplici mezzi: lo studio accurato della storia del cristianesimo, dei Padri e dei teologi anglicani, la consultazione degli amici, la riflessione prolungata, la preghiera insistente; ma la risposta definitiva la trovò nella sua coscienza, che lo spinse a fare il passo definitivo per entrare nella Chiesa cattolica.

In seguito Newman dovette affrontare non poche incomprensioni. Fu guardato con antipatia dagli anglicani e con sospetto dalla maggior parte dei cattolici; questa situazione contribuì al fallimento di alcuni suoi progetti da lui ritenuti molto importanti, come la fondazione dell’università cattolica a Dublino e la traduzione della Bibbia in inglese.

Nella vita di Newman, però, non ci furono soltanto fallimenti, ma anche notevoli soddisfazioni, tra cui la fondazione di due comunità degli Oratoriani a Birmingham e a Londra (egli faceva parte della congregazione religiosa fondata da san Filippo Neri). Inoltre i suoi libri, sia quelli teologici che quelli filosofici, ebbero un buon successo negli ambienti culturali del suo tempo. Nel 1879 ricevette dal Sommo Pontefice uno dei più grandi riconoscimenti della sua vita: papa Leone XIII lo creò cardinale per i suoi altissimi meriti nel campo intellettuale e religioso.

La coscienza è stata per il religioso inglese un pilastro fondamentale per tutta la sua vita spirituale. Egli afferma con certezza che in essa parla la voce di Dio: «la coscienza è l’originario vicario di Cristo, profetica nelle sue parole, sovrana nelle sue perentorietà»1. Di conseguenza è stato un argomento molto presente nei suoi scritti e nella sua attività pastorale. Le opere in cui si trova l’insegnamento riguardante la coscienza sono i Sermoni parrocchiali, le Conferenze, il saggio Lo sviluppo della dottrina cristiana, il libro la Grammatica dell’Assenso e la Lettera al Duca di Norfolk. Con questi scritti il cardinale cercò di sanare le erronee concezioni riguardanti la coscienza che si stavano sviluppando negli ambienti filosofici e nella mentalità popolare del suo tempo. Infatti si stava affermando sempre più l’idea che la coscienza fosse una realtà solamente umana, in cui Dio era completamente assente.

In fondo, ragione e coscienza devono procedere insieme o, almeno, convergere presto o tardi allo stesso punto. La supremazia della coscienza, così come il carattere prioritario dei suoi imperativi, agisce su una base razionale. Solo quello che è evidente per mezzo dell’intelletto potrà convertirsi, tramite la coscienza, in un imperativo per l’uomo.

È doveroso precisare che a sua volta la coscienza, presentando principalmente l’immagine di un Dio giudice, reca pieno giovamento all’uomo quando è armonizzata con la Rivelazione, la quale presenta Dio come Padre misericordioso. Secondo Newman l’ascolto della coscienza è la via privilegiata per arrivare addirittura a «dimostrare l’esistenza di Dio e conoscere la sua natura»2. Questa via non presenta un’immagine falsa e vaga di Dio elaborata dal soggetto pensante, bensì pone l’individuo in un «rapporto intellettuale e affettivo con il Dio vivo»3.

Ma se la coscienza è in tutti e parla a tutti, perché non tutti gli uomini compiono il bene? Perché non tutti compiono scelte di vita corrette, secondo la volontà di Dio? Emerge qui il tema, di vitale importanza, della formazione della coscienza. Infatti, a partire dal peccato originale, si è verificata una frattura tra l’uomo e Dio, per cui la comunione fra la creatura e il suo Creatore si è molto indebolita. Il risultato è che la voce della coscienza parla spesso un linguaggio confuso.

Spesso pare difficile per l’uomo distinguere tra gli appelli della coscienza e i desideri della passione, dell’orgoglio e dell’amor proprio.

Dio però non abbandona l’uomo e rivela la Sua volontà lungo il corso della storia dell’umanità: «la verità rivelata, infatti, illumina la coscienza»4, formandola alla verità. Nell’antichità Dio suscitava profeti in mezzo al suo popolo; ora guida la Sua Chiesa principalmente attraverso l’autorità da Lui stabilita, cioè quella del Sommo Pontefice e dei vescovi, il cui compito è quello di custodire la Verità rafforzando la fede e le coscienze.

Nel nostro tempo nel quale, come sosteneva l’allora cardinale Ratzinger, domina la dittatura del relativismo, l’insegnamento di Newman risulta essere ancora di grande attualità ed importanza. Nelle sue opere raggiunse una tale precisione e profondità nel trattare il tema della coscienza che la sua dottrina è stata stimata, valorizzata e utilizzata fino ai giorni nostri dai teologi e dalla gerarchia della Chiesa. Anche in un documento importante come la Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II è presente il suo pensiero:

«La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità. Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del prossimo»5.


1 J. H. NEWMAN, Lettera al Duca di Norfolk, cur. G. VALENTINO, Paoline, Milano 1999, p. 219.

2 C. VELOCCI, «Saggio introduttivo», in J. H. NEWMAN, La coscienza, cur. C. Velocci, Jaca Book, Milano 2019, p. 28.

3 Ibidem.

4 F. TOFFOLI, «La coscienza nelle opere di J. H. Newman», in: https://donfrancescotoffoli.it (consultato il 1/5/2021).

5 Costituzione pastorale Gaudium et Spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, n. 16.

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Sono nato a Crema il 12 luglio 1991. Ho iniziato a farmi domande serie sulla fede e sulla mia vocazione intorno ai 19 anni, una volta finite le scuole superiori. Queste domande mi portarono ad approfondire i contenuti della fede cristiana, iniziai a leggere personalmente i vangeli e successivamente, come mi consigliò un mio amico, lessi anche il Catechismo della Chiesa cattolica. Inoltre incominciai a frequentare le iniziative della parrocchia, e fu proprio qui che, durante gli incontri di catechismo per gli adulti tenuti dal viceparroco, sentii per le prime volte i nomi di san Tommaso d’Aquino e di santa Caterina da Siena, nomi che suscitarono in me un forte interesse di approfondire il loro insegnamento. Piano piano, continuavo a sentire in me sempre più intenso il desiderio di diventare religioso: fu così che, una volta avuti i contatti per il percorso di discernimento vocazionale nell’Ordine, intrapresi un percorso che mi ha portato ad essere un frate dell’Ordine dei Predicatori. Ho emesso i voti semplici il 15 settembre 2019.