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Poche persone nei nostri giorni non hanno mai sentito parlare di Netflix o di alcune delle produzioni più famose come la Casa di Carta o Narcos. Questa piattaforma è diventata quasi onnipresente nei focolari e nelle famiglie di tutto il mondo. I più giovani spendono ore e ore a vedere film, serie, documentari, e ogni sorta di contenuto cinematografico e audiovisuale. Per farci un’idea «nel 2020 Netflix è arrivata a circa 180 milioni di abbonati nel mondo»1!

Ma prima di continuare a parlare di Netflix ci dobbiamo chiedere una cosa: che mentalità hanno e trasmettono quelli che gestiscono e producono il contenuto che viene caricato sulla piattaforma? Non mi viene in mente miglior modo per rispondere a questa domanda che analizzare sinteticamente una delle serie più viste del nostro gigante di internet, Bridgerton. Anzi, la serie più vista della storia di Netflix!

Purtroppo, non possiamo soffermarci su tutti gli aspetti possibili nella nostra ricerca, per quello che, a mio avviso, sarebbe interessante parlare della visione della donna che propone Netflix, avvalendoci di questa sua produzione, in vista della vicinanza dell’8 marzo, Giornata internazionale dei diritti della donna.

Bridgerton

Bridgerton2 è una serie televisiva messa in onda a dicembre 2020 sulla piattaforma. È ambientata nell’Età della reggenza inglese in una società utopica. La storia che ci viene presentata ha come protagonista la famiglia Bridgerton, appartenente all’alta società londinese, i cui membri e le loro vicende costituiscono tutta la trama della serie. Come coprotagonista abbiamo un’altra famiglia, i Featherington, le cui relazioni si intrecciano con i Bridgerton.

La famiglia Bridgerton è composta dalla madre, Lady Violet, quattro figli e quattro figlie (il papà non compare perché è morto e nemmeno viene menzionato). Daphne è una di queste quattro figlie e debutta nell’alta società cercando un marito tra i pretendenti nobili di altre famiglie. E in un ballo conosce colui che farà parte della sua storia di amore: Simon, il Duca di Hastings, amico di suo fratello Anthony.

Ideologia della serie

Se dovessimo dire – grosso modo – quale sia una delle principali anime ideologiche che danno vita a questa serie, potremmo affermare che è il femminismo. Per spiegare questa tesi bisogna parlare dei “personaggi forti” della serie.

Tali personaggi sono coloro che appaiono nelle diverse puntate rivestiti di virtù, potere, prestigio, livello sociale e che, per questa coincidenza di caratteristiche positive o negative, accattivano o respingono la simpatia dell’uditore. I personaggi forti positivi sono quelli che attirano simpatia e ammirazione e i personaggi forti negativi sono quelli che producono sentimenti di indignazione, rancore, repulsione, ecc.

Attraverso la composizione e relazione dell’insieme dei personaggi forti, positivi e negativi, la serie riesce a modificare la mentalità dello spettatore affinché esso cambi di opinione o di prospettiva riguardo a un determinato argomento. Notiamo che è l’insieme di questi personaggi e la loro presentazione all’interno della serie che influiscono sullo spettatore, non solo un caso isolato; quindi, ci vuole un paradigma che si ripeta nelle sue intenzioni e che soggiaci ai diversi sviluppi della trama. Infatti, è questa ripetizione di casi concreti dove vengono presentati i modelli di mascolinità e femminilità che ci portano a dire che c’è un’anima femminista che dà forma alla serie.

Per esempio, se faccio vedere che molti dei personaggi forti positivi della serie appartengono a un ceto sociale, genererò una tendenza dell’uditore a guardare con buoni occhi quel ceto sociale. Se per il contrario faccio vedere che vari dei personaggi forti negativi sono riconducibili a un certo gruppo, produrrò una negatività nello spettatore e cambierò il suo modo di vedere quel gruppo. Inoltre, la dinamica personaggi forti modifica i paradigmi e modelli che noi abbiamo nella nostra società: è il caso della mascolinità-paternità e femminilità-maternità.

Sin dalla prima puntata possiamo vedere che molti casi di personaggi, forti o meno, che appaiono nella serie sono in gran maggioranza donne. Questi personaggi forti donne appaiono soli, sciolti da doveri familiari e da vincoli matrimoniali.

Mettiamo vari esempi concreti: la Regina Charlotte di quella società inglese utopica appare sin dai primi minuti della prima puntata con grande risalto della sua figura. Tra l’altro appare sempre da sola, con la gestione del potere concentrata esclusivamente nella sua persona, senza compagnia di nessun re. Anzi, gli unici momenti in cui il marito della regina appare nella prima stagione (quinta puntata) mostrano un uomo trasandato, vecchio, e che, addirittura, ha perso la testa. Le guardie reali devono contenerlo perché non aggredisca nessuno per causa della sua pazzia. In questo caso la regina è un esempio di personaggio forte positivo e il re di personaggio forte negativo.

Il capovolgimento dei ruoli

Abbiamo anche una scena in cui per mezzo dei due protagonisti, Daphne e il Duca Simon, vengono modificati i nostri paradigmi di mascolinità-femminilità. Nella prima puntata sono in un ballo all’aria aperta e Daphne, che in quei giorni aveva conosciuto nuovi pretendenti al matrimonio, rimane da sola con uno di essi che però era già stato rifiutato. Costui la insegue nei giardini circondanti, lontano dalla gente, per convincerla a sposarsi con lui, ma lei è ferma nel suo rifiuto. Il pretendente inizia a perdere la pazienza con lei e diviene aggressivo. Però non erano completamente soli, nei dintorni camminava il Duca di Hastings che li sente litigare.

Fino a qui nulla di nuovo, anzi, possiamo immaginarci come andrà a finire: la situazione diviene più violenta, il pretendente inizia ad abusare di lei e il “principe azzurro” arriva nel miglior momento per stendere l’abusatore per terra con un bel colpo e liberare la dama. Tuttavia, questa vicenda non finisce così.

Il pretendente inizia ad abusare di Daphne, avendo perso la pazienza per il suo rifiuto, e il Duca Simon li sente litigare, per cui si avvia a raggiungerli. Però proprio nel momento in cui noi ci saremmo aspettati che arriva da dietro il maschio-protettore per assestare un pugno al cattivo, Daphne si libera, colpisce con un pugno in faccia il suo aggressore, che cade a terra sconfitto, e dietro appare, con il “lavoro già fatto”, il Duca Simon.

È un eloquente esempio del capovolgimento dei ruoli tradizionali. La donna appare in questa scena senza che abbia bisogno del maschio: liberata, indipendente, e con una forza fisica capace di difendersi, e quindi di prescindere dal maschio.

Come ultimo esempio possiamo citare il caso dell’altra famiglia protagonista della serie, la famiglia Featherington. Questa famiglia è composta dalla madre Lady Portia Featherington, dal padre il barone Archibald Featherinton, da tre figlie e da una cugina lontana. In questo caso si ripresenta nuovamente la figura del pater familias sgonfiata dalle caratteristiche del modello classico, che riteneva nella idealità il padre di famiglia come lavoratore, ordinato, integro, equilibrato, virtuoso, e marito e padre esemplare che mette in primo luogo il bene della sposa e dei figli ed è capace di sacrificarsi e subire del male se ciò servisse per risparmiare ai suoi qualsiasi disgrazia, ecc.

Il barone Archibald, invece, ha le caratteristiche contrarie. Viene presentato come un uomo debole, psicologicamente instabile, emotivo, codardo… e infine è il principale colpevole dei mali che la famiglia subisce. È invece Lady Portia colei che si comporta con esemplarità e sa tenere il controllo della situazione.

Nella puntata quarta, per esempio, il pater familias di cui parliamo si mette a piangere nelle braccia della sposa dopo che ella scopre nel suo ufficio le lettere dei debiti che aveva contratto compromettendo l’economia della famiglia per spendere i soldi in giochi di scommessa e che con ciò aveva perso tutto.

L’incidenza di tutti questi casi modifica in noi i criteri con cui valutiamo ciò che significa essere uomo o essere donna. La loro integrazione nella trama centrale della serie attraverso le ripetizioni nelle diverse vicende dei personaggi è come la goccia d’acqua che deteriora la pietra sulla quale cade non una volta, ma in modo continuativo lungo il tempo (gutta cavat petram non semel, sed saepe cadendo). Ed è per questo che il contenuto ideologico della serie cambia la mentalità di quelli che la guardano, assieme ad altre tante serie dello stile, impiantando un nuovo modello sulla donna, e di conseguenza sull’uomo, che va contro la realtà naturale e spirituale di essa.

La visione cristiana

Il cristianesimo autentico in tutta la sua storia non ha mai confuso i ruoli del maschio e della femmina. Anzi, appoggiato nella Sacra Scrittura ha sempre affermato che entrambi sono diversi per natura e simultaneamente imprescindibili nella composizione del genere umano.

«Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò»3.

Da qui si deduce che l’unità e integrità della specie umana è sia nell’uomo che nella donna, e ciò in virtù delle loro differenze sostanziali in quanto membri di tale specie, altrimenti uno dei due sarebbe prescindibile poiché l’altro avrebbe già in sé tutto ciò che è sostanziale al genere umano.

Bisogna dire, però, che tali differenze non sono in lotta o in contrapposizione, ma sono in una armonia naturale e in connessione. Tutto ciò che la donna ha di diverso dall’uomo in tutta la sua specificità (cioè a livello emozionale, psicologico, sociale, biologico, fisico e comportamentale) completa e perfeziona il maschio e viceversa.

Ciò si vede con chiarezza nella relazione matrimoniale dove ognuno contribuisce al bene dell’altro dalla diversità che è propria. E a causa della fecondità di tale rapporto, questo benefica anche i figli che vengono portati alla loro pienezza vitale ed esistenziale grazie al contributo della paternità e della maternità, contributi diversi ed entrambi necessari per un corretto sviluppo della persona.

Il femminismo attuale che dà forma al contenuto cinematografico e audiovisuale diffuso nei nostri giorni mette in collisione l’uomo e la donna volendo fare vincere la seconda con gli strumenti che finora erano attribuiti tendenzialmente al primo (forza fisica, capacità di dirigenza, maggior freddezza delle emozioni…ecc). Cancella e ribalta inoltre la qualità della donna che contribuisce maggiormente al bene familiare, cioè la maternità, che è assolutamente insostituibile, per quanto bravo possa essere un padre di famiglia.

In questi casi, la lotta di classi si aggiorna in lotta di sessi, ed è una lotta che creerà nuove ingiustizie cercando di riparare quelle che già c’erano. Ma in noi cristiani, davanti a questa contrapposizione, si accendono tutti i segnali di allarme, proprio perché sappiamo l’importanza che ha avuto la Vergine Madre nella storia della salvezza. Figuriamoci quanto è elevata la maternità nel disegno eterno di Dio, a tal punto che ci rivolgiamo a Maria quale vera Madre di Dio (Theotókos).

Ma in questa battaglia i cristiani devono ancora una volta nuotare controcorrente e affermare senza paura l’antropologia cristiana che non nega o contrappone le differenze tra i sessi ma le considera ricchezze e possibilità di perfezione volute dal Creatore, trasformando così la lotta artificiale dei sessi in armonia sociale e relazionale fino ad arrivare a dire con l’Apostolo che «non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù»4.

Maria, sancta Dei Genetrix, ora pro nobis.


1 Netflix, (21 febbraio 2022), Wikipedia, L’enciclopedia libera. Data di consultazione: 18:47, 23 febbraio 2022 da https://it.wikipedia.org/wiki/Netflix.

2 Cfr. Bridgerton, (28 febbraio 2022), Wikipedia, L’enciclopedia libera. Data di consultazione: 11:02, 02 marzo 2022 da https://it.wikipedia.org/wiki/Bridgerton.


3 Gen. 1,27.

4 Gal. 3,28.

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Sono fra Tommaso Pio Maria, nato a Valladolid (Spagna) il 6 novembre 1996. Mi sono convertito alla fede cattolica nel 2012 ascoltando le prediche di un grande gesuita spagnolo e dopo un lungo percorso di vita e di grazia sono diventato frate, facendo professione semplice nell'Ordine dei Frati Predicatori il 4 settembre 2021. Com'è successo questo? Studiando filosofia ho trovato un autore insuperabile, San Tommaso d'Aquino - del quale ho preso il nome -, e, conoscendolo in profondità, ho voluto seguire le sue orme in quest'Ordine che gli ha fatto raggiungere la santità. Il mio traguardo esistenziale? Instaurare omnia in Christo.