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La sua è stata una vita di luci ed ombre, dallo sfavillio dei palcoscenici di mezzo mondo, fino al ricovero in ospedale dovuto ad una grave emorragia interna causata dal continuo abuso di farmaci. In quella difficile situazione, nel letto d’ospedale, sentì sua madre pregare così: «Signore, hai già preso uno dei miei ragazzi, e se devi prendere anche questo, è tuo, ma io ti chiedo di lasciarlo vivere, d’insegnargli a servirti meglio. Sicuramente hai ancora del lavoro per lui».

L’incontro con Gesù cambia la vita. A volte la ribalta e la stravolge. Questo capovolgimento di prospettiva è stato ciò che Johnny Cash (1932-2003), cantante country americano, cercava di capire e di sperimentare nella propria vita. Un chiarore, una luce nitida che disperdesse le tenebre dalla sua mente e dal suo cuore. Per questo, nel 1986 Johnny Cash scrive un romanzo su san Paolo, figura nella quale, per certi tratti, si identificava. Il titolo è: “The man in white” (l’uomo in bianco), scelto in contrapposizione al suo soprannome “the man in black” (l’uomo in nero) per via dei suoi immancabili ed eleganti abiti neri che indossava in ogni suo concerto.

Johnny Cash non era certo un teologo, né tanto meno cattolico e leggendo il suo romanzo, non si può fare a meno di notare alcuni riferimenti, neanche troppo velati, a tematiche e dottrine specifiche del protestantesimo. Per esempio, viene espressa la convinzione che ci si salvi per mezzo della “sola fede” in Cristo; oppure c’è un passaggio in cui san Paolo confessa direttamente a Dio i propri peccati, venendo da Lui assolto; infine, in un dialogo fra san Paolo e san Giacomo il Maggiore, si afferma la minor importanza delle opere ai fini della salvezza.
Al di là delle considerazioni teologiche e dottrinali, bisogna riconoscere che Johnny Cash descrive con precisione e pathos sia l’ambientazione della Giudea del I secolo sia il carattere tumultuoso di un san Paolo in bilico tra la sua ortodossia farisaica e la conversione a Cristo.

Con questo romanzo infatti, la creatività, l’estro e la profondità del cantante emergono come nei testi delle sue canzoni, nonostante le luci e le ombre della sua vita.
In modo semplice e genuino tratteggia, con fantasiosi ma pertinenti effetti speciali da buon americano qual è, la vita del santo. Tanto che se il cristianesimo andasse di moda nelle case di produzione cinematografiche si potrebbe tranquillamente trarne un film. Un film realistico, profondo e denso di significati edificanti per la vita di ciascuno, vicino o lontano dalla fede cristiana.

«Se in questo libro neppure un granello di verità sarà illuminato, sarà comunque servito al suo scopo. Mi ha fatto tornare allo studio della Bibbia, alla meditazione, a rifletterci e a parlarne, per la gran parte di questi ultimi dieci anni. A parte questo, in ogni caso, è qualcosa che dovevo fare».

Nel romanzo è ben descritta la determinazione, oltremodo emblematica, di san Paolo, quando ancora si chiamava Saulo di Tarso, nel voler distruggere la “setta dei Nazareni”.
Tuttavia, la redenzione resta possibile, e benché la cosa più difficile sia perdonare se stessi, l’incontro col Signore Gesù rende la questione più semplice.
San Paolo, folgorato sulla via di Damasco, caduto da cavallo e reso cieco da un’abbagliante luce, sente chiamare il suo nome: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?», straordinaria testimonianza della potenza di Dio, che vuole attirare a sé tutti gli uomini, con ogni strumento possibile.

L’uomo in bianco, nella finzione letteraria di Johnny Cash, è ciò che vede san Paolo, mentre è cieco, dietro le proprie palpebre. Una sagoma bianca che sarà ricorrente ogni volta che il santo invoca l’aiuto e la protezione di Gesù.

«Barnaba osservò Saulo che camminava lungo la strada.
Un uomo rinato pensò. Non più un falco, ma un’aquila dal cuore di colomba».

Quella sera del 1969 Johnny Cash ritornò in carcere. Non più, questa volta, a motivo del suo abuso di alcol e droga, ma per organizzare un concerto a favore dei detenuti del San Quentin, carcere di massima sicurezza californiano.

È suggestivo vedere i filmati di quell’evento, in cui detenuti di ogni sorta, coi loro sigari in bocca, sgranano gli occhi meravigliati come bambini guardando quel cantante “in nero” venuto a regalar loro un sorriso. Qualcuno tra loro si sarà reso conto, anche solo per un istante, di non essere l’ultimo scarto della società, come spesso i detenuti vengono giudicati. Uno di loro, di nome Merle Haggard, diverrà un noto cantante di musica country nel suo paese.

Questo episodio della vita di Johnny Cash ci fa capire che, quando facciamo qualcosa con amore e passione, possiamo coinvolgere gli altri attirandoli verso i nostri stessi interessi. Analogamente possiamo dire che passione e amore sicuramente non mancavano a san Paolo nel parlare di Cristo e portare il suo Vangelo ovunque egli andasse.

Mosso dalla carità, ha convertito i cuori e contribuito alla salvezza delle anime; inoltre, illuminato dalla Sapienza di Dio, ha lasciato con i suoi scritti un grande tesoro dottrinale per la Chiesa. Di san Paolo conosciamo il suo proverbiale impegno nel sacrificare tutto sé stesso per la Chiesa nascente, in nome di quel Signore che per tutta la vita ha amato, cercato e servito al meglio delle sue possibilità.

Chiuso in carcere per amore del Signore, non curante dei patimenti subiti ma pieno di zelo, porta a compimento la nuova missione: evangelizzare e far avvicinare a Cristo quante più persone possibili.

Johnny Cash, L’uomo in bianco, Piano B Edizioni, Bologna 2020, p. 258, Euro 18.00.

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Sono fra Andrea Cavallo, nato a Bordighera il 5 Marzo 1992. Ho scelto l'Ordine dei Predicatori perché dalle mie parti, a Taggia, c'è un convento dove si organizzavano ritiri spirituali ai quali partecipavo. Oltre alla quiete e alla pace mi ha attirato la ricerca della Verità, quindi di Cristo e la Sua predicazione.