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Abbiamo voluto chiedere delucidazioni sulla situazione in Ucraina a Padre Dominique Simon appartenente all’Ordine dei Predicatori, francese di nascita, ma residente da diversi anni in Ucraina, proprio a Kiev, fino a poche settimane fa, prima dello scoppio della guerra.
Per poter capire meglio come si sia formata l’identità Ucraina non possiamo non parlare della Rus’ di Kiev. Non tratteremo nello specifico in questo articolo della storia dell’Ucraina perché ci porterebbe lontano dall’attualità, ma questo riferimento ci serve per comprendere meglio alcune dinamiche ideologiche. Infatti, per ora, basta sapere che la Rus’ di Kiev fu un vasto regno sorto verso la fine del IX secolo d.C. e che comprendeva geograficamente i territori degli attuali stati: Ucraina, Russia occidentale, Bielorussia, Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia orientali. Questo grande Stato, fiorente e molto importante per l’identità slava-orientale, è stato ripreso come concetto da Vladimir Putin. È proprio rifacendosi, infatti, a questa idea di Rus’ di Kiev che Putin intende riunire sotto un unico popolo, con questa guerra, le due nazione di Russia e Ucraina. Tuttavia questa idea, ci sembra quanto mai anacronistica. Più meno nello stesso periodo nasceva infatti il Sacro Romano Impero.
Sarebbe come a dire che oggigiorno un capo di Stato europeo volesse riunire sotto la propria bandiera tutti popoli e le nazioni di quello che fu il Sacro Romano Impero in virtù della storia comune. È certo che la storia non si cancella, sicuramente questi due imperi hanno giocato un ruolo fondamentale nella formazione dell’identità slava da una parte ed europea dall’altra, ma nessuno può arrogarsi il diritto di invadere il territorio altrui con missili e carri armati sostenendo un’ipotetica unità dei popoli. Sappiamo quanto sia difficile far coesistere e far abitare insieme culture così diverse nell’Unione Europea, giusto per fare un ulteriore esempio. Nonostante possiamo definirci tutti cittadini dell’Unione Europea, è chiaro che un francese si senta francese, uno spagnolo, spagnolo etc. Ecco, un cittadino ucraino, si sente nella stragrande maggioranza dei casi, un cittadino ucraino e non russo. Come ci ha spiegato padre Dominique Simon ci sono alcune differenze. Per esempio: sul confine occidentale, più vicino alla Polonia, essere ucraino significa parlare esclusivamente ucraino. Mentre più ci si avvicina al confine orientale con la Russia, troviamo cittadini ucraini che sono bilingui e e parlano anche il russo. Ma l’identità è chiara. Nella maggior parte dei casi anche i cittadini bilingui si sentono prima di tutto ucraini.
Inoltre dobbiamo ricordare che la politica, e la concezione dello Stato del governo ucraino è sempre stata di portata nazionale, mentre quella del governo russo ha caratteri imperialistici. Questo ci porta a considerare due concezioni e due punti di vista molto diversi. Come ci dice padre Simon: «Per un cittadino ucraino è molto importante l’idea di libertà, al contrario di un cittadino russo che, a mio modo di vedere, predilige avere un potere forte che garantisca un certo ordine sociale».
Anche questo aneddoto pare interessante: alla fine degli anni novanta, padre Simon, in viaggio in Crimea, dialogò con un’anziana donna russa di modeste condizioni economiche. Questa, non si lamentò più di tanto della sua condizione economica, ma il suo cruccio era che: «il suo, non era più un grande Paese».

Insieme a padre Simon abbiamo anche affrontato il tema della Chiesa Ortodossa in Ucraina che è la confessione cristiana maggiormente rappresentata dai fedeli in questo Paese. Certamente in questo contesto è da considerare la peculiarità delle Chiese Ortodosse che tendono ad avere un legame sempre molto forte con lo Stato di appartenenza.
Ma stando alla situazione della Chiesa Ortodossa in Ucraina dobbiamo ricordare un fatto determinante per la sua storia. Nel 1992 Filarete, arcivescovo ortodosso della città di Kiev, cercò in tutti i modi di separarsi dal patriarcato di Mosca provando ad avere una totale indipendenza. Questo nuovo patriarcato della Chiesa ucraina non fu riconosciuto da nessuna delle altre Chiese Ortodosse per ben ventisei anni, fino a quando nel 2018, ottenne il riconoscimento del patriarcato di Costantinopoli, con la clausola però di divenire una Metropolia. Questo generò sicuramente forti tensioni tra il patriarcato di Mosca e quello di Costantinopoli. Ma già nel 2016 quando fu indetto dai primati delle Chiese autocefale ortodosse un concilio ecumenico pan-ortodosso, su quattordici solo dieci vi si presentarono. A mancare ai tavoli dei lavori oltre alle Chiese di Bulgaria, Georgia e Antiochia fu proprio il Patriarcato russo.
Questo intreccio di delicate relazioni all’interno della Chiesa Ortodossa, che si unisce inevitabilmente a questioni anche politiche, rende molto difficile il dialogo inter-religioso. Il dialogo non può darsi senza qualcosa in comune di accettato, realista e pacifico. Ad oggi il dialogo non può e non deve chiudere gli occhi su quello che sta succedendo in Ucraina, poiché scene di una così grande e atroce violenza sembrano davvero del tutto ingiustificate.

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Sono fra Andrea Cavallo, nato a Bordighera il 5 Marzo 1992. Ho scelto l'Ordine dei Predicatori perché dalle mie parti, a Taggia, c'è un convento dove si organizzavano ritiri spirituali ai quali partecipavo. Oltre alla quiete e alla pace mi ha attirato la ricerca della Verità, quindi di Cristo e la Sua predicazione.