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In occasione del 50° anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e l‘Unione Europea, è stato pubblicato lo scorso settembre, un volume che raccoglie alcuni testi scelti di Joseph Ratzinger, sull’identità e la missione del continente Europeo1.

Questi testi sono a mio parere importanti, in quanto riportano l’attenzione sull’identità e le radici cristiane di questo nostro continente.

Dai testi di J. Ratzinger emerge una grande preoccupazione circa il distacco che ormai sta avvenendo tra l’Europa e le sue radici.

Proviamo a chiederci: che cosa comporta questo progressivo allontanamento?

Nel 2005, alla vigilia della sua elezione al soglio di Pietro, il cardinale Joseph Ratzinger, lamentava la crisi religiosa e morale del continente europeo, dove «si è sviluppata una cultura che costituisce la contraddizione in assoluto più radicale non solo del cristianesimo, ma delle tradizioni religiose e morali dell’umanità»2. Alcune tendenze e forze operanti nel funzionamento di istituzioni europee – contro l’orientamento di coloro che furono i padri dell’Europa unita – sembrano ridurre il senso della sua esistenza e della sua azione ad una dimensione puramente economica e secolaristica.

In tal modo, si dimentica, che la struttura profonda di una società è spirituale e culturale, più che politica ed economica. E si sfigura l’identità europea.

Se da cristiani, si parla dell’Europa, per prima cosa si imporrà sempre il ricordo di un episodio singolare che ci viene narrato nel 16° capitolo degli Atti degli Apostoli. Paolo è missionario nella sua patria, l’Asia Minore, ed evidentemente non pensa affatto di oltrepassare lo stretto che la separa dall’Europa. Ma ovunque egli voglia andare, si sente ostacolato dallo Spirito di Gesù, che come un muro gli ostacola ovunque il cammino. La nuova direzione gli si rivela in sogno: Paolo vede un macedone che lo chiama e lo prega: «Vieni qui e aiutaci!»3. Il macedone sta per la Grecia, per l’Europa. La sua preghiera decide la storia futura. Con essa lo spirito del mondo greco chiede Gesù Cristo. Nel momento della sua massima purificazione, lo spirito greco diviene nostalgia di lui, nostalgia del Vangelo – guscio aperto che si protende a Lui.

L’Europa diviene Europa attraverso la fede cristiana che porta in sé l’eredità di Israele ma insieme accogliendo in sé il meglio dello spirito greco e romano. In seguito i popoli germanici e slavi sono entrati nello spazio di questa fede; le hanno dato sembianze e forme nuove, ma allo stesso tempo hanno ricevuto, e solo da questa fede, la loro storia e la loro identità. Ciascun popolo europeo, può e deve riconoscere che la fede ha generato la sua patria e che noi smarriremmo noi stessi se gettassimo via la fede.

Detto questo, occorre capire per quale motivo si sente sovente affermare, che il riferimento alle radici cristiane dell’Europa costituirebbe un’offesa ai non cristiani, oggi massicciamente presenti nel nostro vecchio continente.

«Chi verrebbe minacciato dall’identità Europea? I musulmani, non si sentono minacciati dalle nostre basi morali cristiane, ma da una cultura secolarizzata che nega le proprie origini e che esclude Dio dalla sfera pubblica relegandola nel privato. E anche i nostri concittadini ebrei non vengono offesi dal riferimento alle radici cristiane dell’Europa, in quanto queste radici risalgono fino al monte Sinai.
Lo stesso vale per il riferimento a Dio: non è la menzione di Dio che offende gli appartenenti ad altre religioni, ma piuttosto il tentativo di costruire la comunità umana negando ogni riferimento a Dio4».

«La motivazione di questo duplice “no”, a Dio e alla radici cristiane, risiede nel presupposto che soltanto la cultura positivistica e razionalistica radicale può costituire l’identità europea5».

Come abbiamo visto, l’Europa non si comprende senza il cristianesimo. Essa perderebbe la sua identità e la sua originalità.

In un passaggio di una sua conferenza, il card. Angelo Amato spiega bene come l’Europa sia «una costruzione plurimillenaria costituita da strati diversi e complementari.6 Il primo strato è offerto dalla civiltà greca».

«L’Europa come parola e come concetto geografico e spirituale è una creazione greca. Gli elementi di questa grecità potrebbero essere così sintetizzati: diritto della coscienza, relazione tra ratio e religio, affermazione della democrazia in armonia vincolante con ciò che è giusto e retto.
Il secondo è dato dall’eredità cristiana, dal suo umanesimo, che in Gesù Cristo opera la sintesi tra la fede d’Israele e lo spirito greco.
Il terzo strato è costituito dall’eredità latina.
Nella storia l’Europa è stata identificata con l’occidente, e cioè con la sfera della cultura e della Chiesa latina, che, però, abbracciava, oltre ai popoli romanici, anche i germani, gli anglosassoni e una parte degli slavi. La res publica christiana non era certo una realtà europea politicamente costituita, ma si muoveva in un insieme di cultura unitaria, visibile nei sistemi giuridici, nelle università, nei concili, negli ordini religiosi, nella circolazione della vita ecclesiale. Il tutto aveva Roma come suo centro.
Infine, l’eredità dell’era moderna costituisce il quarto strato dell’Europa. Gli elementi di tale eredità sono: la distinzione tra Stato e Chiesa, la libertà di coscienza, i diritti umani e l’auto-responsabilità della ragione. Tutti questi diversi elementi sono stati portati a unità dalla Chiesa di Cristo, che è stata la matrice della civiltà europea, della sua difesa e della sua diffusione nel mondo».7


1 J. Ratzinger, La vera Europa, identità e missione. Siena, Cantagalli, 2021.

2 J. Ratzinger, L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture. Siena, Cantagalli, 2005, p. 37.

3 At 16,9.

4 J. Ratzinger, Ivi, p. 40.

5 Cit. Angelo Amato, Lezione tenuta ai docenti e agli studenti della University of Notre Dame nell’Indiana (Stati Uniti). https://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/cultura/182q04a1.html, consultata il 23.11.21.

6 Cf. J. Ratzinger, Chiesa, ecumenismo e politica. Nuovi saggi di ecclesiologia. Cinisello Balsamo, ed. San Paolo, 1987, pp. 207-221

7 Cit. Angelo Amato, op. cit.

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Veritas. È uno dei motti del nostro ordine. Che bella questa parola. Sembra che sia scomparsa dal nostro vocabolario, dai nostri discorsi, oserei dire, anche dalle nostre omelie. Veritas. Che bella parola. Eppure non interessa più. Basta osservare nei salotti televisivi quanto successo riscuotano i cosiddetti “opinionisti”. Il nostro tempo sembra aver fatto una scelta apparentemente vantaggiosa: ha preferito l’opinione rinunciando alla Verità. Tutti “vendono” le loro opinioni, tutti si sentono autorizzati a dire e a commentare qualsiasi cosa. Ecco che allora desidero essere un cercatore della Verità! Non mi accontento delle opinioni anche se le ascolto volentieri! Fin da piccolo ho avuto questo desiderio per poter rispondere alla grandi domande di senso! Frate perché? Per mettermi a servizio della Verità in Persona: Gesù Cristo.