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Un sogno non alla moda

Quanti genitori oggi sognerebbero per i propri figli una vita santa? Quante madri si augurerebbero che magari un giorno il proprio figlio possa diventare santo e che la sua santità venga un giorno riconosciuta pubblicamente e solennemente dalla Chiesa? È più probabile trovare dei genitori che auspichino di avere un figlio come un grande calciatore, attore o un importante manager della finanza, che la propria figlia possa distinguersi nella danza o nella moda e magari approdare su un prestigioso red carpet. Quanti desideri di grandezza per i propri figli albergano nel cuore di molti genitori! Desideri leciti, per carità!

Ma chi augura alle future generazioni un avvenire di santità? Chi si aspetta dai propri figli anzitutto una condotta di vita improntata alla santità? Non abbiamo la pretesa di avere la risposta a tali quesiti, tuttavia possiamo dire che la santità non è di moda, non fa notizia, non guadagna applausi e consensi dalle folle, la santità non guadagna nessun click sulla voce “Mi piace”.

Ma è proprio questo che desideriamo raccontarvi: un sogno non alla moda. Il sogno di una madre che accompagna il proprio figlio agli onori degli altari. Una madre che porta nel suo cuore i tesori nascosti di suo figlio: Carlo Acutis1.

Il sogno di una madre

La madre di Carlo, Antonia Salzano Acutis, racconta: «Ricordo che la notte tra il 3 e il 4 ottobre 2006 (pochi giorni prima della morte di Carlo che sarebbe avvenuta il 12 ottobre) sognai di trovarmi all’interno di una chiesa. Era presente san Francesco d’Assisi. Più sopra, sul soffitto, vidi il volto di mio figlio, un viso molto grande. San Francesco lo guardò e mi disse che Carlo sarebbe diventato molto importante per la Chiesa. Quindi mi svegliai»2.

Pochi mesi prima della morte di Carlo, la madre Antonia fece un altro sogno: «Sognai un piccolo agnellino che veniva dissanguato e lasciato morire, mentre una voce in arabo diceva delle parole che significavano “sacrificio” e “vittima”»3.

Antonia racconta che quello parole erano realmente profetiche per la situazione dolorosa che si trovò a vivere Carlo: ebbe moltissime emorragie a causa della sua patologia che consisteva in una leucemia definita “fulminante” in quanto causò una morte repentina. Per la madre Antonia quel sogno in qualche modo predisse la morte cruenta del figlioletto, fra tante sofferenze e dolori fisici. Racconta ancora: «Sono profondamente convinta che Carlo, a imitazione di Gesù, sia stato vittima gradita a Dio per la salvezza di molti»4.

Un potenziale sacerdote

Carlo trascorre l’ultima estate che ha vissuto su questa terra, assieme alla madre a Santa Margherita Ligure, nella casa dei nonni paterni. Qui si lascia andare ad alcune confidenze. Di ritorno dalla Messa pomeridiana e camminando lungo il bel viale che costeggia il mare, Carlo con la semplicità e la schiettezza che gli erano caratteristiche, chiese alla madre cosa pensasse se fosse diventato sacerdote.

La madre racconta: «Lì per lì non seppi cosa dire. Lo ascoltai con benevolenza. Il suo amore per Gesù e per la Chiesa non mi era sconosciuto. Per questo la rivelazione non mi suonò innaturale. Fra l’altro, scoprii in seguito che aveva comunicato quello stesso desiderio intimo anche a mia madre, sua nonna. Evidentemente era da tempo che pensava all’ipotesi di abbracciare la vita religiosa […] Nell’eventualità che fosse arrivato all’ordinazione sacerdotale probabilmente avrebbe scelto di diventare un prete diocesano. Li stimava molto»5.

Il tesoro del Vangelo

Carlo amava molto leggere i Vangeli. Ogni giorno si concentrava su un piccolo passo che diveniva la bussola delle sue giornate. Anche il Vangelo per lui era dono di Dio. Una delle parabole che lui amava era quella del seminatore. Per lui era importante fare fruttificare il seme al cento per cento e non lasciarlo soffocare dalle spine della vita. Amava molto il capitolo dodici del Vangelo di Giovanni in cui si parla del fatto che se il chicco non muore non porta frutto.

Carlo tra i suoi appunti scrive: «Oso dire che siamo tutti questo chicco di grano, nel senso che siamo tutti in posizione minima, come un chicco, però un chicco talmente prezioso che il Signore si aspetta da esso tutto quanto si può immaginare»6.

Il tesoro per antonomasia: l’Eucaristia

Per comprendere la spiritualità di Carlo bisogna addentrarsi nel Mistero Eucaristico. Sin da quando fece la prima Comunione a sette anni, cominciò ad andare a Messa e a fare l’Adorazione eucaristica o prima o dopo di essa, tutti i giorni.

Diceva: «Se ci riflettiamo bene, noi siamo molto, ma molto più fortunati di coloro che vissero più di 2000 anni fa accanto a Gesù in Palestina. Gli Apostoli, i discepoli, la gente di quei tempi, potevano incontrarlo, toccarlo, parlarci, ma erano comunque limitati della spazio e dal tempo. Tanti dovevano fare chilometri a piedi per incontrarlo, ma non sempre era possibile approcciarlo, perché era sempre contorniato dalle folle. A noi basta andare nella Chiesa più vicina, e abbiamo “Gerusalemme” sotto casa!»7.

Il tesoro della purezza

Carlo teneva moltissimo alla purezza. Non era un bigotto, tutt’altro, ma riconosceva in ogni persona una dignità speciale che doveva essere rispettata e non consumata. Pensava che occorresse darsi del tempo prima di concedersi fino in fondo all’altro. Più volte riprendeva i suoi compagni se a suo avviso precorrevano i tempi e anche se si concedevano con leggerezza in esperienze prematrimoniali.

La purezza non era fine a se stessa. Non era per mero ascetismo che la suggeriva. Era piuttosto per la consapevolezza che ogni rapporto se vissuto come dono di Dio può dare il centuplo, la felicità. Se invece se ne abusa non riesce a portare i frutti che promette.

Quando Carlo parlava dell’amore, dell’innamoramento fra ragazzo e ragazza, si rifaceva sempre all’insegnamento di tanti santi capaci di amare gli altri senza volerli possedere. Carlo sapeva mantenere un distacco che non era disinteresse, quanto piuttosto consegna degli altri a Dio.

Il tesoro della malattia e della povertà

Carlo nutriva un amore particolare per i malati, soprattutto per quelli fra loro più sofferenti, e insieme per gli anziani. Quante volte aiutava signore anziane a portare la spesa fino a casa. Si offriva spontaneamente. Il suo desiderio di somigliare a Gesù fu lo sprone per diventare sempre più caritatevole con gli altri, soprattutto con i suoi amici e con coloro che gli vivevano accanto.

Furono molti i senzatetto che Carlo aiutò nel corso della sua vita. Tra questi vi erano anche dei musulmani che erano senza lavoro e senza speranza. Per un periodo andò ad aiutare a servire i pasti nella mensa delle suore di Madre Teresa di Calcutta che si trova a Baggio. Era frequentata soprattutto da immigrati, la maggior parte di religione musulmana e Carlo con alcuni di questi aveva stretto amicizia. Carlo poi, provava una grande pena nel vedere con quanta infelicità tante persone affrontavano il problema dell’invecchiamento, cadendo subito in una profonda crisi esistenziale. Soleva dire che i veri handicap sono quelli interiori e non quelli fisici, perché quelli fisici finiranno, mentre quelli interiori resteranno per tutta l’eternità e saranno decisivi e determinanti per il livello di beatitudine eterna di cui godremo.

Il tesoro dell’insegnamento della Chiesa e quel fascino per Benedetto XVI

Se c’era da spiegare la ragionevolezza del pensiero della Chiesa su tematiche delicate, Carlo era sempre pronto. In particolare quando si parlava della dignità della vita e dell’embrione. Inoltre era molto rigoroso nell’osservare i comandamenti. Carlo diceva che la bestemmia è un peccato gravissimo che offende molto Dio. Oltre a pregare per i bestemmiatori, interveniva anche direttamente. Non lo faceva mai in modo brusco, ma sempre con dolcezza.

Il professore di religione ha raccontato alla famiglia di come Carlo condividesse la posizione della Chiesa sull’aborto, e di come difendesse con passione i valori della vita nascente. Durante l’ora di religione, una volta vi fu un’animata discussione in classe e Carlo fu l’unico che si dichiarò contrario all’aborto. Non aveva paura di andare contro corrente, sosteneva sempre con fermezza le sue idee. Inoltre occorre ricordare la forte devozione di Carlo per il Sommo Pontefice. Era affascinato da Papa Benedetto XVI. Nell’agosto del 2005 seguì con intensità il suo viaggio in Baviera.

Un tesoro da custodire gelosamente: la devozione alla Beata Vergine Maria

Carlo dopo la SS. Eucaristia ha sempre avuto una grandissima devozione per la Madonna. Per lui erano molto importanti i luoghi dove nel corso dei secoli la Vergine si era manifestata sia per operare miracoli, sia per guidare i suoi figli alla vera vita. L’ultimo viaggio che fece Carlo nel 2006 fu proprio in un luogo mariano, ovvero a Fatima. Carlo aveva avuto molti segni dai pastorelli di Fatima. Aveva sognato anche Francisco che gli chiedeva di riparare e offrire sacrifici affinché la gente amasse e onorasse di più l’Eucaristia. Pochi giorni dopo la morte di suor Lucia avvenuta nel 2005, Carlo la sognò mentre gli diceva che con la pratica dei Primi Cinque Sabati del mese, si potevano cambiare i destini del mondo.

Un’altra volta, quando aveva circa otto anni, aveva visto la Madonna di Fatima che durante una processione in chiesa si fermava davanti a lui e gli donava il suo Cuore e glielo poggiava sul petto. Gli diceva di consacrarsi al suo Cuore Immacolato e al Sacro Cuore di Gesù.

L’ultimo tesoro di Carlo: la vita eterna

Carlo invitava sovente famigliari e amici a fare attenzione a tutta una serie di concezioni artefatte e convenzionali che spesso ci confondono. Ma lasciamo parlare direttamente lui, diceva: «Noi siamo soliti dire: qua, là, su, giù. Questo modo di pensare e di dire relativizza tutto. Essendo immersi nel qui, noi rapportiamo tutto al tempo e allo spazio che ci schiavizza, ci condiziona. Se ci sganciamo da queste catene, se ci abituiamo alle cose di Lassù, se prendiamo confidenza con l’Oltre, se consideriamo la vita un trampolino per l’Eternità, allora la morte diventa un passaggio, diventa una porta, un mezzo. Perde la sua drammaticità. Perde la sua fatalità. Perde la sua definitività. Esorcizzare la morte. Spiritualizzare la morte. Santificare la morte. Ecco il segreto»8.

Un dono ai nostri lettori: il prezioso kit di Carlo per diventare santi

La madre Antonia racconta che il figlio Carlo insegnò catechismo per qualche anno ai bambini e, per aiutarli a progredire spiritualmente, aveva inventato un kit per diventare santi, eccolo:

1. Cerca di andare tutti i giorni alla Messa e di fare la Santa Comunione
2. Se riesci fai qualche momento di Adorazione eucaristica davanti al tabernacolo dove è presente realmente Gesù, così vedrai che aumenterà il tuo livello di santità!
3. Ricordati di recitare ogni giorno il santo Rosario.
4. Leggiti ogni giorno un brano della Sacra Scrittura.
5. Se riesci confessati tutte le settimane, anche i peccati veniali.
6. Fai spesso proposito e fioretti al Signore e alla Madonna per aiutare gli altri.
7. Chiedi aiuto al tuo Angelo Custode che deve diventare il tuo migliore amico.

Questo kit, questa “ricetta” per così dire, era il segreto di Carlo, il segreto del suo cammino di santità. Con queste indicazioni aveva dichiarato guerra al peccato e al maligno per realizzare il suo sogno: essere tutto di Cristo. Che diventi anche il nostro sogno.


1 Cfr. Antonia Salzano Acutis, P. Rodari, Il segreto di mio figlio. Perché Carlo Acutis è considerato un santo, PIEMME, Milano 2021.

2 Ivi, p. 13.

3 Ivi, p. 89

4 Ibid.

5 Ivi, p. 53.

6 Ivi, p. 125.

7 Ivi, pp. 255-256.

8 Ibid.

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Veritas. È uno dei motti del nostro ordine. Che bella questa parola. Sembra che sia scomparsa dal nostro vocabolario, dai nostri discorsi, oserei dire, anche dalle nostre omelie. Veritas. Che bella parola. Eppure non interessa più. Basta osservare nei salotti televisivi quanto successo riscuotano i cosiddetti “opinionisti”. Il nostro tempo sembra aver fatto una scelta apparentemente vantaggiosa: ha preferito l’opinione rinunciando alla Verità. Tutti “vendono” le loro opinioni, tutti si sentono autorizzati a dire e a commentare qualsiasi cosa. Ecco che allora desidero essere un cercatore della Verità! Non mi accontento delle opinioni anche se le ascolto volentieri! Fin da piccolo ho avuto questo desiderio per poter rispondere alla grandi domande di senso! Frate perché? Per mettermi a servizio della Verità in Persona: Gesù Cristo.