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«In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti». (Lc 6,12-19)

Gesù sale sul monte, chiamandovi i suoi discepoli: «I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento». A noi sembra essere la terra a sostenere il cielo, poiché la prima è sotto, il secondo, sopra; la prima è concreta, il secondo è qualche cosa di etereo. In realtà… non è così! bensì il contrario, come fra l’altro l’astronomia stessa ci insegna. Anche se a tutta prima non sembra, è il sole a mantenere salda, per gravità, la terra, in quella sua così ellittica e a noi alquanto simpatica orbita; e se saliamo ad altezze davvero elevate, scopriamo che è proprio così. Non è la terra ad essere grande ed il sole, di contro, piccino, bensì è quest’ultimo ad essere gigantesco e la povera terra alquanto piccina: non è la terra a sostenere il cielo, ma il cielo, la terra.

Similmente, questa è anche la realtà ammannitaci dalla Scrittura: non è la terra a sostenere il cielo, bensì l’esatto contrario; «I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento». Ecco che allora Gesù sale sul monte, il luogo elevato di Dio, a pregare, chiamandovi poi i suoi discepoli, i cieli: gli apostoli i cui nomi sono scritti nei cieli. Cristo il sole di giustizia generato dal seno di Maria mistica aurora, il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale, che sorge da un estremo, come proseguirà poi il salmo1: dal basso è piccolo, e lo sono anche gli altri corpi celesti, i cieli, gli apostoli: pubblicani, pescatori, persone che diremmo tutto sommato anonime; ma se saliamo ad altezze elevate la prospettiva si inverte. Per chi sta a terra, per il mondo, Cristo è piccolo, insignificante, e così la Chiesa; per chi si eleva alle altezze dello sguardo di Dio, della fede, questa visione dall’alto, è lui, con lei, a reggere l’intera realtà. La realtà che vediamo è la stessa, la verità non cambia, è sempre la stessa, ma è l’ampiezza o la ristrettezza della prospettiva a mostrarcela per come è davvero.

Cristo, poi, scende con gli apostoli, il cielo scende sulla terra, e scendendo ci eleva, mostrandoci l’inversione: è il cielo a “stare sotto”, a sostenere la terra. In definitiva è la terra, siamo noi2, ad essere fondati sugli apostoli, su Cristo, come ci ha indicato anche san Paolo3. Ecco allora che tutto risulta invertito rispetto a quel che può personalmente apparirci grande o piccolo. Non a caso, questo passaggio, in Luca, introduce l’immediatamente susseguente “discorso della pianura”: ivi la fede ribalta le prospettive mondane nell’ottica divina, sin dal principio, già con le beatitudini: beati voi poveri, …, beati voi che ora piangete, e così via.

Anche i santi che oggi celebriamo, Simone e Giuda Taddeo, sono un esempio di questa inversione; indubbiamente, questi due apostoli “in fondo alla lista” possono apparirci come i più anonimi, due fra coloro che quasi mai ricordiamo; e paiono quasi eclissati anche nei nomi, sebbene per motivi opposti, anche da quelli che sono i loro due omonimi: Simone detto Pietro e Giuda Iscariota. E tuttavia sono fra i dodici, la cui eminente santità è posta e annoverata da Cristo fra quelle che sono le vere e proprie colonne a fondamento della Chiesa, del mondo. Non con le loro parole, ma con quelle di Cristo, come corpi celesti che riflettono la luce del sole, o come l’aria, trasparente, che, invisibile, ne diffonde la luce e il calore.

Ebbene allora non abbiamo a spaventarci quando ci sembra di scorgere solo la piccolezza del regno di Dio, della Chiesa, la nostra piccolezza, perché agli occhi della fede sono le cose piccole ad essere veramente grandi. «Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio; […] nulla si sottrae al suo calore» (Sal 18/19).


1 Cfr. Sal 18/19.

2 L’uomo, come Adamo, è “terra”, è “fatto di terra”.

3 «Voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù» (Ef 2,19-20).

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Al secolo Marco, nell’Ordine fra’ Marco Maria Meneghin, nato nella ridente cittadina trevigiana di Conegliano nell’Anno Domini 1991. Ho conseguito la laurea magistrale in Informatica nel 2015, in particolare specializzandomi nel ramo del ragionamento automatico. Chiamato dappoi per vocazione, ho emesso nel 2017 la professione semplice, facendo il mio ingresso nell’Ordine dei Predicatori. Ho conseguito il baccellierato in filosofia presso lo Studio Filosofico Domenicano di Bologna e attualmente sono studente di teologia presso la Facoltà Teologica dell'Emilia-Romagna. Per contattare l'autore: fr.marco@osservatoredomenicano.it