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L’occasione

Cosa fa un frate domenicano in parrocchia? Guardando alla mia piccola esperienza personale potrei rispondere con un elenco di diverse attività: il catechismo, il servizio liturgico alla Messa domenicale, incontri di preghiera e riflessione con giovani e adulti, momenti di famigliarità e così via. Eppure mi rendo conto che un simile susseguirsi di cose da fare non è capace di esprimere davvero il senso di questo apostolato che tanto ho desiderato e desidero vivere.

Qualche tempo fa, quando sono uscito dal convento per andare alla consueta riunione mensile dei catechisti e degli educatori avevo pronte molte cose da dire: alcune considerazioni sull’attività svolta, qualche proposta, una breve riflessione per la condivisione comune sul Vangelo del giorno con cui tradizionalmente si aprono i nostri incontri. Alla fine ho fatto ben poco di quanto avevo programmato: in occasione della festa della conversione dell’apostolo Paolo il parroco ha chiesto a ciascuno di condividere con tutti il racconto di alcuni momenti in cui la presenza del Signore nella propria vita è stata avvertita in maniera particolarmente significativa.

 ho potuto sperimentare ancora una volta come l’essenziale del mio servizio, e a ben vedere di ogni apostolato nella Chiesa, non sia il “fare”, ma l’ “esserci”

In questo modo, provvidenzialmente, ho potuto sperimentare ancora una volta come l’essenziale del mio servizio, e a ben vedere di ogni apostolato nella Chiesa, non sia il “fare”, ma l’ “esserci”, ossia il desiderio di condividere con gli altri il cammino della fede sostenendosi vicendevolmente e lasciandosi guidare e stupire dallo Spirito Santo di Dio.

Luoghi di contemplazione

Il tempo che immaginavo dedicato al parlare è stato riempito da un ascolto sempre più coinvolgente per la mente e per il cuore. In alcune decine di minuti mi sono trovato davanti alla bellezza di vite famigliari appena iniziate o da poco salvate, alla luminosità di una fede ritrovata, ai racconti di gravi malattie e momenti di profonda angoscia che oggi profumano di vittoria, alla gratitudine di coloro che hanno trovato nella nostra comunità parrocchiale la ricetta contro la solitudine e le sue insidie. Quasi senza accorgermene ho potuto fare nuovamente esperienza di quella contemplazione (contemplari) alla base della vita domenicana: osservare nel silenzio e nello stupore l’azione di Colui che, nel suo grande amore, non smette di salvare.

Fin dal giorno del mio ingresso in convento mi è stato insegnato come per un frate predicatore non ci sia contemplazione senza “contemplata aliis tradere”, senza trasmettere agli altri quanto si è contemplato. Per questo ora ho deciso di offrire il racconto di questa bella esperienza che ho potuto vivere e le semplici riflessioni che da essa scaturiscono, nella speranza che quanti leggeranno questo scritto possano avvertire sempre di più nelle loro vite la presenza del Signore.

Da parte mia lo ringrazio per tutte le volte che, in questi primi due anni e mezzo di apostolato, mi ha aiutato a comprendere come un domenicano in parrocchia non debba fare altro che questo: il domenicano.

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Fr. Alessandro Amprino, secondo i documenti proviene da Torino, città dove è nato l’8 aprile 1991. Tuttavia, coloro che lo conoscono meglio sanno che preferisce definirsi originario di Cumiana, piccolo paese del Piemonte apprezzato nel corso dei secoli dai tanti forestieri che soggiornandovi vi hanno trovato “buon’aria, buon vino e gente umana”. Nell’ottobre 2012 inizia il suo cammino di formazione alla vita religiosa e sacerdotale sulle orme di san Domenico. Studente di teologia, si interessa in modo particolare di Liturgia. Il 1 giugno 2019 è stato ordinato Sacerdote. Consapevole che la Sapienza è un lauto banchetto imbandito da Dio per il suo popolo ha servito tra i banchi della scuola media Sant'Alberto Magno di Bologna come docente di Religione.