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Poco tempo fa è tornato alla casa del Padre il nostro confratello padre Innocenzo Venchi, che viveva nel nostro convento di Chieri. Di recente avevamo avuto l’occasione di intervistarlo e di rivolgergli qualche domanda sulla sua esperienza di Postulatore generale delle Cause dei Santi1. La conversazione, per scelta redazionale, è stata suddivisa in tre articoli, dei quali questo è il secondo (clicca qui per leggere il primo: Frate e Postulatore). Ci è particolarmente grato, nel pubblicare questa intervista, rendere omaggio alla memoria di quest’uomo che è stato, fino alla fine della sua vita, fedele testimone di Gesù Cristo Signore e della tradizione del nostro Ordine.

 

Ci può raccontare la sua esperienza di Postulatore?

Come segretario ho aiutato tanto il Postulatore che era padre Piccari: un signore, una persona molto perbene. Da segretario ho lavorato per il dottorato di santa Caterina da Siena, che voleva Paolo VI, per dichiararla dottore della Chiesa con santa Teresa d’Avila. E questo fu. Poi anche la causa di san Martino de’ Porres2: l’ultima canonizzazione celebrata secondo l’antico formulario. Tempo prima, il Presidente della Repubblica del Perù era andato in visita da papa Giovanni XXIII e gli aveva chiesto scherzosamente: “Mi dia o un cardinale o un santo”, riferendosi a Martino de’ Porres. Lui gli ha dato tutti e due3!

A proposito del Perù, ricordo un piccolo aneddoto. Prima della canonizzazione vi era stato un pellegrinaggio dal Perù e il Papa aveva tenuto il discorso. C’era un bambino che gridava, e allora la mamma l’aveva portato via. Il Papa allora disse: “Hanno portato via questo bambino perché gridava. E pensare che è di loro il Regno dei cieli!”.

Poi c’è stata la canonizzazione di san Giovanni Macias4, nel trapasso tra padre Piccari e me.

Con papa Giovanni Paolo II era bello portare avanti le cause: lui, che era vissuto sotto il comunismo, voleva aiutare tutte le Chiese o le nazioni che erano sotto il comunismo, canonizzando i loro martiri. Così ha canonizzato i martiri della Corea, della Cina e del Vietnam, tra cui ci sono tanti domenicani.

La Postulazione mi ha dato la possibilità di girare tante parti del mondo: Corea, Giappone, Cina, Tailandia, Filippine, Zimbabwe, Tunisia, poi quasi tutta l’America e gran parte dell’Europa. Fra l’altro, sono sempre stato ben ricevuto anche dai non cattolici e dai non cristiani, anche se sapevano che ero sacerdote: ho sempre trovato che, in fondo, l’animo dell’uomo è un animo religioso. Questo soprattutto nel rispetto per i defunti. I giapponesi, per i defunti, il 15 di agosto, lasciano tutto per andare sulla tomba dei loro cari. Anche se in molte parti c’è la cremazione, tuttavia, appena morto, si radunano presso il cadavere, per stare insieme con il defunto.

Per non parlare dell’America Latina. Nel Messico, per esempio, nella nostra chiesa, un giorno ho parlato, naturalmente, della Madonna di Guadalupe. Alla fine della messa torno in sacrestia e una vecchietta viene, e voleva darmi una offerta: “Ma no, grazie”, dico io. “Ah no no! Lei ha parlato della Madonna di Guadalupe e quindi…!”. Perché, diceva papa Woytiła, “los mejicanos son todos guadalupanos”, anche se non credono!

Sono stato anche negli Stati Uniti, in Canada e praticamente in tutta l’America Latina. Questa è stata la mia vita. Quarantasei anni a Roma: quindi, anche se campo fino a cento, è sempre la metà della vita.

 

Per leggere la terza ed ultima parte dell’intervista clicca qui: Padre Venchi, Roma e la Chiesa.


1 Nel diritto canonico, si chiama “Postulatore” l’incaricato a sostenere, presso i tribunali competenti, una causa di beatificazione o di canonizzazione. Il Postulatore generale dell’Ordine dei frati predicatori è il principale incaricato per i processi riguardanti i santi o beati domenicani. Per approfondire l’argomento: La postulazione di un Ordine religioso – videointervista a p. Gianni Festa op.

2 San Martino de’ Porres (1579-1639) è un santo molto venerato nelle Americhe, appartenente insieme a santa Rosa e a san Giovanni Macías, anch’essi domenicani, nonché al vescovo san Turibio di Mogrovejo e al francescano Francesco Solano, alla generazione dei grandi santi dell’evangelizzazione del Perù. Martino è l’unico tra essi a non essere stato di pura origine spagnola, ma mulatta: la sua carità verso i poveri, per i quali organizzava non solo il vitto, ma anche l’assistenza medica e praticava la sua antica attività di barbiere, rifulgeva per questo ancora di più agli occhi dei poveri di Lima come segno della vicinanza di Dio nei confronti degli strati sociali più deboli. È ricordato per il suo carattere affabile e la sua umile confidenza, che gli faceva ottenere da Dio miracoli straordinari.

3 Si riferisce al card. Juan Landázuri Ricketts, arcivescovo di Lima, che fu creato cardinale poco meno di due mesi prima della canonizzazione del santo mulatto.

4 San Giovanni Macías (1585-1645), di poco più giovane di san Martino de’ Porres, fu un frate converso spagnolo, entrato in convento dopo essere giunto in Perù, conosciuto anch’egli per la sua massiccia opera di assistenza ai poveri.

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