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Jean Druel op è stato invitato dalla Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII per rappresentare l’Istituto Domenicano di Studi Orientali all’inaugurazione della Accademia Europea delle religioni, un incontro che ha visto coinvolte circa 400 istituzioni europee (facoltà, centri di ricerca, editori, giornalisti etc.), tenutosi il 5 dicembre 2016. Ha trascorso, quindi, qualche giorno come nostro ospite al convento patriarcale e noi dell’Osservatore Domenicano non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di intervistarlo.

Scommetto che l’Accademia delle Religioni è stato il solito evento fricchettone…

Proprio il contrario!

Sembra che il Parlamento Europeo abbia bisogno di un gruppo di esperti, un think tank, sulle religioni. L’obiettivo è radunare studiosi di diverse università europee per diffondere conoscenza sulle religioni. E per conoscenza sulle religioni non si intende tanto la teologia, quanto le scienze della religione, storia della religione, esegesi etc. La religione a prescindere da Dio, insomma.

Allora si tratta sicuramente di propaganda relativista!

E se, invece, leggendo tra le righe, dicessi piuttosto: lotta all’Islam? Ho avuto la sensazione che molti relatori vedessero le religioni in genere come un fattore di violenza sociale, e l’Islam in particolare.

Non hanno tutti i torti, specialmente in relazione all’Islam.

Il problema è come definisci l’Islam.

Ci sono persone violente nel mondo musulmano, ma penso che siano una piccola minoranza, per quanto rumorosa e visibile. Tu puoi definire l’Islam a partire da loro, ma penso che la maggioranza dei musulmani non li riconosca come tali.

Tu definiresti il cristianesimo a partire dal Ku Klux Klan?

Ma c’è scritto nel Corano che i musulmani devono uccidere i cristiani…

Un musulmano risponderebbe subito: «Proprio come ha detto Gesù: non vengo a portare la pace, ma la spada», perché la parola di Dio è una spada che uccide, che rivela i segreti del cuore.

Al Cairo ho avuto una strana discussione con una studentessa, che stava leggendo un libro sulla crisi della famiglia in Europa. Il libro sosteneva che la causa di questa crisi fosse il Vangelo, perché Gesù è stato il primo a non rispettare sua madre. Cosa ti puoi aspettare dai cristiani, che vogliono imitare Gesù? Lasceranno il loro padre e la loro madre, per essere degni del Regno dei Cieli. Noi cristiani risponderemmo così, interpretando allo stesso modo quel versetto evangelico?

Puoi estrarre una frase dal Corano e dire che questa è la verità, perché è scritto così! Ma tu non sei un musulmano e forse non sei la persona migliore per interpretare quella frase.

Insomma, mi vuoi fare credere che le religioni non hanno un problema con la violenza?

Certo che lo hanno! Perché gli esseri umani sono violenti. Le religioni devono confrontarsi con la violenza. C’è della violenza in noi, tra confratelli che si vogliono bene. Non ascoltiamo i nostri confratelli, non lasciamo loro uno spazio per parlare, disprezziamo il loro punto di vista, li deridiamo. Questa è violenza. Se questa è la situazione nei nostri cuori, cosa pensi che succeda a livello di religioni e società?

Il modo più semplice, a quanto pare, è eliminare le religioni.

Il punto di vista di molti partecipanti all’Accademia è che la vera soluzione sia la conoscenza.  La loro idea è che, solo diffondendo una conoscenza di tipo illuminista sulle religioni, queste perderanno il loro potenziale di violenza. Anzi, più semplicemente, le religioni si estingueranno. Sarà la scienza a estinguere le religioni e allora ci sarà la pace.

Ma io non sono convinto che funzioni così. Si tratta piuttosto di prendere sul serio le religioni, ascoltare le persone credenti, parlare con loro. A volte pensiamo che quello che dicono gli altri sia ingenuo, infantile, senza un briciolo di verità. Ma se facciamo così creiamo ancora più violenza.

Intanto, però, l’IDEO diffonde conoscenza sull’Islam.

Noi studiamo l’Islam e lo prendiamo seriamente, a partire dalle loro fonti, insieme a studiosi musulmani, leggendo e analizzando insieme i loro testi, per capire davvero come funziona.

Ma come frate domenicano, non dovresti piuttosto passare il tempo a predicare il Vangelo?

Lo faccio ogni giorno! Non smetto mai.

Molte persone che incontro, e ne incontro tante che sono musulmane, desiderano conoscere il cristianesimo. Vogliono sapere che cos’è una messa, come pregano i cristiani, cos’è un monaco, cos’è un prete, perché i preti occidentali non si sposano e quelli orientali sì, cosa vuole Gesù e perché dite che è Dio? Questo è predicare: spiegare i misteri cristiani. Ho più occasioni di predicare in Egitto che in Francia, dove nessuno è interessato.

Non converto la gente. Desidero piuttosto diventare un cristiano migliore e che i miei interlocutori diventino musulmani migliori. Come è scritto in “Dialogo e proclamazione”, un documento del 1991 del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il vero predicare purifica. La missione di Gesù era di purificare la religione attraverso il dialogo. Parlava con gli ebrei e con i greci e con i romani, per purificare la loro visione di Dio, della verità, dell’uomo. Con la predicazione e il dialogo aiuto i musulmani a purificare la loro visione della religione e così io purifico la mia. Questa è evangelizzazione. Evangelizzare è, in definitiva, battezzare, ma fondamentalmente è impegnarsi in un dialogo di salvezza con l’altro affinché ciascuno diventi una persona migliore, un credente migliore.

Ma se la salvezza è in Cristo, dovresti sperare che tutti diventino cristiani

Cristo è l’unico mediatore e Dio vuole che tutti siano salvi. Come tieni queste due cose insieme? Dio nella sua opera di salvezza non dipende interamente da noi: c’è una via che solo Lui conosce. Forse per il momento basta dire questo: che Dio stia lavorando alla salvezza universale, ma come lo faccia rimane un mistero. Penso che il tipo di dialogo e purificazione in cui ci stiamo impegnando conduca alla salvezza, ma quale sia il collegamento con la Chiesa, lo Spirito Santo, con Gesù… questo è un mistero.

foto di Padre Jean Druel opChi è
Jean Druel, un frate domenicano francese.

Dove vive
Al Cairo, in Egitto.

Nella vita fa
il direttore dell’Istituto Domenicano di Studi Orientali.

Studia
la grammatica araba medievale.

Ama il
giardinaggio.

È particolarmente devoto di
Pier Giorgio Frassati.

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Fr Luca Refatti nasce a Bolzano-Bozen nell'anno domini 1979. Impara presto ad amare le mucche, i canederli, l'aria di montagna e la vita al confine. Studia Scienze Internazionali e Diplomatiche e lavora come operatore sociale (entrambe le esperienze gli risulteranno utilissime in seguito). Nel 2008 capisce che la sua vocazione è quella del frate domenicano. Attualmente studia teologia a tempo pieno e l'arabo a tempo perso, è stato ordinato Sacerdote ed è fuggito a Bisanzio.

10 Commenti

  1. Forse è il caso che fra Jean Druel e fra Luca di conoscere le famiglie delle vittime del famoso 11 settembre e di tutti gli attentati di matrice islamica (vedi: charlie hebdo; Bataclan; Nizza; etc)

    • Forse vale la pena ricordare che la stragrande maggioranza delle vittime degli attentati di matrice islamica sono musulmani. Forse vale la pena ricordare che padre Jean vive nello stesso convento con dei confratelli fuggiti da Musul. E forse vale la pena ricorda che le parole di una giovane donna musulmana al funerale di Pierre Claverie, un nostro confratello, morto in un attentato in Algeria: Ho imparato con Pierre che l’amicizia è prima di tutto fede in Dio, è amore del prossimo, è solidarietà umana, Amici miei, oggi io sono ivttima del terrorismo, della barbarie, della vigliaccheria, Mi hanno toccato la carne. Amici miei, io sono la vittima, amici miei, io sono la figlia musulmana di Claverie.

      • Carissimo fra Refatti, sarebbe interessante avere le statistiche sulle quali si basa quando dichiara: “che la stragrande maggioranza delle vittime degli attentati di matrice islamica sono musulmani”.

        Le parole di una giovane donna musulmana ad un funerale non sono l’Islam ma sono le parole di una giovane donna musulmana ad un funerale. E’ inutile e dannoso prendere un caso e farlo diventare la chiave di lettura di una religione che, da millenni, è causa di violenza perché è inscritto nel suo DNA.

        • “E’ inutile e dannoso prendere un caso e farlo diventare la chiave di lettura di una religione”. Appunto.
          Per tutto il resto basterebbe la lettura di un buon giornale.

          • Bene, ecco i fatti su cui mi baso io:
            https://fas.org/irp/threat/nctc2011.pdf

            Mi permetto anche di farle notare che i fatti che io e lei riportiamo non sono in contraddizione. L’aumento della violenza genera più vittime, sia trai cristiani che trai musulmani. Se a noi poi ci interessa solo un tipo di vittime ed ignoriamo le altre, è un altro discorso.

          • al contrario. proprio perché mi interessa, cerco di capire con precisione come stanno le cose.
            pensare che la persecuzione dei cristiani oggi sia dovuta a una malignità essenziale all’islam mi pare che sia una affermazione discutibile e non supportata da una adeguata evidenza storica.
            questo, ovviamente, non significa negare che il mondo islamico abbia delle questioni sanguinosamente aperte (avrà letto del report che le ho segnalato che i musulmani non fanno solo la maggioranza delle vittime, ma sono anche la maggioranza dei perpetratori).
            la mia ipotesi è che questo abbia a che fare con una crisi di legittimità dei paesi musulmani, che viene ora ricercata a partire dall’appartenenza religiosa. anche il fondamentalismo religioso è un tratto di modernità che colpisce in modo particolarmente grave l’islam (ma non solo). come i musulmani riusciranno a conciliare stato, religione e rispetto delle minoranze è ancora tutto da vedere (e non è detto che l’esito sia positivo).

          • sono certo della sua buona volontà ma, credo, che con questo articolo abbiate fatto un torto grandissimo ai milioni di martiri cristiani uccisi dai musulmani per causa della fede.

            Le consiglio di leggere l’articolo di Andrea Riccardi sul corriere e di ricordare il sacerdote ucciso in Francia, poco tempo fa, che Papa Francesco sta facendo canonizzare in tempo record come martire (ricordiamo che è stato ucciso da un musulmano).

            Ci sarebbero da ricordare anche i vari episodi odierni per mano dei musulmani (vedi i copti uccisi nel “pacifico” Egitto… risiede lì il suo confratello?).

            Detto questo oggi è venerdì santo … meglio concludere qui questo scambio di opinioni. Santa Pasqua

          • Non ci ha messo molto l’Isis a rivendicare l’attentato di Manchester, la bomba al concerto di Ariana Grande che ha mietuto 22 vittime, tra cui diversi bambini. E ad aggiungere orrore all’orrore, c’è il fatto che la possibilità di colpire e ammazzare anche i bambini nelle azioni jihadiste è stata teorizzata sulla rivista Rumiyah, in un articolo chiamato “Collateral carnage”. Il magazine è diventato un punto di riferimento per le strategie e la propaganda dello Stato islamico. Un pezzo profetico, quindi.

            “Uno non dovrebbe addolorarsi – si legge, nero su bianco – per l’uccisione collaterale di donne e bambini miscredenti, perché Allah ha detto: ‘Non addolorarti per i miscredenti’. Invece, bisognerebbe realizzare che Allah ha decretato la loro morte dalla sua esatta giustizia e grande saggezza”. “Il combattente”, prosegue il giornale, “deve fare il massimo per portare avanti la causa di Allah, indipendentemente dal massacro collaterale prodotto tra le masse di infedeli”.

            Rumiyah tuona: “Si dovrebbe ricordare che gli infedeli hanno ucciso molte più donne e bambini musulmani. E, comunque, anche se non fosse così, sarebbe ancora consentito colpire le masse di miscredenti senza riguardo per le uccisioni collaterali di donne e bambini”. La rivista tanto amata dall’Isis promuove poi “il benedetto massacro di Nizza” come “un eccellente esempio del massacro collaterale provocato durante il corso della jihad”.

            La strage dei bimbi, dunque, non solo è accettata ma perfino auspicabile, secondo i bastardi della jihad. Tutto è lecito, per i folli seguaci del verbo di Allah. Anche uccidere la bambina che vedete nella foto, Saffie Rose Roussos: aveva otto anni, è stata ammazzata nell’arena di Manchester. Chissà cosa ne pensano, i bastardi dell’Isis, quando guarderanno gli occhi di questa bambina, la cui vita è stata barbaramente spezzata.