Oggi abbiamo un’intervista un po’ atipica perché il nostro interlocutore non è una persona sola, bensì cinque nostri confratelli che hanno da poco concluso il loro anno di noviziato nella nostra Provincia. Sono Fernando, Danilo, Gustavo, Bartolomeu e Domingos, originari dal Brasile. Mandati dal loro superiore e accolti nel nostro noviziato provinciale a novembre dell’anno scorso, sono arrivati per portare avanti uno dei diversi progetti caldeggiati da tanto tempo dagli ultimi Maestri dell’Ordine, compreso l’attuale fr. Gerard Timoner III, e cioè la collaborazione interprovinciale per la formazione iniziale dei frati.
Carissimi confratelli, sta giungendo al termine il vostro anno di noviziato in Italia e noi, assieme ai nostri lettori, vorremo conoscervi un po’ meglio e sapere come vi sentite sapendo che tra qualche settimana tornerete nel vostro Paese per emettere la vostra prima professione religiosa come Frati Predicatori.
Iniziamo con una breve presentazione: da dove venite e come avete conosciuto il nostro Ordine? Quali sono state le origini della vostra storia vocazionale?
Io sono fra Fernando Mendes, nato a Curitiba, nel Sud del Brasile, e ho 33 anni. Da giovane ho cercato di servire Dio e il suo popolo; gli studi e il lavoro pastorale segnano particolarmente tutto il mio itinerario vocazionale. Prima di entrare in noviziato, ho frequentato l’università conseguendo così la licenza in Lettere. Negli anni dell’università, durante il mio percorso di dottorato, ho iniziato a svolgere l’insegnamento a scuola e anche in facoltà. Nonostante il buon andamento di questa mia grande passione, nella mia vita mancava qualcosa. Riflettevo spesso sull’urgente bisogno di persone impegnate nella formazione nella Chiesa del mio Paese. Così, dopo un cammino spirituale e di discernimento vocazionale, ho conosciuto i Domenicani di Curitiba. Il loro stile di vita, il silenzio, la preghiera, lo studio, l’apostolato e la vita comunitaria: sono state queste le cose che sentivo mancare da sempre nella mia vita; e così ho avvertito il desiderio di entrare nell’Ordine. Ho iniziato il mio percorso e, dopo aver ottenuto il dottorato in Lettere durante l’anno di prenoviziato, sono stato ammesso al noviziato.
Io sono fra Danilo Basilio, ho 25 anni e sono nato nel Nordest del Brasile. A 17 anni sono entrato nel seminario della mia diocesi con il desiderio di discernere la mia chiamata perché sono sempre stato particolarmente attratto dalla vita religiosa. Tuttavia, poiché non c’erano conventi maschili nella zona dove abitavo, ho continuato il mio percorso in seminario per cinque anni. La mia ricerca però non era conclusa: stando lì ho continuato a cercare la possibilità di una vita religiosa che rispondesse al mio desiderio. Un giorno il mio vescovo mi mandò in un altro Stato del Brasile, per iniziare gli studi teologici. Lì ho conosciuto diverse realtà religiose, Ordini e Congregazioni religiose presenti in Brasile. Provavo un fascino particolare per gli Ordini mendicanti (Carmelitani, Francescani e Domenicani). Questo è stato il modo in cui incontrai i Frati Domenicani; non ho esitato neanche un solo momento, ho chiesto un colloquio vocazionale per entrarvi a farne parte, esprimendo chiaramente ai miei superiori di allora il mio desiderio di diventare religioso. Dopo qualche mese ho iniziato lo studio della teologia e nel frattempo avevo iniziato anche l’accompagnamento spirituale con i nostri frati. Alla fine ho chiesto al mio vescovo di accettare la mia partenza, avendo finalmente trovato ciò che cercavo. Vi confido che per alcuni è stata giudicata una follia interrompere un percorso di formazione già così avanti nel tempo, ma per me è stato esattamente il contrario. Sono molto felice e soddisfatto di aver incontrato i Domenicani e oggi sono grato di poter far parte della famiglia dell’Ordine dei Predicatori.
Io sono fra Gustavo Lopes, nato a São Paulo nell’anno Duemila. Dopo aver vissuto due anni dai monaci Cistercensi, dove ho conosciuto la storia degli Ordini religiosi della Chiesa, Dio mi ha richiamato ad uno stile di vita diverso da quello che all’epoca conducevo; uno stile più appropriato al mio desiderio, dove ci fosse un’intensa vita contemplativa e attiva assieme, senza nessun tipo di scissione; così, dopo aver fatto un opportuno tempo di discernimento nel suddetto monastero dove mi trovavo, feci la richiesta formale ai superiori di entrambi gli Ordini religiosi e sono passato dal noviziato cistercense al pre-noviziato nel nostro Ordine.
Io sono fra Bartolomeu Antonio dos Santos, nato a Brasilia nel 2001, ho iniziato il cammino con i Frati Predicatori nel 2022 con il prenoviziato a Santa Cruz do Rio Pardo e alla fine del 2022 sono partito per l’Italia per fare il mio anno di noviziato.
Io mi chiamo fra Pedro Domingos, ho 20 anni e sono nato in un piccolo paese del Paraná. Ancora molto presto Dio mi chiamava già ad approfondire la fede e a vivere più intensamente la mia vita di cristiano. Per avvicinarmi a Sé, egli ha usato diversi mezzi, quali lo studio delle Verità della fede e la devozione a Maria, specialmente con il Santo Rosario. Volendo conoscere di più di questa devozione, ho trovato la sua origine che mi ha rimandato immediatamente all’Ordine Domenicano: me ne sono innamorato subito. La vita, l’esempio e l’ideale di San Domenico, d’accordo con la descrizione del suo figlio fra Enrico Lacordaire, hanno segnato l’inizio della mia storia vocazionale. Il fervore nella sua predicazione e lo zelo per la salvezza delle anime, l’amore per la Verità, la sua Carità, la sua immensa compassione, la sua bontà, le sue penitenze, tutto l’insieme raccontatoci dal frate francese sul nostro santo padre Domenico mi avevano totalmente rapito. Sono tanti gli aspetti della sua vita che tuttora mi meravigliano. Vorrei sottolineare specialmente la sua capacità d’integrare tutto e ricapitolare tutto in Cristo e nell’unione totale con Lui, senza dimenticarsi dei fratelli, ma anzi predicando loro con la sua stessa vita. San Domenico invita noi, suoi figli, a fare altrettanto. Camminare verso la stessa unione con Cristo segna il mio essere frate quotidianamente. La figura di quest’uomo evangelico del Duecento è stata fondamentale per me.
Qual è la vostra Provincia di provenienza? Potreste darcene una panoramica? Com’è la situazione della Chiesa Cattolica nel vostro Paese?
Siamo della Provincia Frei Bartolomeu de las Casas, del Brasile. Una Provincia molto giovane, costituita come tale nell’anno 1998, frutto della missione di frati francesi, italiani e maltesi.
Abbiamo una grande tradizione culturale che ci hanno lasciato i nostri frati, ma c’è ancora da costruire il “nostro volto”, cioè la nostra identità di frati figli di queste missioni. Il Brasile è un Paese dalle dimensioni continentali; essendo la nostra Provincia religiosa unica per tutto lo Stato, siamo dislocati nei diversi luoghi dal Sud al Nordest del Paese. Come ben potete immaginare, sono luoghi anche assai distanti fra loro, con tratti culturali a loro volta notevolmente diversi.
La nostra presenza nelle grandi città, come Sāo Paulo e Rio de Janeiro, pensiamo sia una sfida immediata per noi e per la Chiesa in generale. Ci domandiamo infatti: come possiamo raggiungere luoghi e comunità isolate? Come evangelizzare l’ambiente universitario, oggi così bisognoso, ma anche così diffidente nei confronti dei religiosi? In Brasile la popolazione cattolica è ancora maggioritaria, ma cresce il numero dei protestanti neo-pentecostali. Non stiamo parlando di “perdita di spazio”, ma di una sorta di “alienazione religiosa”, praticata da alcune di queste denominazioni religiose e anche da alcuni progetti politici. In sintesi si può dire che abbiamo una sfida proporzionata alle dimensioni del nostro Paese! Evangelizzare, promuovere il dialogo con la cultura e con chi la pensa diversamente da noi è per noi fondamentale. Ma sappiamo che l’evangelizzazione si compie soprattutto attraverso la testimonianza della propria vita.
Da quando siete entrati nell’Ordine, qual è stata la sorpresa più inaspettata o più bella che avete avuto finora?
Certamente la sorpresa più inaspettata per tutti noi è stata la notizia di venire in Italia per il nostro anno di noviziato; questa è stata sicuramente una chiamata da parte di Dio per lasciare il conforto e la sicurezza della propria casa e della propria cultura e affidarci a Lui. In questa esperienza la più bella cosa che abbiamo trovato è stata l’accoglienza e vicinanza dei confratelli dell’Italia e non solo, ma anche l’interessamento, l’apertura e il rispetto che molti hanno dimostrato verso di noi e la nostra cultura brasiliana.
Secondo voi qual è l’aspetto più difficile dell’essere frate novizio?
Forse l’aspetto più difficile – magari anche il più bello e fruttuoso – è l’“esperienza di deserto”, come descrivono le nostre leggi, che ci offre un lungo e intenso tempo di solitudine e preghiera. Tutti noi, che viviamo in questo mondo frenetico e agitato, troviamo difficoltà e una certa resistenza in questo cambiamento radicale. È come una preghiera: dobbiamo prepararci, cercare la quiete interiore, per poter parlare con Dio. Alla fine la nostra vita è un continuo sacrificio spirituale, una liturgia senza sosta, cosicché il noviziato è appunto questo momento prima della consacrazione. Siamo nel momento della preparazione dell’offerta, il dono di Dio che offriamo allo stesso Dio per la gloria del suo Nome, per il bene nostro e di tutta la sua Santa Chiesa, siamo noi, con tutto ciò che siamo, senza risparmio alcuno.
Il deserto ci viene proposto quindi per l’incontro con Dio e con noi stessi, nel quale siamo messi di fronte al dono d’amore di Dio ed anche alle nostre personali difficoltà e debolezze; il deserto è essenziale perché ci aiuta e ci dispone a crescere nell’umiltà, nella pazienza, nell’unione con Dio verso la perfezione della carità.
Se doveste scegliere, qual è la cosa che vi piace di più del nostro Ordine?
L’organizzazione della vita domenicana che prevede un equilibrio tra silenzio e vita attiva, tra studio individuale e attività pastorale, tra vita comune e solitudine necessaria alla contemplazione e allo studio continuo della Rivelazione. Quest’armonia ci ha affascinato. Inoltre, abbiamo molta libertà nella scelta di ciò in cui specializzarci, poiché la predicazione è molto dinamica. In sintesi possiamo mettere al servizio della comunità i nostri doni e passioni per poter rispondere in modo adeguato all’esigenze che la predicazione e i segni dei tempi ci chiedono.
Per concludere, diteci che cosa state portando con voi dell’Italia e che cosa invece lasciate qui a noi.
Torneremo in Brasile senz’altro con molte conoscenze acquisite durante questo periodo in Italia. Una di queste, oltre alla lingua, è stata la bellezza dell’intensa vita conventuale che abbiamo condiviso con voi durante il nostro soggiorno, capendo bene che anche il nostro stare come novizi comporta una presenza incisiva nella vita silenziosa del convento, che qui è molto intensa sentita e vissuta. In modo differente lo è anche in Brasile, ma ci siamo resi conto che la vita conventuale brasiliana spesso si deve adeguare anche alle esigenze della vita pastorale che in tante parti del Paese è molto impegnativa. Gli incarichi di lavoro quotidiano, per via delle diverse pastorali, assieme alle mansioni ordinarie della vita parrocchiale, ci hanno fatto apprezzare molto come entrambe le differenti realtà possano esprimere lo stesso concetto di vita del domenicanesimo attuale. Allo stesso tempo, non possiamo dimenticare che abbiamo imparato molto vivendo così a stretto contatto con le radici e le origini del carisma dell’Ordine dei Predicatori.
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, sentiamo che stiamo lasciando dietro di noi un po’ di quello che è un vero brasiliano, cioè l’avere una personalità gioviale e spensierata, in grado di comunicare col sorriso gioie e speranze. Ciò ha reso estremamente immediato il nostro approccio con tutti e, pur nascondendo in noi un po’ della “nostra” nostalgia (saudade), non abbiamo l’occasione di socializzare e di conoscere l’altro, anche se lontani dalla nostra madrepatria.