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Il Santo Padre Francesco ha promulgato il giorno 10 maggio dell’anno 2021 la lettera apostolica «Antiquum Ministerium»1 in forma di motu proprio indirizzata a tutta la Chiesa Cattolica, ma in modo speciale a tutti i catechisti. In forza della sua autorità apostolica, il Papa istituisce formalmente l’antico servizio del catechista come vero e proprio ministero laicale, con tanto di Rito di Istituzione proprio, inviato a tutti i Vescovi del mondo il giorno 13 dicembre 20212.

I catechisti, uomini e donne battezzati e inseriti pienamente nella storia della salvezza, «animati da spirito apostolico e facendo grandi sacrifici, danno un contributo singolare ed insostituibile alla propagazione della fede e della Chiesa»3. Questa frase presa dal documento Ad gentes di san Paolo VI è il cuore della lettera, ma partiamo da un dettaglio significativo per la sua comprensione.

San Giovanni d’Avila

Ad un occhio attento non può sfuggire il giorno della pubblicazione tutt’altro che casuale della lettera. Il santo festeggiato il 10 maggio è san Giovanni d’Avila (1499-1569), sacerdote diocesano e Dottore della Chiesa, autore di opere catechetiche quali Audi filia e Dottrina cristiana, classici della letteratura spirituale cattolica. Scritti negli ultimi anni della vita del santo, sono una sintesi pedagogica sistematica e mirabile dei contenuti della fede, adatti sia agli adulti che ai più giovani. Un’opera di catechismo orientata a tutti e probabile motivo per cui il Papa, in ricordo del coscienzioso impegno del santo, ha scelto proprio questo giorno per pubblicare la sua lettera apostolica.

San Giovanni è stato un predicatore impegnato nell’annuncio del Vangelo e la sua attività missionaria prese forma nell’insegnamento della Sacra Scrittura a chierici, religiosi e laici (mai come professore, benché Rettore dell’Università di Baeza) e nell’opera di evangelizzazione della sua diocesi, Siviglia prima e poi Cordova. Nel 1531, incarcerato erroneamente a causa di una predicazione malintesa, venne richiuso in carcere per ben due anni e cominciò proprio in prigione a scrivere l’Audi filia. Qui, nella cella del corpo e prima ancora nella cella del suo spirito, effuse il suo cuore davanti al Signore, nell’intimo dolore che lo portò ad un umile affidamento alla potenza della preghiera. Fece un’esperienza speciale del mistero dell’amore divino e dell’umanità redentiva di Gesù Cristo nostro Salvatore, tanto che la sua predicazione fu incentrata in gran parte sull’annuncio di queste due esperienze che lo toccarono particolarmente e che arrivarono a toccare anche l’animo di grandi masse tra il popolo durante le sue predicazioni.

La sua catechesi diede principio alla conversione di famosi peccatori e diventò guida e consigliere di altri grandi santi (declinò l’invito di Sant’Ignazio di Loyola che lo volle nella Compagnia di Gesù, tanto era ammirato di lui. Con le sue efficaci prediche convertì san Giovanni di Dio, fondatore dell’Ordine Ospedaliero Fatebenefratelli, e san Francesco Borgia. Aiutò san Tommaso da Villanova, san Pedro de Alcàntara, san Giovanni de Ribera, santa Teresa di Gesù, san Giovanni della Croce, san Bartolomeo dei Martiri e tanti altri). Venne canonizzato il 31 maggio 1970 dal Papa San Paolo VI e proclamato dottore della Chiesa il 7 Ottobre da Papa Benedetto XVI, all’inizio dell’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, insieme a santa Ildegarda di Bingen.

Gesù Cristo

Dalla vita evangelica del santo iberico si trae un insegnamento fondamentale che ci introduce nella comprensione dell’impegno catechetico: l’annuncio cristiano parte da un’esperienza significativa, di cui il catechista è testimone.

Non si può annunciare qualcosa che non si conosce, di cui non si fa un’esperienza personale e che non si ama. E questa esperienza è Cristo stesso, Gesù nostro Salvatore (e non è per nulla scontato averLo conosciuto come proprio Salvatore).

San Giovanni d’Avila sperimentò tutta la vita l’amore personale di Cristo e la fiamma già accesa della sua fede subì in carcere una purificazione ed insieme una santificazione amorosa e trasformante, per cui traboccava dal cuore dell’uomo amante un Mistero di grazia e di consolazione proveniente da Colui che tutto sostiene, che tutto attira a sé e che, lungi dal restare nascosto, si diffonde secondo la proprietà insita nella legge stessa del bene e dell’amore, per i quali vale il principio del bonum est diffusivum sui4, il bene si diffonde per sua stessa natura.

Questo Mistero di salvezza e di bene è Cristo e san Giovanni voleva annunciarLo a chi non lo conosceva, a chi lo aveva dimenticato e a chi non interessava, sia in modo opportuno che in modo inopportuno5, attingendo forza dalla preghiera (e non meno dallo studio). Il Mistero, dunque, lo si ripete, sussiste in una Persona: Gesù Cristo Signore, centro della catechesi. Non è il Gesù ideato, bensì il Gesù incarnato e il Gesù eucaristico. L’unico Gesù Cristo che la Chiesa (e solo essa) ci rivela.

Utilizzando le parole del santo pontefice Giovanni Paolo II, si può dire che «catechizzare […] è, dunque, svelare nella persona di Cristo l’intero disegno di Dio […]. Mettere […] in comunione […] con Gesù Cristo: egli solo può condurre all’amore del Padre nello Spirito e può farci partecipi alla vita della Santa Trinità. […] È Cristo, Verbo incarnato e Figlio di Dio, che viene insegnato e tutto il resto lo è in riferimento a lui»6. Il catechista non è altro che «il Suo portavoce, consentendo a Cristo di insegnare per bocca sua»7, ricordando le stesse parole del Signore, quando afferma «la mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato» (Gv 7,16). La testimonianza parte da qui, altrimenti non si sa cosa trasmettere. Chi insegna Cristo deve «conoscere lui, Cristo, la potenza della sua resurrezione», la «sublimità della conoscenza di Cristo» (Fil 3, 8-10) e diventare «testimone della fede, maestro e mistagogo, accompagnatore e pedagogo che istruisce a nome della Chiesa»8.

La formazione

Di diversi catechisti odierni si può dire che abbiano un amore sincero per Gesù e che cercano di seguire i Suoi comandamenti, ma spesso si è lontani dall’idea che dovrebbe guidare un compito così elevato. Ciò non è imputabile nemmeno alla loro preparazione basilare o insufficiente, bensì alla mancata (benché non maliziosa) preparazione e non attenta guida dei pastori. Risuona ancora la celebre ammonizione che santa Caterina da Siena scrisse ad un gran prelato ignoto: «Pregovi che facciate sì che non sia detta a voi quella dura parola con riprensione dalla prima verità, dicendo : «maledetto sia tu che tacesti». Oimè, non più tacere! Gridate con cento migliaia di lingue. Veggo che, per tacere, il mondo è guasto, la Sposa di Cristo è impallidita, toltogli è il colore, perché gli è succhiato il sangue da dosso, […] il sangue di Cristo»9.

I toni della santa sono troppo forti per le orecchie degli uomini del XXI secolo, perciò la Chiesa, ora in toni amorevoli, rivolge di nuovo questo stesso appello ai sacerdoti e ai laici, specialmente in un tempo in cui «il clero è insufficiente per l’evangelizzazione di tante moltitudini e per l’esercizio del ministero pastorale, [e] il compito del Catechista è della massima importanza»10.

La lettera del Papa è chiara: il primo catechista della Diocesi è il Vescovo, poi il presbiterio, successivamente i genitori nei riguardi dei loro figli e poi i laici. L’annuncio della Verità è come il fiume, la cui fonte si raccoglie dall’alto della “montagna ecclesiale” e si riversa sui ruscelli sottostanti nel bosco. La responsabilità parte dai pastori e arriva ai fedeli, il cui contributo è «singolare ed insostituibile alla propagazione della fede e della Chiesa»11 a motivo della loro straordinaria permeabilità sociale in quelle pieghe dell’umanità dove il sacerdote non arriverà mai come i posti di lavoro, di svago e altri.

La responsabilità

Si presentano nelle nostre parrocchie diversi ragazzi e ragazze di buona volontà che si inseriscono in un compito in cui l’improvvisazione non è la carta giusta da giocare. Il parroco, spesso per necessità e per mancanza di meglio, risolve il problema combattendo con le armi che si trova a disposizione, affidando a volte la catechesi a persone che non hanno una preparazione sufficiente. L’entusiasmo è essenziale perché Dio ama chi dona con gioia (2 Cor 9, 7): questo è il modo, ma il contenuto va arricchito, perfezionato con la solidità degli insegnamenti che abbiamo ricevuto (Lc 1, 4), la buona dottrina, formando un’identità cristiana coerente e responsabile «mediante la preghiera, lo studio e la partecipazione diretta alla vita della comunità»12.

Il documento arriva perfino a parlare di profonda maturità umana, di formazione biblica, teologica, pastorale e pedagogica. Sembra quasi un lavoro, ma non lo è. È un impegno serio e ci si chiede dove si possano trovare persone simili. Ecco, persone simili raramente si trovano in alcune parrocchie, e la Chiesa lo sa bene, ma sa pure che ci sono persone laboriose e guidate dallo Spirito Santo, disposte a mettersi in gioco e a crescere in questo servizio in modo corretto e fruttuoso. Questo servizio ha, infatti, una «forte valenza vocazionale che richiede il dovuto discernimento da parte del Vescovo e si evidenzia con il Rito di istituzione»13.

Abbiamo tra le mani la vita di bambini, ragazzi e adulti e la loro iniziazione ai misteri cristiani, alla vita eterna. Alla vita eterna, vi rendete conto? Siamo responsabili dell’eternità di una persona, vi pare poco essere istruiti per un compito in cui persino i migliori possono sbagliare?

Conclusione

Concludo con le parole della lettera della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti, uscita lo scorso 13 dicembre: «non tutti coloro che preparano all’iniziazione fanciulli, ragazzi e adulti devono essere istituiti Catechisti: il discernimento del Vescovo può chiamare alcuni di loro, a seconda delle capacità e delle esigenze pastorali, al ministero o di Lettore o di Catechista»14.

È una vocazione a cui i pastori devono pensare con attenta riflessione. Non è intenzione del documento bloccare i fedeli che svolgono con fede questo servizio, giovani o adulti, anzi, continueranno ad accompagnare all’iniziazione i ragazzi, ma dovranno ricevere all’inizio di ogni anno catechistico «un pubblico mandato ecclesiale con il quale viene loro affidata tale indispensabile funzione»15.

L’intenzione è di spronare, incoraggiare a migliorarsi, a prepararsi, ad essere cristiani formati, che amano Gesù con tutto il loro cuore, la loro mente e le loro forze. Cercare di fare il meglio per poi arrivare ad essere degni, per quanto possibile, di questo arricchente ministero qual’è il catechista, ricordando che c’è tanto da ascoltare, da insegnare e tanto bisogno di affidamento allo Spirito Santo, il Catechista per eccellenza, autore di tutti i carismi.


1 PAPA FRANCESCO, Antiquum ministerium, https://www.vatican.va/content/francesco/it/motu_proprio/documents/papa-francesco-motu-proprio-20210510_antiquum-ministerium.html, 10/5/2021. Ultima consultazione: 17/12/2021.

2 PAPA FRANCESCO, De institutione catechistarum, https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2021/12/13/0845/01772.html, 13/12/2021. Ultima consultazione: 17/12/2021.

3 PAPA PAOLO VI, Ad gentes. Decreto sull’attività missionaria della Chiesa. In: Tutti i documenti del Concilio, Ed. Massimo, Milano 2012, p. 416.

4 TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologiae. Prima parte, Ed. ESD, Bologna 2014, p. 74.

5 Cfr. 2 Tm, 4, 2.

6 GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Catechesi tradendae, 5-6: AAS 71 (1979) 1280-1282.

7 Ibidem.

8 PAPA FRANCESCO, Antiquum ministerium, https://www.vatican.va/content/francesco/it/motu_proprio/documents/papa-francesco-motu-proprio-20210510_antiquum-ministerium.html. Ultima consultazione: 17/12/2021.

9 S. CATERINA DA SIENA, Epistolario I, Siena 1966, p. 273.

10 PAPA PAOLO VI et al., Ad gentes. Decreto sull’attività missionaria della Chiesa. In: Tutti i documenti del Concilio, Ed. Massimo Milano 2012, p. 416..

11 Ibidem.

12 PAPA FRANCESCO, Antiquum ministerium, https://www.vatican.va/content/francesco/it/motu_proprio/documents/papa-francesco-motu-proprio-20210510_antiquum-ministerium.html. Ultima consultazione: 17/12/2021.

13 Ibidem.

14 Lettera ai Presidenti delle Conferenze dei Vescovi sul Rito di istituzione dei catechisti, https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2021/12/13/0845/01773.html#ita, 13/12/2021. Ultima consultazione: 17/12/2021.

15 Ibidem.

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