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Il respiro delle sale

Gli edifici hanno un’anima? Credo che alcune persone risponderebbero positivamente, raccontando di come, entrando in determinati luoghi, il loro umore cambi come davanti ad un interlocutore. Sicuramente è la tesi di alcuni affermati scrittori, che leggono nella storia di una costruzione il dipanarsi del suo spirito. Essendo tuttavia noi uomini di ragione, non possiamo che sorridere con paterna condiscendenza a queste teorie, più adatte ad una serata attorno ad un fuoco che al muto ragionare di uno scritto.

Per questo, quando mi sono imbattuto nel libro che vorrei presentarvi in questa sede, sono rimasto un po’ perplesso. Si tratta di “Il Convento Patriarcale di San Domenico: storia e miracoli”, firmato da fra Angelo Ottaviano Piagno OP1, frate dell’Ordine dei Predicatori nonché direttore della biblioteca e dell’archivio della provincia domenicana, sezione di Bologna. Sia il titolo dell’opera che la simpatica introduzione presentano infatti una sorta di personalizzazione dell’ormai plurisecolare edificio, cosa che, al di là dell’efficacia stilistica, mi ha fatto riflettere. Leggendo il testo, mi sono reso conto che non si trattava solamente di una storia della vita materiale dell’edificio, ma anche della comunità che lo realizzò e lo visse per ottocento anni. Ho compreso quindi che fra Angelo, in qualche maniera, rispondeva alla domanda posta in apertura, affermando che l’anima di ogni costruzione sono le persone che la vivono e l’hanno vissuta.

La bellezza dei paesaggi

Armato di questa consapevolezza, ho riletto l’opera alla luce della dualità inscindibile di materia e umanità con la quale il testo ripercorre la storia del Convento Patriarcale di San Domenico.

All’interno di una semplice ed immediata suddivisione per secoli, il lettore troverà da un lato l’evoluzione materiale dell’edificio, con le sue aggiunte, sottrazioni e violenze; dall’altro avrà di fronte un prezioso scorcio della storia umana e spirituale dei religiosi che ne fecero la loro casa. Queste due vie non devono essere però immaginate come separate e parallele, ma strettamente intrecciate: il Convento Patriarcale viene descritto come un’entità viva, della quale è corretto distinguere la parti ma non dividerle. Proprio come la storia di un individuo si comprende solo considerando le risposte ai desideri del suo corpo e della sua anima, visti in perfetta unità, così fra Angelo presenta le vicende di questo edificio storico come il frutto di un’indissolubile unione di elementi.

Il testo ha anche il pregio di non scindere una storia individuale, com’è quella di un singolo edificio, dal contesto storico locale e globale nel quale s’inserisce. Progredendo nella lettura, ci si rende conto di come la realtà bolognese, nazionale e persino globale, entri fra le antiche mura di San Domenico con una naturalezza che l’autore accompagna delicatamente. Pur senza perdersi in lunghe digressioni, fra Angelo non manca di dipingere quei dettagli di contesto che rendono la sua narrazione vera e nitida come il ricordo di una vita vissuta.

Un testo che insegna

A livello stilistico il testo risulta piacevole alla lettura, capace di mantenere viva l’attenzione ed abbastanza breve da garantire una certa essenzialità dei contenuti. Frutto evidente del meticoloso lavoro d’archivio e di ricerca dell’autore, l’opera evita le sottigliezze proprie della ricerca storica d’accademia ed utilizza i dati raccolti per dipingere un affresco diacronico apprezzabile nella sua integrità.

A mio modo di vedere, i limiti propri di questo scritto sono i frutti del fine che l’autore si è proposto nel realizzarlo. Ponendosi al di là sia della produzione accademica specializzata sia del mero racconto storico, quest’opera si colloca con naturalezza nel delicato alveo dei saggi di divulgazione scientifica. Questi testi hanno lo scopo di fornire informazioni scientificamente attendibili su di un tema in una forma che permetta da un lato una visione globale del fenomeno, difficile negli scritti specialistici, dall’altro il costituirsi di una solida base per ricerche future. La chiara consapevolezza di questi fini ha permesso a fra Angelo di realizzare un piccolo capolavoro del genere, ideale sia per inquadrare il tema trattato sia per soddisfare la sana curiosità scientifica dei non addetti ai lavori.

Proprio per questo, coloro che vi cercassero un apparato scientifico adatto ad un trattato specialistico rimarrebbero delusi, tanto quanto quelli che, dal lato opposto, sperassero di trovarvi quel gusto per il meraviglioso e la narrazione accattivante proprio di certe opere di narrativa storica.

Questo libro è quindi irrinunciabile per chiunque voglia approfondire la storia di un monumento della vita artistica e spirituale di Bologna oltre che, indirettamente, per chiunque intenda conoscere l’Ordine dei Frati Predicatori attraverso una delle sue più illustri ed antiche comunità. Inoltre, diviene con facilità una preziosa occasione per esplorare l’evoluzione della spiritualità cristiana attraverso la vita e la storia concreta di coloro che furono fra i suoi maestri.

Angelo Ottaviano Piagno, Il Convento Patriarcale di San Domenico: storia e miracoli, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2019, pp. 220, Euro 15,00.


1 Angelo Ottaviano Piagno, Il Convento Patriarcale di San Domenico: storia e miracoli, ESD, Bologna 2019.


Riconoscimenti per le immagini: per la copertina, “San Domenico in Bologna” e “San Domenico Cloister” di P. Lawrence Lew, O.P.. Per l’immagine d’epoca, foto di Pietro Poppi (1833-1914).

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Quando il Signore mi venne a cercare, la mia mente vagava confusa nei caldi spazi dell’inedia, talmente carica di nulla da non poter portare altro con sé. Il mio corpo invece si preparava ad un indefinito inverno nella città di Ancona, gioiello del medio Adriatico (si fa per dire). Nella patria del pesce e del “mosciolo”, per un leggiadro scherzo della Provvidenza, sono nato quasi trentadue anni fa con una sentita inimicizia fra me e qualunque carne marina. La chiamata del Signore mi vide studente in storia ed appassionato consumatore di storie: racconti di tutti i tipi e narrati da aedi di tutte le arti. Ora che lo Spirito mi ha indirizzato nella famiglia di San Domenico ho posto questo mio nulla nelle mani della Vergine Maria e del caro Castigliano e chiedo loro quotidianamente di mostrarmi in ogni storia, vera o immaginaria, la traccia del Divino che lì soggiace. Ora che sto a Bologna studio come studiando rendere omaggio a Dio. Per contattare l'autore: fr.giuseppe@osservatoredomenicano.it