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Gli uditori

Il testo che vorrei proporvi potrebbe, ad una prima occhiata, sembrare indirizzato ad una specifica fascia di utenza, tanto da risultare poco utile ad altri. Si tratta della fatica dei Frati Predicatori francesi Guy-Thomas Bedouelle e Alain Quilici, pubblicata nel 1996 con il titolo Les frères prêcheurs autrement dits Dominicans e recentemente tradotta ed edita in Italia1. L’opera, suddivisa in quattro parti, si propone di fornire un ritratto, attuale e meditato, del carisma e della forma di vita religiosa domenicana. Tale obiettivo viene perseguito tramite due distinti elementi: uno storico, che esplora le origini dell’Ordine, specie nella figura di san Domenico, presentandone anche l’evoluzione nei suoi rappresentanti più illustri; uno sincronico che, combinando riflessione ed esperienza personale, fornisce un’immagine ideale ed attuale dell’Ordine nel presente.

Si potrebbe quindi pensare che un simile scritto sia utile primariamente a due tipi di persone: i religiosi domenicani, frati, monache e suore, e coloro che intendono avvicinarsi all’Ordine. Ferma restando la particolare utilità dello scritto per queste due categorie, ritengo che qualunque cristiano possa, nel suo cammino di discepolato alla sequela di Gesù, trarre giovamento dalla lettura di questo libro.

La ragione si trova nel fatto che il testo, come vedremo, ha la capacità di trasmettere in modo così vivo e chiaro la specificità del carisma domenicano da consentire ad ogni credente, a prescindere dal suo stato, di trarne giovamento per dare forma a determinati ambiti della propria vita.

Virtuosismi

La prima e la quarta parte del libro, dedicate rispettivamente alla figura di san Domenico ed alle più rilevanti personalità dell’Ordine, hanno l’indubbio pregio di riuscire, in un numero limitato di pagine, a dare una solida dimensione storica e spirituale ad una famiglia religiosa di più di ottocento anni. Inutile quindi dire quanto queste sezioni possano risultare utili per chiunque voglia farsi un’idea generale circa la dimensione umana e storica dell’Ordine; tuttavia ritengo che anche chi già possedesse tali coordinate potrebbe in esse trovare interessanti spunti di riflessione. Difatti, la ricca galleria di santi e personaggi illustri finisce, direi per necessità, con il presentare altrettante forme di spiritualità contenenti forti e vari caratteri di esemplarità.

Tuttavia ritengo che la seconda e la terza parte del testo siano le più interessanti ed edificanti. Qui i due autori cercano di delineare la specificità della forma di vita religiosa domenicana attraverso due aspetti: uno teorico ed ideale, l’altro pratico ed inserito nella realtà contemporanea. Il risultato è un percorso deduttivo che dalla comprensione di un carisma, tanto antico quanto attuale, giunge con piena cognizione alla descrizione e piena comprensione di svariati elementi di vita pratica. Questa sezione del testo è, a mio modo di vedere, anche la più genuinamente personale. I due religiosi sembrano attingere a piene mani alla loro esperienza di donazione nell’Ordine, tanto da dare a molte delle loro conclusioni un tono squisitamente sapienziale.

Un esempio fra tutti è la questione del delicato equilibrio tra vita regolare2 ed apostolato. Dopo aver delineato la peculiare posizione domenicana su questo aspetto, definendola come il raggiungimento di una difficile medietà, il testo associa la concreta possibilità di vivere questo equilibrio alla retta concezione di vita comune. A differenza di altre esperienze religiose, il domenicano è chiamato a considerarsi parte di una predicazione comunitaria che da un lato richiede di stabilire dei limiti all’attività individuale, dall’altro pone l’apostolato sotto la sicura protezione di una comunità ben più forte della somma dei singoli individui.

Stonature

Il libro, nonostante i pregi sopra descritti, presenta anche dei limiti che, a mio parere, è giusto esporre, onde averne una giusta prospettiva.

Per prima cosa, l’elemento esperienziale che guida la seconda e terza parte, pur con tutti i suoi lati positivi, presenta anche degli inconvenienti. Il forte legame fra la profondità della trattazione e l’esperienza di vita fa sì che tutti quegli aspetti vissuti marginalmente o semplicemente oggetto di minore riflessione siano meno approfonditi. Un esempio ne è la formazione: a fronte di un vasto ed edificante capitolo sul periodo del noviziato, ben conosciuto specialmente da uno dei due autori, il lettore trova una trattazione del periodo di studentato1 che, nonostante le ottime intuizioni, avrebbe forse meritato un maggiore approfondimento. Stessa situazione per il capitolo dedicato alla vita regolare: alcuni elementi, come ad esempio l’orazione mentale giornaliera, ricevono una trattazione sicuramente meno dettagliata di altri.

La sezione più storica del testo invece presenta limiti differenti, anche se legati allo stesso atteggiamento di fondo. Per prima cosa, la contrapposizione dei Predicatori con la vita benedettina da un lato e quella dei Gesuiti dall’altro, pur essendo un’utilissima via negativa per identificare il cuore del carisma domenicano, finisce per non considerare le benefiche influenze reciproche fra le diverse spiritualità. Queste infatti, lungi dal poter essere tutte identificate come deviazioni da una purezza originaria, possono invece essere state degli arricchimenti preziosi da valutare individualmente. Quest’ultima posizione, legittimamente opinabile, riflette l’opinione di chi scrive e non qualcosa di assodato. Secondariamente, la scelta delle figure cardine dell’Ordine, soprattutto per i secoli XIX e XX, subisce eccessivamente il peso dell’identità francese, portando a scelte discutibili per un testo che non si presenta come riferito ad una specifica realtà locale.

In conclusione, il libro si offre come la preziosissima testimonianza sulla Famiglia Domenicana di due frati sicuramente appassionati del carisma di san Domenico. I limiti di questo lavoro, pur da considerare, rientrano nel taglio ad esso dato, non trattatistico ma, in una qualche maniera, quasi biografico e quindi carico di uno sguardo competente, sereno e personale.

Guy-Thomas Bedouelle – Alain Quilici, Domenicani. I Frati Predicatori, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2020, pp. 352, Euro 20,00.


1 Cfr. Guy-Thomas Bedouelle – Alain Quilici, Domenicani. I Frati Predicatori (trad. Alberto Casella), ESD, Bologna 2020.

2 Per “vita regolare” s’intendono tutti quegli impegni e quelle necessità che, normate dalla Regola e dalle Costituzioni, definiscono la quotidianità personale e comunitaria del frate.

3 Il lettore deve sapere che la formazione domenicana prevede, dopo un periodo di avvicinamento graduale composto da aspirantato e prenoviziato, un anno di noviziato e da quattro a sei anni di studentato. Questi ultimi due periodi hanno diversa lunghezza e scopi ma, pur in modo differente, sono altrettanto importanti per la formazione del giovane religioso. Tale suddivisione, alla lettera, vale esclusivamente per il ramo maschile dell’Ordine; le monache domenicane e le varie congregazioni di suore hanno schemi formativi leggermente differenti.

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Quando il Signore mi venne a cercare, la mia mente vagava confusa nei caldi spazi dell’inedia, talmente carica di nulla da non poter portare altro con sé. Il mio corpo invece si preparava ad un indefinito inverno nella città di Ancona, gioiello del medio Adriatico (si fa per dire). Nella patria del pesce e del “mosciolo”, per un leggiadro scherzo della Provvidenza, sono nato quasi trentadue anni fa con una sentita inimicizia fra me e qualunque carne marina. La chiamata del Signore mi vide studente in storia ed appassionato consumatore di storie: racconti di tutti i tipi e narrati da aedi di tutte le arti. Ora che lo Spirito mi ha indirizzato nella famiglia di San Domenico ho posto questo mio nulla nelle mani della Vergine Maria e del caro Castigliano e chiedo loro quotidianamente di mostrarmi in ogni storia, vera o immaginaria, la traccia del Divino che lì soggiace. Ora che sto a Bologna studio come studiando rendere omaggio a Dio. Per contattare l'autore: fr.giuseppe@osservatoredomenicano.it