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Perché gli angeli

Viviamo in un tempo in cui parlare degli angeli sembrerebbe un po’ démodé, e tanto meglio, perché grazie a Dio la Verità cristiana non è una moda… Ecco perché vi propongo un breve e godibile libretto che ci aiuti a meditare sugli angeli1, scritto da uno dei più grandi teologi del ‘900.

Nel testo “L’angelo. Cinque Meditazioni” di Romano Guardini2 le riflessioni teologiche dell’autore sugli angeli ci riconducono alla loro origine biblica: quale ruolo svolgono gli angeli nella Rivelazione, nella storia della Salvezza, nella dedizione di Dio agli uomini? Guardini ci offre, in queste cinque brevi ma dense meditazioni, alcuni spunti sul tema a partire da testi biblici centrali dell’Antico e del Nuovo Testamento. Non solo, la figura degli angeli è per lui un’occasione per pensare alla libertà umana e alla dignità della persona, al tempo e all’eternità, fino alla divina provvidenza. Lontano da ogni fede infantile e ingenua, i lettori possono trovare nelle riflessioni di Guardini molti preziosi e profondi suggerimenti per l’approfondimento della propria fede.

L’angelologia di Romano Guardini parte, come tutto il pensiero di questo autore, da un metodo di osservazione fenomenologico della vita concreta, da una «katholische Weltanschauung» («visione cattolica del mondo») che indaga e illumina il mondo della storia, dell’arte, della cultura e anche della religione a partire da uno sguardo cristiano sulla realtà tutta:

«Mi permettano di formulare ancora una volta l’oggetto di questo incarico di insegnamento: non si tratta della storia, della psicologia o della tipologia di possibili Weltanschauungen; ma non è neppure semplicemente la teologia o la filosofia: è invece l’incontro della fede cristiana con il mondo. Sono i problemi che la coscienza del mondo pone alla fede e d’altra parte l’apertura di questa coscienza a partire dalla fede»3.

Questo stile si riversa naturalmente nella sua angelologia, dove la figura dell’angelo rappresenta una sfida per il pensiero e per la fede. Secondo Guardini risulta difficile concepire il mondo degli angeli come un mondo reale fatto di esseri reali e personali, soprattutto all’interno di una cultura impoveritasi spiritualmente a causa di un dilagante individualismo. Non oso immaginare quale sarebbe la sua reazione oggi…

Guardini distingue l’angelo delle religioni pagane da quello della Rivelazione cristiana: l’angelo pagano è una delle vittime di quel processo di secolarizzazione che ha attraversato l’era moderna, un processo in cui il mondo si è gradualmente emancipato dalla Rivelazione, si è disfatto di Dio.
Tale visione è certamente lontana dal pensiero cristiano, il quale afferma che la creazione del mondo visibile è stata preceduta da una invisibile, cioè dagli angeli, che vengono a costituire un mondo reale di persone, di essenze, di atti, di relazioni.

La visione riflessa dall’angelo

Il primo punto fermo è quindi la concezione dell’angelo come essere personale, indubbio traguardo filosofico che peraltro ha un’inequivocabile fondazione biblica. In secondo luogo, ed è un dato metodologicamente fondamentale, Guardini suggerisce di superare l’opposizione ideologica tra religione – l’uomo che cerca Dio – e Cristianesimo – Dio che cerca l’uomo –.

Guardini svela profeticamente la miopia di un certo modo di studiare la Sacra Scrittura e rapportarsi alle Verità di fede, e lo fa proprio a partire dal caso degli angeli:

«Se sugli angeli della Sacra Scrittura interrogassimo uno storico delle religioni di convinzioni razionaliste o un teologo liberale probabilmente ci spiegherebbe che essi sono una forma di credenza negli spiriti, come si trova presso i popoli più diversi che, ai primordi della civiltà, sono incapaci di spiegare il comportamento delle cose per cause naturali […]. Oppure direbbe che il pensiero religioso sente la necessità di inserire fra la somma divinità e la varietà del mondo terrestre, degli esseri che servono da intermediari; essi sarebbero più in alto dell’uomo, ma al di sotto di Dio. Motivi simili ricorrerebbero anche nell’Antico e nel Nuovo Testamento e il risultato sarebbe la rappresentazione degli angeli. Vi si aggiungerebbe che le Scritture bibliche avrebbero subìto l’influsso delle civiltà in cui era molto sviluppata la rappresentazione di tali esseri-mediatori […]. Se poi si chiedesse perché Gesù ne parla, la risposta sarebbe che Egli viveva nella storia del suo popolo e subiva gli stessi influssi. In certi punti della sua dottrina Egli sarebbe giunto fino a conquistare concetti religiosi assolutamente puri; nel resto, Egli avrebbe pensato come tutti»4.

Ciò che sorprende e scandalizza una retta comprensione dell’angelologia è il fatto che ogni lettura ideologica che neghi o sminuizzi l’esistenza degli angeli, rivela una visione del mondo parziale e pretestuosa. Dal punto di vista propriamente filosofico e teologico il danno è una svalutazione della completezza della Rivelazione, a danno anche dell’uomo; ciò che ne va di mezzo è il buon vecchio senso comune, e spesso gli angeli sono i primi a farne le spese:

«Ci si stupisce sempre che, a spiegazione del pensiero biblico, si adducano tutti i motivi possibili, salvo i più ovvi. Vale a dire: se persone di un certo rango religioso, come i maestri dell’Antico e del Nuovo Testamento – per non dire Gesù stesso – parlano degli angeli, lo fanno per la semplice ragione che gli angeli esistono. Lo hanno sperimentato e questa esperienza attesta la realtà […]. Suona molto strano che un dotto del diciannovesimo o ventesimo secolo, che forse non ha mai fatto personalmente vere esperienze religiose, né sta nella autentica tradizione religiosa, voglia giudicare che cosa significa quando il Genesi o Isaia o Gesù stesso parlano di angeli. È bene ricordarsi di tanto in tanto delle gerarchie dello spirito»5.

Proprio a queste «gerarchie dello spirito» e al buon senso cristiano vogliamo affidare il lettore, nella certezza che non resterà deluso di fronte a questo gigante della fede cattolica.

Romano Guardini, L’angelo. Cinque Meditazioni, a cura di G. Colombi, Morcelliana, Brescia 1994, pp. 80, Euro 6,00.


1 Guardini R., L’angelo. Cinque meditazioni, Opere di Romano Guardini, Morcelliana, Brescia 1994.

2 Romano Guardini (Verona 1885 – Monaco di Baviera 1968) è stato un sacerdote, teologo e scrittore italiano naturalizzato tedesco. Si è trattato di una figura centrale per la storia della Chiesa e della teologia del ‘900. Fu prolifico scrittore, docente universitario e fondamentale figura nel panorama del movimento liturgico alle soglie del Concilio Vaticano II (1962-1965).

3 Gerl-Falkovitz H.-B., Romano Guardini: la vita e l’opera, Morcelliana, Brescia 1988, p. 318. Guardini nel 1922 ottenne, presso l’università di Berlino, la cattedra di Religionphilosophie und katholische Weltanschauung, e proprio quest’ultima denominazione lo renderà noto come padre di quella “visione cattolica del mondo” che molta influenza avrà, tra gli altri, su Joseph Ratzinger, il futuro Papa Benedetto XVI.

4 Guardini R., L’angelo, pp. 60-61.

5 Ivi, pp. 61-62.

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Chi sono io? Se è vero che gli altri possono talvolta descriverci meglio di come ci definiremmo noi, vi lascio una definizione sintetica di un amico ed ex collega: "tu sei un fruitore di bellezza"... Che significa? Semplice. In tutto quello che ho vissuto finora, dallo studio maldestro della teologia alle immeritate Grazie nel lavoro come professore, dal calore della mia famiglia fino al colore delle tante amicizie, una cosa sola mi è sempre stata chiara: tutta questa Bellezza mi chiama da sempre, e ho scoperto che è solo andando più in fondo - non da solo, ecco perché c'è la Chiesa - che posso trovarla e sempre goderne, per poi annunciarLa agli altri, perché sappiate che «La cinta esterna del Cristianesimo è un rigido presidio di abnegazioni etiche e di preti professionali; ma dentro questo presidio inumano troverete la vecchia vita umana che danza come i fanciulli e beve vino come gli uomini» (G. K. Chesterton). Ecco perché mi son fatto domenicano... Per contattare l'autore: fr.piergiorgio@osservatoredomenicano.it