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Il senso delle origini

Le avventure che J. R. R. Tolkien ci propone ne Il Silmarillion, si svolgono nel nostro mondo in un passato sconosciuto. L’edizione che ho sempre letto, solo per motivi affettivi, è: J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion, (a cura di) C. Tolkien, Rusconi, Milano 19781. Nell’idea del professore di Oxford queste avventure non componevano un libro ma leggende che formano una parte di quello che egli chiamava il legendarium della Terra di Mezzo e si collocano nel periodo che va dalla Ia alla IIIa era, nella quale si svolgono i fatti dell’Anello.

Quindi, se vogliamo capire il background della storia dell’Anello, la sua creazione e la stessa creazione di , la terra, è necessario approcciarsi a questo testo. Il libro è mitopoiesi di racconti in sé incompleti, lì dove invece i libri della collezione I racconti… tentano di colmare alcune lacune. Purtroppo parlare di questo testo è molto difficile poiché le storie sono tutte fra loro connesse e non si riesce a prendere un capo senza trovare mille altri collegamenti. Quindi qui proporremo solamente qualcosa, giusto un assaggio, come nelle cucine fusion dove si assaggia qualcosa e in realtà non si gusta niente.

Gli accordi della creazione

Il libro è diviso in: Ainulindalë «La musica degli Ainur»; Valaquenta «Novero dei Valar»; Quenta Silmarillion «La storia dei Silmaril»; Akallabêth – la caduta di Númenor; Gli Anelli di Potere e la Terza Età, in cui questi racconti giungono alla loro conclusione.

Quenta Silmarillion «La storia dei Silmaril» è il cuore di tutta l’opera, qui sono narrati gli avvenimenti che hanno per protagonisti soprattutto gli elfi e la storia delle loro origini.

Nella prima parte è proposta una descrizione della multiforme creazione di Eru – Dio della teologia tolkieniana. Mentre la Rivelazione cristiana è molto succinta su questo argomento, perché per l’autore sacro è importante porre l’accento nella creazione dell’uomo ad immagine di Dio, Tolkien ne descrive i lineamenti all’interno di una cornice che è quella della Musica. Non so se egli avesse una formazione filosofico-musicale, ma riesce a integrare i pensieri di Pitagora, Platone, Ildegarda di Bingen, Ambrogio di Milano, Agostino d’Ippona2.

Il Logos creativo è descritto come una musica, un brano. Intelligibile perché Parola, ma anche Bella e Ordinata perché ritmata, armonica e melodica. Inoltre, non rimane solo ma è un’armonia che coinvolge le Sue stesse creature, gli Ainur – quelli che potremmo intendere come gli angeli della cultura ebraico-cristiana – che prendono parte attiva come processo sub-creativo, dove con i loro pensieri e desideri danno vita ad Arda, la terra.

Melkor, colui il quale era il massimo degli Ainur in conoscenza e potere, desiderava più di quello che già aveva, ossia un suo tema musicale3, così si allontana sempre più da Eru, portando disordine. Alcuni Ainur saranno ammaliati dalle sue idee e lo seguiranno. Questa sarà la sorgente di tutti i mali per Arda: tradimenti, luoghi distrutti e morti. Melkor troverà con sé molti alleati, tra cui: Ungoliant dalla quale verrà Shelob, il ragno gigante che vuole uccidere Frodo; i Balrog, i demoni di potenza, anch’essi Maiar come Gandalf, il più potente fra tutti si chiamava Gothmog.

Sognare la memoria

Un’altra bella e interessante storia che troviamo in questo libro è quella di Beren e Lúthien. Questa storia, personalmente e solo in minimissima parte, mi fa pensare alla storia di Euridice e Orfeo.
La vicenda tra Beren e Lúthien è una storia d’amore tra un’elfa e un essere umano, menzionata anche ne Il Signore degli Anelli, e si tende a metterla in parallelo con la storia di Arwen e Aragorn, perché le unioni tra elfi e umani sono molto, molto rare.

Narra di come Beren, figlio di Barahir, estrasse un Silmaril dalla corona di Morgoth per avere in sposa Lúthien, figlia del re degli elfi Thingol e della Maia Melian. L’impresa riesce a Beren coadiuvato da Luthien ma, purtroppo, non termina bene perché questi rimarrà ucciso a causa delle ferite riportate dallo scontro con Carcharoth, il lupo di Angband; i Valar tuttavia gli concedettero di ritornare nella Terra di Mezzo. Lúthien canterà di fronte a Mandos una canzone indescrivibile, molto triste, che rimarrà per sempre nei cuori dei Valar. Mandos verrà mosso a pietà e richiamerà l’anima di Beren. Eru gli permetterà di tornare in vita a patto che anche Lúthien diventi mortale. Così Beren e Lúthien vissero in solitudine a Tol Galen in Ossiriand, fino al resto dei loro giorni.

Tolkien considera il racconto di Beren e Lúthien il centro del suo legendarium. Per la stesura della storia, Tolkien fu ispirato dalla sua stessa avventura d’amore con la moglie Edith. Sembra che Edith abbia danzato per Tolkien in una radura fiorita e questo evento ispirò l’immagine dell’incontro tra Beren e Lúthien. Inoltre, la famiglia di Edith inizialmente non approvò il matrimonio con Tolkien, poiché era cattolico, analogamente la famiglia di Lúthien non accettò Beren perché umano. Tolkien, era talmente legato a questo parallelismo che sulla lapide della tomba dei coniugi Tolkien, vi fece aggiungere i nomi di Beren e Lúthien, riferiti a sé stesso e alla moglie Edith.

J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion (a cura di C. Tolkien, Marco Respinti, trad. it. Francesco Saba Sardi), Bompiani, Milano 2013, pp. 688, Euro 13,50.

O, con le illustrazioni di Ted Nasmith, J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion (a cura di C. Tolkien, Marco Respinti, trad. it. Francesco Saba Sardi), Bompiani, Milano 2017, pp. 448, Euro 35,00.


1 Per un’edizione più moderna cfr. J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion (a cura di C. Tolkien, trad. it. Francesco Saba Sardi), Bompiani, Milano 2017.

2 Non è possibile trattare qui questi argomenti, ma possiamo dire brevemente che l’idea di un’armonia tra l’uomo e la sua anima, tra il creato e il Creatore pervade la cultura cristiana. Infatti, la musica sacra occupa un posto d’onore nel cuore della liturgia.

3 L’argomento è molto vasto, per necessità sono costretto ad abbreviare. Quindi perdonate le imprecisioni.


Riconoscimenti per le immagini: breath-art (Jian Guo), “Fate of Beren and Luthien”.

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Sappiamo da un autore anonimo che è nato nel più buio dello spentoevo (come lo disse un poeta), precisamente alla fine del XX secolo. Certo è questo: sopravvissuto agl’anni mortali dell’ebola si convertì a Cristo, entrando nell’ordine dei 'Black friars' (i frati predicatori). Tornato in Italia, dall'Inghilterra, per dedicarsi interamente alle lettere e alla filosofia popolare, scrisse libelli di pedagogia spirituale. Per contattarlo scrivetegli: fr.moneta.da.palermo@gmail.com