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Se veramente Dio venisse sulla terra, ci direbbe: “Tu, sì, tu, sono io, sono proprio io”. Se veramente Dio venisse sulla terra ci parlerebbe di nostra madre, ci comprenderebbe, ci direbbe che, in fondo, siamo più buoni di quanto crediamo e che è tutto finito, che è tutto un brutto incubo. Anzi, ci spiegherebbe come quell’incubo era sì tremendo, ma aveva un senso, guarda!, quel gesto… non c’era da avere paura, ma hai fatto bene ad averne, hai dimostrato di voler bene al bene, ma quel gesto, quel muoversi dell’aria, quel fatto strano non era altro che il volto del Padre, se aspetti che l’acqua si faccia più piana, limpida. Vedi? Ti guardava. Non era un mostro, non era qualcosa di cui avere paura, qualcosa da cui fuggire.

Tuttavia tu sei corso lontano, e lì hai imparato tante cose, hai imparato ad affondare i tuoi stivali nel fango, a conoscere come vivono le rane, e da lì sempre più su, hai imparato che cosa vuol dire, veramente essere uomo, quali sono le sorgenti sovrapposte della sua complessità. Hai imparato che anche essere uomo è un mestiere, e si deve fare con professionalità e competenza. Non è una cosa che si può insegnare a scuola, a parole, non basta la scienza di tutto questo mondo e non aiutano troppo i libri. Devi vederlo, come funziona, devi avere una voce dietro che ti dice “guarda! salta”.

Quanto tempo abbiamo accumulato di ricordi, di conoscenza, di saggezza, di arte della verità! Quanto sei stato attento, o disattento, o comunque figlio. Tu sai che la strada è ancora lunga, e in salita, la strada che porta alla casa nostra in fondo al lago cristallino della luce, sopra la montagna, oltre le nuvole, da dove si vede un bel panorama su tutta la realtà, su tutto l’universo, su tutte le case e le vite degli uomini di buona volontà. Se fosse vero, ci direbbe che la vita è come un germe che sa quello che fa anche se tu non lo sai, come un guardarsi indietro e poter toccare i vertici pungenti di ogni parte della spiga, come un crescere giorno e notte automatico, che risponde a logiche di dono e di meraviglia. Se veramente Dio venisse sulla terra, saprebbe dare un senso alla nostra vita, saprebbe, quantomeno, farci un quadretto simpatico della nostra vita, come se lui la conoscesse bene, e conoscesse il nostro ridere quelle volte eterne, quando ci rincorrevamo, e il papà diceva cose buffe e buone.

Non ce la racconterebbe come se ce la dovesse far conoscere, perché la conosciamo insieme, la conosciamo entrambi perché lui c’era, ma ce la racconterebbe come se ci volesse far tornare il sorriso, l’affetto, come se ci raccontasse un episodio di un telefilm e, ormai essendo invisibile perché dentro di noi, parlante in noi, fantasticante in noi, lungimirante in noi complicemente ci dicesse: “Lo rifacciamo?”. Dio è venuto sulla terra, era dietro di me un minuto fa, mi ha detto di dirti da parte sua che sei già in svantaggio. Arriverai secondo, come sempre, amico di tutta una vita.

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Lombardo, nato e cresciuto fra i rami del lago di Como, ha frequentato il liceo classico A. Volta di quella città, percorso comunicazione, dove ha imparato ad amare il greco – è un appassionato lettore dei vangeli nella loro forma originale – e le lingue in genere, non ultimo il proprio dialetto brianzolo. Ha poi recitato, all’età di 19 anni, il suo primo “Addio ai monti” per trasferirsi presso il Seminario ambrosiano di Seveso, ex convento domenicano e luogo in cui Carino da Balsamo col suo falcastro dava la morte a S. Pietro primo martire domenicano. Discernendo poi una chiamata più speciale, è entrato nell’Ordine dei predicatori. Ha emesso la sua prima professione religiosa il 3 settembre 2016. Baccelliere in filosofia, prosegue il suo studio della teologia. Per contattare l'autore: fr.stefano@osservatoredomenicano.it