«Aiuto, aiuto!» Espressione dai mille significati: noia, richiesta di soccorso nel pericolo imminente o in corso, imbarazzo, supplica…
Aiuto: parola tanto cara alla liturgia: quasi ogni volta che noi frati ci raduniamo in coro per celebrare la liturgia delle ore1 – dunque almeno tre quattro volte al giorno – apriamo la celebrazione con il versetto, tratto dal salmo 69: «O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto».
Sono proprio queste le parole ispirate che introducono la lode e la supplica corale che la Chiesa innalza a Dio da un capo all’altro della Terra, ora dopo ora, giorno dopo giorno.
La Chiesa adempie così il precetto dell’apostolo Paolo: «Pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie»2 e: «in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti»3, sempre memore dell’ammonimento di Cristo che disse: «Senza di me non potete far nulla»4, e conscia, secondo l’indicazione paolina, che «nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili»5.
E allora: «Deus in adiutorium meum intende, Domine ad adiuvandum me festina!». In latino abbiamo addirittura, nei due stichi6 del medesimo versetto, due termini strettamente imparentati: adiutorium, adiuvandum. Sempre nel ceppo che viene da ad + iuvare: giovare a, apportare beneficio verso, concedere favore/soccorso a…
In questa semplice preposizione ad è bello leggere tutto il premuroso e costante interessamento del Signore verso il suo popolo, a suo favore: l’intera storia della salvezza è per così dire evocata in questa piccola preposizione!
Egli ha scelto il piccolo popolo Israele, l’ha liberato dalla schiavitù dell’Egitto, vi ha fatto nascere il Suo unico Figlio, e ora sostiene con amore la Chiesa pellegrina sulla terra e interviene, nella sua infinita provvidenza, nella vita di ciascuno di noi, membra vive del corpo mistico di Cristo che è la Chiesa, nuovo Israele.
Ecco il vero beneficio, il definitivo giovamento (e veniamo dunque allo iuvare) di Dio nei confronti dell’umanità ferita dal peccato: Cristo, dono perfetto del Padre, nostra pace, nostra salvezza, riconciliazione, risurrezione, che col Padre elargisce senza misura lo Spirito Santo, autore di ogni santificazione e caparra della nostra eredità7 di figli di Dio.
Adiutorium, aiuto: in una parola abbiamo come racchiusa la grandiosa verità di Dio e la sua infinita misericordia manifestata nella storia.
In questa parola sentiamo come vibrare, nella gioia della riconoscenza o – ahinoi – nell’angoscia della tribolazione che sembra inghiottirci, tutto il nostro legame viscerale col Signore Dio e con confidenza di figli ci permettiamo di dirgli: «Accorri in mio aiuto!»8, o addirittura: «Svegliati, perché dormi Signore? Non ti importa che siamo perduti?»9.
«O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto!», diventi sempre più uno dei buoni ritornelli che, riportandoci all’essenziale, santifica e sostiene le nostre giornate.
1 Per dirla in breve, la liturgia delle ore è la preghiera pubblica e comune del popolo di Dio, tra i compiti principali della Chiesa (cfr. Principi e norme per la liturgia delle ore, cap. I, n.1). E’ contenuta nel libro chiamato comunemente “Breviario”, e si compone di Ufficio delle letture, Lodi mattutine, Ora media, Vespri e Compieta, per ogni giorno, secondo i tempi liturgici (Pasqua, Natale, Avvento, Quaresima, Ordinario), e le solennità, feste e memorie del Signore, della Beata Vergine e dei Santi. E’ costituita in massima parte da salmi e brani biblici.
2 1Ts 5,17.
3 Fil 4,6.
4 Gv 15,5.
5 Rm 8,26.
6 Stico indica una porzione (una riga solitamente) di un versetto biblico.
7 Cfr. Ef 1,14.
8 Cfr. Sal 21,20, ad esempio.
9 Cfr. Sal 43,24 e Mc 4,38.